Omar Di Felice ha vinto la Indian Pacific Wheel Ride, gara unsupported di 5.471chilometri e oltre 33.000 metri di dislivello che attraversa tutto il sud dell’Australia.

L’Ultracyclist italiano ha concluso la prova in 19 giorni, un’ora e 15’, staccando nettamente i rivali. Considerate che Omar ha tagliato il traguardo ieri, mentre il secondo in classifica non è ancora arrivato. QUI la classifica completa.

Omar Di Felice ha vinto la Indian Pacific Wheel Ride

La gara è partita il 16 marzo da Perth. Da quel momento in poi, come sempre accade nelle gare di Ultracycling, ogni atleta deve essere autosufficiente. Deve decidere quanto pedalare ogni giorno, dove mangiare e dove dormire. Unico obiettivo arrivare prima degli altri al Teatro Opera House di Sidney. Oppure, per qualche partecipante, semplicemente arrivare.

Il percorso della Indian Pacific Wheel Ride

Numeri e curiosità

Come facciamo spesso abbiamo estrapolato alcuni dati dell’IPWR vinta da Omar Di Felice, che rendono meglio l’idea dell’impegno fisico (e mentale) necessario per portare a termine un’impresa del genere.

Omar ha pedalato in media per 289 chilometri giornalieri. Ma se teniamo conto delle circa 60 ore di riposo forzato, dovute ad una borsite alla caviglia e allo sgomento per la morte in gara di Chris Barker (che lo ha spinto molto vicino al ritiro), la media sale a circa 330 chilometri.
Ci ha rivelato di aver pedalato tra le 18 e le 20 ore al giorno, dedicandone tra le 4 e le 6 al riposo.

Omar Di Felice ha vinto la Indian Pacific Wheel Ride

La velocità media in movimento è stata di 19,3 km/h.

La giornata in cui ha percorso la distanza più lunga è stata la seconda, con 538 km e 4.121 metri di dislivello in 21h19’. Qui sotto l’attività caricata su Strava:

Ad eccezione di un giorno, Di Felice ha pedalato sempre più di 200 km e nell’ultima giornata ha coperto 436,42 km con quasi 5.000 metri di dislivello.
Se volete avere maggiori informazioni sui chilometri giornalieri, QUI trovate il suo profilo Strava.

Omar, che conosce l’importanza del riposo, ha dormito sempre in motel, roadhouse o guesthouse, mentre per l’alimentazione si è dovuto organizzare con snack bar e fast food. Come ci aveva già spiegato in occasione della Trans Am, anche abituarsi a mangiare cibo spazzatura è una delle qualità richieste dall’Ultracycling.

Bici e scelte tecniche

Omar Di Felice ha vinto la Indian Pacific Wheel Ride in sella ad una Wilier Triestina Filante SLR (con colorazione speciale realizzata con il programma “Infinitamente” per celebrare la vittoria alla Trans Am) equipaggiata con il gruppo completo Shimano Dura-Ace R9200 12V ed un set di prolunghe da triathlon per sfruttare al meglio l’aerodinamica durante i lunghi tratti pianeggianti. 

Omar Di Felice ha vinto la Indian Pacific Wheel Ride

Per lo stesso motivo ha scelto le ruote Shimano Dura Ace C50 montate con gomme tubeless Continental GP5000 TR S 700×28, lo stesso set-up adottato anche per la Trans Am.
Nelle sue storie ha rivelato di essere incappato in sole 3 forature durante i 5.471 km del percorso e di aver effettuato un cambio gomme per via dell’usura notevole dovuta al ruvido asfalto australiano.
La sella usata è una San Marco Aspide Supercomfort Short.
Per le borse la scelta è caduta sulla serie “road” di Missgrape di un prototipo specifico per le prolunghe manubrio.

Omar Di Felice ha vinto la Indian Pacific Wheel Ride

Tutta la gara è stata registrata tramite un Garmin Edge 1040 Solar, con l’aggiunta di un Enduro 2 Solar da polso per la registrazione di backup e per memorizzare i dati legati alle pause per il sonno e il recupero.
Kit di illuminazione Moonlight (lampada frontale Bright as Day 800 e sul manubrio Bright as Day 2000), in grado di garantire 3-4 notti consecutive senza ricarica.

Se volete altre curiosità vi invitiamo a visitare le pagine Facebook e Instagram di Omar, che sta rispondendo alle domande più interessanti che gli sono state poste dai lettori.

Qui sotto, invece, trovate i numeri della Trans Am Bike Race conquistata a giugno 2023:

Omar Di Felice ha vinto la Trans Am Bike Race: i numeri di un’impresa pazzesca