La sicurezza in gara è uno dei tempi caldi del momento. La caduta al Giro dei Paesi Baschi che ha messo fuori dai giochi Jonas Vingegaard (QUI il bollettino medico), Remco Evenepoel (frattura della clavicola e della scapola, foto sotto) e tanti altri (vedi Jay Vine, frattura di una vertebra cervicale e di due vertebre toraciche) ha fatto emergere un imperativo: proteggere i corridori.

Proteggere i corridori

Se in linea di principio il fronte è compatto attorno a questa affermazione, non sempre sul lato pratico si passa dalle parole ai fatti.

Prendiamo l’abbigliamento, ad esempio, la dimensione più immediata a cui prestare attenzione visto che in caso di caduta maglie e pantaloncini diventano a tutti gli effetti interfaccia tra il ciclista e il fondo stradale.

Sentite cosa afferma a tal proposito Bioracer, azienda belga con un recente passato nel World Tour, oggi partner del team Uno-X Mobility.

Comfort e aerodinamica al di sopra di tutto

«Siamo perfettamente in grado di produrre indumenti protettivi per il ciclismo, ma la realtà è che nessuno in gruppo è disposto a indossarli a meno che non sia costretto a farlo». Sono queste le parole di Jurgen Van De Walle, Sales Manager Bioracer (foto in apertura) che fa un’ulteriore precisazione.

«Il comfort e la velocità sono gli elementi che contano di più negli attuali capi d’abbigliamento per il ciclismo. Non la sicurezza, perché la sicurezza non fa vincere direttamente le gare». Un’affermazione, quest’ultima piuttosto pesante.

Foto: © A.S.O. / Pauline Ballet

Proteggere i corridori: la risposta di Bioracer

Nonostante le resistenze, l’azienda di Tessenderlo (Belgio) non intende abbassare la guardia e dichiara che non abbandonerà tecnologie e soluzioni tecniche dedicate alla protezione dei corridori.

A partire dall’impiego dei tessuti Dyneema, che si sono rivelati efficaci nel prevenire le abrasioni negli incidenti ad alta velocità, passando per lo studio di sistemi di airbag per limitare le fratture (foto sotto).

Proteggere i corridori
Il pantaloncino con airbag incorporato è stato sviluppato da Bioracer tra il 2020 ed il 2021. Foto: Sam Ratajczak

«Abbiamo sotto gli occhi le dolorose conseguenze degli ultimi incidenti che hanno coinvolto Wout Van Aert, Remco Evenepoel e Jonas Vingegaard – ha aggiunto Van De Walle -. Convincere gli atleti professionisti ad adottare i dispositivi di sicurezza (come il casco, n.d.r.) è una battaglia tutt’altro che facile. Nonostante tutto crediamo fermamente che le misure preventive possano ridurre gli infortuni e i tempi di recupero».

La missione di Bioracer è chiara: proteggere i corridori e dare priorità alla sicurezza degli atleti attraverso progressi tecnologici senza compromettere le prestazioni.

L’azienda belga conclude la sua nota ufficiale con un invito al dialogo mettendosi a disposizione di atleti, squadre e organi di governo. Perché protezione e velocità devono crescere di pari passo.

Per maggiori informazioni: bioracer.com/en

Qui sotto il pensiero dell’ex C.T. della Nazionale Davide Cassani sui recenti fatti di cronaca.

Cassani sulle cadute nel ciclismo moderno: alcune scelte tecniche sono estreme, ma c’è anche altro