Corsa a piedi e ciclismo su strada. Un binomio che nella preparazione invernale del ciclista di qualsiasi livello non era visto di buon occhio.

“Lascia perdere, ti rovini le gambe”, “Il gesto è completamente diverso”.
Sono solo alcune delle frasi che circolavano fino a pochi anni fa.
La tendenza negli ultimi anni, invece, è cambiata: i professionisti, riposta la bici in garage a fine stagione, non esitano ad allacciarsi le scarpe da running per mantenersi attivi.

Foto Credit Lorenz Richard/Red Bull Content Pool

Ha fatto scalpore la recente prestazione di Adam Yates (INEOS – Grenadiers) alla Zurich Marató Barcellona (foto qui sotto). Il britannico ha corso domenica 7 novembre la distanza di 42,195 km in 2 ore 58’43” (QUI la classifica completa). Un passo medio pari a 4’14’’/km che gli ha permesso di classificarsi in 582esima posizione assoluta. Il tutto a meno di 30 giorni dal Lombardia chiuso in terza posizione.

Così abbiamo voluto fare due chiacchiere con Damiano Cunego: 16 stagioni da professionista ed oltre 50 vittorie tra le quali spiccano il Giro d’Italia 2004, tre Giri di Lomabardia, un Amstel Gold Race, due tappe alla Vuelta, la maglia bianca al Tour 2006, l’argento ai Mondiali di Varese nel 2008 e il Mondiale juniores nel 1999.
Oggi Damiano è avviato verso la conquista della laurea in Scienze Motorie e si occupa di personal training.

Non tutti sanno, però, che il talento del “Piccolo Principe” non è sbocciato in sella, ma nell’atletica leggera. Specialità corsa campestre.
Sentite cosa ci ha detto.

Corsa a piedi e ciclismo
Foto: Twitter @DCunego




– La corsa a piedi ha segnato la tua crescita sportiva ed era parte integrante delle tue preparazioni invernali da professionista. Parliamo di un’attività alternativa che fa bene al ciclista di qualsiasi livello?
– Certo, assolutamente. La corsa può dare al ciclista su strada diversi vantaggi.
Il primo è mentale. C’è la possibilità di staccare dalla routine mantenendo allenato il sistema cardiocircolatorio e di conseguenza i livelli di resistenza.
Il secondo vantaggio sta nella posizione assunta dal podista che è molto più “aperta” rispetto alla classica posizione rannicchiata imposta dalla bici da strada. Di conseguenza c’è un coinvolgimento muscolare completo. Tutte le catene muscolari sono coinvolte in maniera dinamica. Dal punto di vista atletico vengono allenati muscoli che altrimenti non vengono coinvolti in maniera importante e di conseguenza diventiamo più forti.
Attenzione però…

Foto Credit Adrian Pop for Wings for Life World Run

– Ovvero?
A livello neuromuscolare l’introduzione di un nuovo stimolo necessita di un periodo di adattamento. Il corpo del ciclista è allenato ad assorbire i carichi di un allenamento in bicicletta. Quando affrontiamo un’attività alternativa dobbiamo dare tempo al nostro corpo di adattarsi.

– Altrimenti “ci si rovina le gambe”?
– Questa è una delle leggende che girava tra gli appassionati. I talenti come Van der Poel e Van Aert hanno contribuito a far riemergere l’importanza della corsa a piedi. C’è anche una nuova corrente di preparatori che in maniera intelligente adotta un approccio multidisciplinare.

Foto Credit Kristof Ramon / Red Bull Content Pool

Il fatto di “rovinarsi le gambe” è legato ai dolori che possono emergere quando si approccia il running. Non ti dico che male avevo durante le prime sessioni di corsa quando ero professionista. È fisiologico.
L’importante è tenere sempre sotto controllo i battiti, fare 10-15 minuti di stretching dopo la doccia e soprattutto: non strafare.
Chi ha l’agonismo nel sangue tende un po’ a lasciare la briglia ed è qui che la corsa a piedi può diventare pericolosa per un ciclista.

Foto Credit Leo Francis / Red Bull Content Pool

– Ti riferisci alla maratona di Yates?
– Sì. Se la sua prestazione è stata una “avventura di fine stagione” ci sta.
L’importante è che non diventi un’abitudine. Correre una maratona è sempre una soddisfazione, ma è un carico notevole in un periodo dove il corpo chiede un attimo di respiro. Yates ha delle qualità fisiche fuori dal comune dalla sua parte. L’agonismo di una competizione, a mio avviso, toglie un po’ di lucidità soprattutto quando le sensazioni sono buone. Di conseguenza vuoi non spingere di più?

Foto facebook.com/damiano.cunegouno

– Come applicavi la corsa a piedi nel periodo di preparazione invernale?
– Ho iniziato con la bici da allievo, quando ero in seconda superiore e già correvo a piedi da un paio di stagioni con buoni risultati.
L’Arena (quotidiano della provincia di Verona n.d.r.) mi dedicava spazio sulle pagine sportive. Vincevo contro quelli più grandi di me nelle corse campestri organizzate dalla scuola. L’appuntamento clou era la finale nazionale che di solito era ad inizio marzo dove ho colto un quarto ed un terzo posto.

Corsa a piedi e ciclismo
Gli anni delle campestri. Foto: gentile concessione di Damiano Cunego

Fino alle porte della primavera facevo addirittura doppia attività. Negli anni da junior la scuola non prevedeva i campionati regionali e nazionali così in genere correvo fino a metà gennaio. L’oro al Mondiale ’99 è stato costruito anche con la corsa a piedi e così tutti i più grandi successi da professionista.
La corsa era parte integrante della preparazione nei mesi di novembre e dicembre con quattro sessioni la settimana. Un’attività che svolgevo assieme alla palestra.
Durante le vacanze di Natale iniziavo ad introdurre la bici. Così fino alla stagione 2013.

– Poi cosa è successo?
– Le squadre hanno iniziato a spostare i ritiri ad inizio dicembre.
Un primo gruppo a gennaio andava in Australia per il Down Under, altri in Argentina alla Vuelta San Juan, così il calendario si è un po’ esasperato e rimaneva sempre meno tempo per le attività alternative. Mantenevo sempre la corsa a piedi, ma ridotta al solo mese di novembre. Devo dire che con una stagione più lunga sentivo che mi mancava quel beneficio che avvertivo le stagioni precedenti grazie a quelle 7-8 settimane di corsa a piedi.

– Adesso ti allacci ancora le scarpe da running?
– No. Quando ho un po’ di tempo preferisco uscire in bici e fare un po’ di palestra. Poi c’è la famiglia, l’università e il mio gruppo di atleti da seguire.

Corsa a piedi e ciclismo su strada
Foto Credit Christian Pondella for Wings for Life World Run

– Consigli anche a loro un po’ di corsa a piedi in questo periodo?
– Certo! Ma sempre con la dovuta calma e gradualità. La corsa è più accessibile rispetto al ciclocross o alla MTB e occupa meno tempo. Una sessione di 60 minuti è già un buon allenamento. Non bisogna allarmarsi al primo mal di gambe. Il cardiofrequenzimentro è un accessorio indispensabile per tenere sotto controllo l’andatura che deve assestarsi sui battiti del ritmo medio se le condizioni di salute sono buone.

Inoltre, meglio correre su una strada sterrata che magari percorriamo con la bici gravel. Evitare l’asfalto o introdurre lunghi tratti dopo un primo periodo di adattamento.
Il tartan delle piste d’atletica spesso è logoro e con il tempo tende ad indurirsi quindi è un fondo da evitare.

Foto Credit Lorenz Richard / Red Bull Content Pool

– Quando correvi facevi anche lavori specifici come ripetute e progressioni?
– Sì, ma solo quando ero impegnato nelle campestri. Da professionista cercavo di tenere un’andatura costante e sfruttavo gli ostacoli naturali come un sentiero in salita per fare un fuorigiri di 20/30’’. Dopo una progressione l’importante è non fermarsi di colpo, ma riprendere fiato tenendo un ritmo più blando.

– Hai altri consigli per i ciclisti che vogliono adottare il running come attività alternativa?
– Non trascurate la scelta della scarpa: diventa fondamentale se si corre su asfalto.
Non ci sono record da battere o prestazioni da raggiungere. Prima di tutto mettiamo il divertimento. Curiamo la tecnica: non caricate troppo l’appoggio sui talloni, mantenete una falcata ampia e un ritmo di respirazione adeguato all’andatura attivando il diaframma che tornerà utile anche una volta tornati in sella.

Corsa a piedi e ciclismo
In maglia azzurra al Giro d’Italia 2016. Foto: Nippo – Vini Fantini

In apertura: foto Sinisa Kanizaj-Red Bull Content Pool

Qui sotto l’esperienza di Van Aert, che alterna corsa a piedi e bici per tutto l’anno:

La corsa a piedi è utile per il ciclista? Guardate cosa fa Van Aert