Esistono alcune persone in grado di vivere in maniera romantica e poetica anche le condizioni più estreme della Terra.

“Ho attraversato i ghiacci di alcuni dei luoghi più estremi del pianeta. Certo, non è nulla in confronto a ciò che potrò e dovrò esplorare.
E allora ricomincio da qui. Da Capo Nord. Dalla Lapponia. Norvegia, Svezia, Finlandia.
Questa volta, però, senza supporto. Completamente da solo, nel cuore dell’inverno artico. Certe avventure non finiscono mai.”

nuova avventura di Omar Di Felice

Così Omar Di Felice ha annunciato l’avventura che sta cercando di compiere in questi giorni: 1.100 km in 7 giorni, con partenza da Tromso, e arrivo a CapoNord (comunemente considerato il punto più a Nord d’Europa).

Siamo soliti raccontare le sue imprese, ma per chi non lo conoscesse Omar è un ultracyclist romano appassionato di lunghe distanze e amante del freddo estremo, che al momento si trova in Norvegia in completa autonomia, senza auto di supporto, in modalità bikepacking per allenarsi in vista della sua prossima avventura in Alaska.
Quello che doveva essere un “semplice” allenamento per abituarsi alle condizioni meteo e stradali che troverà nel continente americano, si sta trasformando in una vera e propria impresa, a causa delle temperature estreme, mai incontrate in nessuna delle sue precedenti avventure artiche.

nuova avventura di Omar Di Felice

Nella prima tappa, nonostante un clima già particolarmente rigido, costantemente tra -15° e i -20°C, tutto è sembrato andare per il verso giusto.
Omar ha percorso 175 km in circa 8 ore pedalando su strade con fondo completamente ghiacciato e scalando un passo a circa 600 metri di altitudine che lo ha messo a dura prova già dal primo giorno. A quelle latitudini ciò che noi consideriamo una collina, lì si presenta con le stesse caratteristiche di un passo alpino di 2000 metri.

Ieri, al risveglio della seconda tappa, Omar ha subito capito che sarebbe stata una giornata ancor più dura della precedente, a causa delle temperature crollate vertiginosamente intorno ai -30°C. Come se non bastasse una strada interrotta al confine svedese, lo ha costretto a dover tornare indietro, in Norvegia, e a cambiare il percorso stabilito alla partenza, che prevedeva invece di attraversare l’entroterra della Lapponia, tra Svezia e Finlandia per poi risalire verso Capo Nord.
Nonostante il termometro registrasse temperature estreme, Omar è partito in sella alla sua bicicletta, ma già poco dopo il via ha dovuto affrontare i primi problemi relativi alla parte meccanica della bici, messa fortemente sotto stress dal gelo artico.

Ciò lo ha costretto ad un dietrofront e ad una sosta forzata di 24 ore.
Qui sotto trovate il video postato da Omar proprio relativo a quel difficile momento:

E noi per capire meglio cosa sia accaduto tecnicamente alla sua bici, lo abbiamo contattato e gli abbiamo posto tre domande veloci.

  • Che tipo di bicicletta e quali componenti stai utilizzando per affrontare le temperature estreme dell’artico?
  • “Per questa avventura artica sto utilizzando la stessa Wilier Triestina Jena con cui avevo precedentemente affrontato l’avventura in Canada. Equipaggiata con lo Shimano Ultegra meccanico e una coppia di ruote Mavic Allroad Pro UST, l’unica differenza sta nelle borse da bikepacking Miss Grape che ho dovuto installare per poter riporre l’equipaggiamento necessario: differentemente dall’avventura canadese qui non ho alcuna forma di assistenza al seguito per cui mi ritrovo a dover far fronte autonomamente ad ogni esigenza”.

nuova avventura di Omar Di Felice

  • Sappiamo che nella seconda tappa della tua avventura sei stato costretto a tornare indietro per problemi meccanici alla tua bicicletta; fino a quanti gradi sottozero è scesa la temperatura? Che tipo di problemi hai riscontrato?
  • “La temperatura è scesa fino a -32ºC prima che le apparecchiature elettroniche smettessero di funzionare e, quindi, registrare. Probabilmente, come comunicatomi da un addetto della piccola area di servizio in cui ho trovato riparo, la temperatura in realtà stava segnando i -35/-36ºC.
    Ad un certo punto, se da un lato i freni continuavano a funzionare seppur in maniera ridotta rispetto alle temperature di esercizio ideali, le leve di cambio e deragliatore anteriore hanno smesso completamente di agire, lasciandomi con la catena bloccata sul 34×36.
    Rientrato al “caldo” la prima cosa che ho fatto è stata quella di chiamare i tecnici di riferimento Shimano, con cui sono in contatto costante proprio per verificare, step dopo step, il funzionamento di una dotazione che, come confermato da loro, vede in me un banco di prova unico.
    Se in Canada avevamo riscontrato un’ottima efficienza anche in presenza di ghiaccio su ogni componente (raggiungendo -30ºC la bici non aveva perso le sue capacità di funzionamento), qui in Lapponia, questi ulteriori 5 gradi di sbalzo termico hanno causato il congelamento di alcuni tratti del cavo della trasmissione.
    Probabilmente questo è il limite di funzionamento della componentistica standard che ho in dotazione, ma è senz’altro affascinante poter studiare e vedere sul campo quanto, anche la minima variazione, può avere effetti negativi o positivi sulla meccanica.
    Basti pensare che a queste temperature le autovetture circolanti possono avere dei seri problemi, motivo per cui tutte le automobili vengono lasciate accese 24 ore su 24 e collegate costantemente a delle prese di corrente presenti in ogni abitazione affinché il caldo generato dal motore aiuti a mantenere funzionante e attiva ogni parte della macchina stessa”

nuova avventura di Omar Di Felice

  • In momenti di difficoltà come quello che hai affrontato è fondamentale ragionare con la testa e lasciare da parte le volontà del cuore: che sensazioni hai provato in quei 5 minuti in cui hai deciso di tornare indietro?
  • “Ho sempre creduto che non sia importante raggiungere ad ogni costo “la cima”.
    Ogni avventura, soprattutto la più estrema, ha un prezzo da pagare ma io non sono mai stato disposto, e mai lo sarò, a mettere a repentaglio la mia vita per raggiungere un traguardo.
    Intendiamoci: qui si sta parlando comunque di rischi molto elevati, il solo uscire e decidere di affrontare queste temperature, come quelle del secondo giorno, significa mettere in conto il fatto che qualcosa potrebbe andare storto.
    Ma io mi sono posto una soglia, molto alta a dire il vero, oltre cui non andare.
    Conosco i rischi dovuti all’esposizione al freddo soprattutto per chi, come me, è vestito ed equipaggiato come un normale ciclista e non con le attrezzature tipiche di sciatori e alpinisti.
    Quando ho visto che la mia bici non mi consentiva di pedalare in sicurezza mi sono fermato, ho tirato un lungo respiro e ho considerato che, davanti a me, avrei avuto la prima area di servizio a quasi 50 chilometri, mentre dietro di me il riparo, da cui ero partito, a “soli” 7 km (una distanza comunque importante da coprire a quella velocità, con le borse caricate e soprattutto il cambio fuori gioco).
    Non è stato difficile prendere la decisione giusta. Ho fatto una promessa a chi mi vuole bene e mi aspetta a casa, ed e’ quella che sarei tornato senza mai mettere a repentaglio la mia vita. E’ un bene troppo prezioso per barattarlo con un traguardo.
    Capo Nord non si sposterà di un metro dal punto in cui ora si trova, cercherò di raggiungerlo a piccoli passi e con la massima attenzione e se questa volta si negherà a me, tornerò comunque soddisfatto e consapevole di aver esplorato un nuovo limite, meccanico ed umano”.

nuova avventura di Omar Di Felice

L’imminente avventura, denominata #LaplandExtremeUnsupported sul modello delle precedenti avventure, può essere seguita sui canali social di Omar Di Felice (Facebook e Instagram), e live tramite l’app Never Alone scaricabile da tutti i dispositivi mobili IPhone e Android.

Gli auguriamo buon proseguimento ed un in bocca al lupo per il resto di questa incredibile avventura.

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