Caldo torrido al Tour de France.
Ieri, al termine della 15° tappa, abbiamo assistito ad un curioso siparietto: il bagno di Pidcock nella fontana. Una pratica che ricordiamo essere illegale, a cui l’olimpionico della MTB, vincitore sull’Alpe d’Huez, non ha saputo resistere. Tom, a piedi scalzi, appena sceso dal pullman attraversa la strada, cammina sui ciottoli, scavalca le transenne e salta con facilità un’aiuola (dopo 202,5 km) prima di raggiungere l’agognata meta.
Una rinfrescata per aprire in bellezza il secondo giorno di riposo delle Grande Boucle a Carcassonne.

 

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Il bagno di Pidcock nella fontana e quel body Bioracer arrotolato in vita in realtà non mostrano solo l’esigenza di trovare refrigerio in un modo piuttosto curioso.
Avete notato quel reticolo molto simile ad una ragnatela? Si tratta di un circuito al grafene stampato su tessuto ed indossato direttamente a contatto con la pelle.

Pidcock nella fontana

Il grafene, infatti, è un eccellente conduttore termico e la struttura “a ragnatela” riesce a trasportare a ciclo continuo il calore verso le zone più fresche del corpo.
Un’applicazione già vista sull’abbigliamento confezionato da Bioracer in occasione delle Olimpiadi di Tokyo 2020.

Il vero debutto di questa tecnologia però è da assegnare al campionissimo del triatlon Jan Frodeno (foto sotto) che nel 2019 ha vinto il Campionato del Mondo Ironman a Kona (Hawaii) mettendo a segno il nuovo record di percorrenza dell’evento: 7h51’13”. Frodeno in quest’occasione aveva indossando un body prodotto del marchio tedesco Ryzon che sul petto riportava lo stesso circuito al grafene utilizzato da Pidcock e compagni.

Foto: Ryzon

La stampa al grafene: tecnologia Made in Italy

Non tutti sanno che dietro a questa tecnologia adottata da diversi marchi c’è una realtà italiana: la Tessitura Taiana Virgilio, azienda a conduzione familiare fondata nel 1933 ad Olgiate Comasco da Virgilio Taiana. Un’impresa, fedele alla tradizione, che mantiene i suoi stabilimenti lì dove tutto ha avuto inizio con la produzione di tessuti d’alta qualità per dedicati a moda e moda-mare.
Oggi Claudio Taiana, figlio di Virgilio, è ancora in pista nelle vesti di presidente del Consiglio di Amministrazione con il timone nelle mani dei tre figli: Marco, Luca e Matteo.

Da sinista a destra: Marco, Luca e Matteo Taiana

Noi abbiamo raggiunto Matteo, CEO e responsabile ricerca e sviluppo, che cura ogni innovazione del marchio Kinetech, divisione di Tessitura Taiana che dai primi anni 2000 si occupa di sviluppo e produzione di tessuti per lo sport d’alto livello.
Matteo è uno sportivo e ciclista appassionato con circa 8.000 km percorsi ogni anno tra strada e mountain bike. All’attivo diverse maratone e partecipazioni alle più importanti granfondo italiane.

Foto: Ryzon

– Matteo, scendiamo nei dettagli come nasce il tessuto con circuito al grafene?
– La base è costituita da un tessuto woven (tessuto a navetta, ndr) che presenta una travatura di fili verticali ed orizzontali. Una costruzione diversa rispetto alla classico tessuto a maglia costituito dai nodi. Una struttura che è sempre più una tendenza nel mondo del ciclismo. In genere l’abbigliamento d’altra gamma prevede l’impiego di tessuti woven, più leggeri e performanti, con le gamme medio-basse che utilizzano i tessuto a maglia.
Noi cosa facciamo… Inglobiamo all’interno della matrice polimerica di una soluzione per la stampa delle particelle di Grafene che intersecandosi l’una alle altre creano un vero e proprio reticolo conduttivo, morbido e flessibile. L’applicazione avviene su Poliammide (in genere utilizzato per i pantaloncini, ndr) e/o Poliestere (in genere utilizzato per le maglie, ndr). Le caratteristiche meccaniche rimangono invariate mentre la tecnologia Graphene lavora all’interno. Per questo il tessuto è chiamato Kinetech GYT (Graphene Yarn Technology). Si tratta di un materiale non tossico che risponde agli standard ISO:9001, ISO:14001 ed Oeko-Tex (privo di sostanze nocive e cancerogene, ndr).

Pidcock nella fontana


– Quanto incide l’applicazione del grafene sulla pesantezza?
– Stiamo parlando di un tessuto con uno spessore pari a 0,15 mm. Questa leggerezza permette al circuito stampato all’interno di non assorbire il sudore e di “emergere” sul lato esterno al punto d’essere ben visibile. Questo permette non solo di avere un circuito radiante planare, ma anche trasversale che trasporta così il calore verso l’esterno.

– Quali sono i principi che hanno portato all’applicazione del grafene?
– Qualsiasi tessuto sintetico o naturale è un isolante. Il poliestere per sua natura  non favorisce del tutto la dispersione del calore. Noi utilizziamo grafene fornito da Directa Plus (G+) che modifica del tutto le caratteristiche del tessuto che da isolante diventa conduttore. Il calore dalle zone più calde viene trasportato nei punti più freddi del circuito. Ciò non significa avere una temperatura costante lungo tutto il circuito perché non sarebbe nemmeno fisiologico per il nostro corpo che già in condizioni normali non presenta mai temperature identiche e costanti.

Foto: @INEOSGrenadiers

– Quindi più grande è il circuito e maggiore è il beneficio?
– Esatto. Nell’attività sportiva contraiamo i muscoli a varia intensità e velocità. Questa produzione di moto è inefficiente perché circa due terzi dell’energia necessaria al movimento vengono convertiti in calore. In altre parole l’esercizio produce calore, richiedendo energia per aiutare a mantenere stabile la temperatura corporea secondo i processi di termoregolazione. “Rubare” qualcosa a questa quota tenendo sotto controllo la temperatura corporea significa avere più watt a disposizione e andare più veloce.

Luke Rowe durante la seconda tappa del Tour. Foto: © A.S.O. / Pauline Ballet

– Numeri alla mano quali sono i miglioramenti?
– Abbiamo una collaborazione molto stretta con il Politecnico di Torino, realtà dotata di un una camera climatica dove è possibile simulare diverse condizioni ambientali: temperatura, umidità e vento fino ad 80 km/h. Abbiamo messo in parallelo due outfit: uno con grafene ed uno senza a parità di fibre tessili. Il monitoraggio della temperatura è avvenuto a livello cutaneo e di microclima (camera d’aria tra maglia e pelle). Inoltre siamo riusciti a misurare la temperatura interna a livello del core grazie all’ingestione di sensori di temperatura. E questo è un passaggio cruciale perché la temperatura cutanea è un dato che deriva dallo stato interno del nostro corpo. A conti fatti abbiamo visto un miglioramento della temperatura con l’impiego di grafene pari a 0,2°C. Può sembrare poco, pochissimo, ma in realtà diventa fondamentale perché si parla di una quota che si avvicina alla percezione di febbre.

Dylan Van Baarle ha vinto la Roubaix con un body dotato di circuito al grafene. Foto: © A.S.O. / Pauline Ballet

– Durante le tappe alpine corse sotto il sole (vedi Alpe d’Huez) e con lunghe salite i ciclisti della INEOS non hanno usato le maglie con il circuito. Perché?
– Perché quando la temperatura dell’aria supera il livello della temperatura corporea si deve dare massima priorità all’evacuazione del sudore da qui i tessuti in mesh ultraleggero. In sostanza il grafene limita le sue doti di conduttore termico in situazioni di caldo estremo. Un’altra variabile da tenere in considerazione è la velocità. Quando il flusso d’aria pur in condizioni di caldo intenso è più alto aumenta l’attività conduttiva del materiale per via di un miglior raffrescamento della superficie della maglia.

Pidcock nella fontana
Pochi minuti dopo l’arrivo vittorioso sull’Alpe d’Huez. Pidcock riceve i complimenti da Thomas. I due non hanno usato capi con la struttura a ragnatela. Foto: @INEOSGrenadiers
In questa foto Daniel Martinez e Filippo Ganna adottano un body tradizionale a differenza di Thomas. Foto: @INEOSGrenadiers

– Frodeno, Van Vleuten, Carapaz, Yates, Pidcock… La struttura del circuito è sempre diversa. Perché?
– La nostra attività non si limita alla produzione del tessuto “di serie”, ma creiamo dei veri e propri progetti custom assieme ai nostri clienti. Il principio di base è quello di avere a disposizione ampie superfici dove il circuito può lavorare senza interruzioni. Poi ci sono alcuni parametri da tenere in considerazione per stabilire lo spessore della “ragnatela” ed il rapporto tra zone stampate e non stampate del capo finito. In altri casi ancora la struttura a nido d’ape si rivela essere la migliore soluzione. Insomma dietro alla composizione di un tessuto destinato ad un atleta d’elite ci sono diverse considerazioni.

Pidcock nella fontana
Adam Yates (a sinistra) e Tom Pidcock. I due presentano due strutture diverse della ragnatela. Foto: @INEOSGrenadiers

– Grafene e aerodinamica. Qual è la prospettiva?
– Il grafene è un buon “lubrificante”. Un riduttore di frizione che posizionato sulla schiena, soggetto a flussi laminari, può aiutare a ridurre il cosiddetto drag di frizione. Ma non posso dire di più…

– L’utilizzo del grafene quanto incide sul costo del prodotto finito?
– Siamo attorno ad un +25%.

Foto: @INEOSGrenadiers

Per maggiori informazioni: kinetechlab.com

Qui sotto alcune considerazioni elaborate da Aitor Viribay Morales del team INEOS-Grenadiers riguardo la termoregolazione.

Termoregolazione e ossidazione dei carboidrati. Spunti dallo staff INEOS…