Termoregolazione e ossidazione dei carboidrati sono le sfide più importanti da affrontare per gli sportivi che praticano attività fisica intensa con esposizione alle alte temperature.
Il caldo è una delle variabili che durante il Tour de France incide, e non poco, visto che si corre nel periodo più caldo dell’anno per l’emisfero boreale.

Termoregolazione e ossidazione
Foto: © A.S.O. / Charly Lopez

Complice il cambiamento climatico, le alte temperature incidono sempre di più sulla prestazione e non è un caso se gli studi a riguardo sono in aumento.
Tre le principali aree d’interesse: adattamento (acclimatazione e tolleranza al caldo), nutrizione (consumo di energia ed effetto sull’ossidazione dei substrati, idratazione, ecc.) ed integrazione.

Per capire cosa succede al nostro corpo quando pedaliamo sotto la canicola vi proponiamo alcuni spunti elaborati da Aitor Viribay Morales (foto sotto), Lead Performance Nutritionist del team INEOS-Grenadiers, fisiologo e fondatore del blog glut4science.com.
Aitor dal 2020 lavora a stretto contatto con i ciclisti professionisti e dopo una parentesi con l’Astana da questa stagione collabora con i “granatieri”.

Termoregolazione e ossidazione

La sfida è tenere costante la temperatura

La termoregolazione è una delle sfide più complicate ed importanti del corpo umano durante lo sforzo fisico. Mentre pedaliamo solo il 20-25% dell’energia prodotta viene scaricata sui pedali e si traduce in potenza. Il restante 75-80% delle risorse vengono impiegate per dissipare il calore e mantenere la temperatura corporea entro un intervallo adatto alla sopravvivenza (34-44ºC).
La temperatura corporea, cutanea ed interna, è diventata sempre più oggetto d’analisi, al pari dei watt per diverse formazioni World Tour.
QUI un approfondimento.

 

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La produzione di calore è correlata all’aumento dell’intensità dell’esercizio a causa di una maggiore conversione dell’energia metabolica in energia termica. Qui si innestano idratazione e sudorazione. Il sudore, infatti, è il principale meccanismo per dissipare il calore durante la prestazione e l’assunzione di liquidi è il mezzo migliore per reintegrare questa perdita.
Se il sudore non evapora, la dissipazione del calore non è efficiente. Questo è il motivo per cui l’umidità elevata o l’uso di indumenti non traspiranti costituiscono un ostacolo per la termoregolazione.

Foto: © A.S.O. / Pauline Ballet

Uno degli adattamenti al calore più importanti è l’espansione del volume del plasma.
La perdita di liquidi porta, inoltre, ad un aumento della gittata cardiaca e all’aumento della pressione sanguigna , seguiti da una ridotta funzionalità respiratoria che genera alcalosi (alterazione del pH, ndr).

L’aumento della temperatura ha conseguenze sia a livello centrale che periferico con un aumento della concentrazione di metaboliti (ammonio, lattato, citochine) e comporta variazioni nel processo di ossidazione del glicogeno ed un aumento dell’ossidazione del GH in tutto il corpo.
La letteratura scientifica ha ampiamente documentato gli effetti su termoregolazione e ossidazione legati alle alte temperature. Ciò che non è ancora del tutto chiaro è a quale temperatura d’esercizio ed intensità si entra nella zona critica.

Termoregolazione e ossidazione
Foto: © A.S.O. / Pauline Ballet

Termoregolazione e ossidazione: la ricerca su 20 ciclisti

Aitor Viribay Morales ha condotto due studi parte della ricerca scientifica (foto sotto).
coinvolgendo 20 ciclisti e triatleti ben allenati che hanno eseguito nel primo caso test incrementali ad esaurimento e test alla soglia aerobica (VT1) e alla soglia anaerobica (VT2). Le condizioni ambientali prevedevano umidità costante, ma temperature variabili per il secondo protocollo (18, 28, 34 e 40ºC).

Aitor ha poi raccolto campioni di temperatura rettale, cutanea e muscolare, nonché analisi dei gas inspirati/espirati ed analisi dei metaboliti mediante prelievi di sangue.

A conti fatti emerge un’ossidazione dei carboidrati (CHO) a partire da 34ºC, ma solo nei casi in cui l’attività fisica è elevata. A 40ºC lo scarto tra intensità elevata e moderata è evidente, maggiore rispetto alle altre temperature di riferimento (28ºC e 34ºC).

La conclusione più importante è che esiste una soglia di calore critica (34ºC) in cui l’intensità dell’esercizio diventa determinante per il rendimento. Una soglia in cui la temperatura esterna incontra un’importante stress fisiologico che innesca una maggior dipendenza da glicogeno e glucosio.
In vita reale, secondo Viribay Morales, queste condizioni d’esercizio sono riconducibili alle tappe di montagna dei Grandi Giri corse ad alta intensità ed a temperature elevate che diventano potenzialmente più pericolose rispetto alle frazioni più lunghe, affrontate con il caldo, ma a ritmo più blando.

Individuare una “soglia di calore” per gli atleti di alto livello significa circoscrivere le condizioni climatiche caratterizzate da un alto grado di rischio per la performance.
Stabilita una zona critica è possibile quindi studiare strategie d’alimentazione ed in integrazione personalizzate in grado di prevenire e contrastare l’aumento della temperatura corporea, l’ossidazione dei substrati e il decadimento della prestazione.

Termoregolazione e ossidazione
Foto: Aitor Viribay Morales

Per maggiori informazioni: glut4science.com

Foto in apertura: © A.S.O. / Charly Lopez

QUI un approfondimento riguardo sport di endurance e tolleranza al caldo.

Qui sotto un approfondimento per ottimizzare il post attività.

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