L’Europarlamento ha approvato il 16 febbraio scorso una Risoluzione che impegna la Commissione UE a sviluppare una Strategia Europea per il Ciclismo.
Raddoppiare entro il 2030 il numero di chilometri percorsi in bici sul territorio europeo è l’ambizioso obiettivo dichiarato dal documento.
La Risoluzione è stata proposta dal Comitato per il Trasporto e il Turismo dell’Unione Europea, rappresentato dall’eurodeputata Karima Delli.

Approvata la Strategia Europea per il ciclismo

Dopo l’approvazione Delli ha dichiarato: “La bicicletta porta tanti benefici: una salute migliore, meno congestione del traffico, città più vivibili e così via. Tuttavia, fino ad ora, mancava dalle istituzioni europee un segnale forte che ne riconoscesse il ruolo centrale nella nostra società”.
E’ proprio questo riconoscimento a rappresentare il cardine della mozione approvata, che definisce la bicicletta una “modalità di trasporto a tutti gli effetti”.
Il documento indica in modo concreto attraverso quali azioni la Commissione Europea e gli stati membri sono chiamati ad agire nei prossimi anni per dare vita ad una strategia unitaria verso il cambiamento auspicato.

Approvata la Strategia Europea per il ciclismo

Lo sviluppo delle infrastrutture

Rilevato l’aumento fisiologico dell’uso della bicicletta a seguito della pandemia e dei rincari degli idrocarburi, l’invito è a proseguire sulla strada di questo sviluppo con azioni incisive.
Tra queste c’è senza dubbio la creazione di infrastrutture dedicate alla bici separate dalla mobilità tradizionale. Non solo percorsi ciclabili e “autostrade ciclistiche”, ma parcheggi, hub di scambio e punti di ricarica per bici elettriche.
La mancanza di parcheggi in particolare è indicata come uno dei principali ostacoli all’utilizzo massiccio della bici come mezzo di trasporto, non solo in Italia.

Approvata la Strategia Europea per il ciclismo

Tra le azioni indicate anche l’aumento dei posti bici sui treni, così da favorire spostamenti anche su lunga distanza combinando mezzi pubblici e bicicletta.
Le esigenze della mobilità ciclistica dovranno essere tenute in considerazione dalle autorità locali ogni qualvolta si intervenga sulla rete viaria, costruendo laddove possibile vie ciclistiche parallele a ferrovie e vie fluviali.
Lo sviluppo delle vie ciclabili è prioritario anche nell’ottica della crescita del cicloturismo e del sostegno alle aree rurali. In quest’ottica è citato il potenziamento della rete Eurovelo e delle sue 17 vie ciclabili attuali.

Strategia Europea per il ciclismo: giù i prezzi con l’Iva ridotta

Non solo le strutture pubbliche, ma anche le aziende private sono invitate ad attivare iniziative e dotarsi di servizi adeguati per incentivare l’uso della bici tra i dipendenti.
Parcheggi, spogliatoi, servizi di ricarica per e-bike diventano dotazioni fondamentali, di cui dovrà tenere conto anche l’edilizia abitativa.
Tutte azioni volte a rendere il più semplice possibile l’uso della bici per tutti. Un esempio virtuoso in questo senso è fornito da Shimano Italia, con il suo Mobility Hub.

Se la premessa è infatti quella dell’enorme potenziale che le biciclette rappresentano in termini di salute, risparmio, riduzione dei consumi e del traffico, controllo dell’inquinamento, lavoro e benessere sociale, l’unico modo per sbloccare questo potenziale è abbattere le barriere che impediscono a molti l’accesso alle bici.
Primo fra tutti, il prezzo: con l’incentivo a ridurre o eliminare l’IVA non solo sulle vendite, ma anche su riparazioni e noleggio delle biciclette, il documento ricorda agli stati membri l’esistenza di un potente strumento già a loro disposizione.

Bici meno costose? Forse è la volta buona grazie al… Portogallo

La riduzione dell’IVA è infatti già possibile per i paesi che scelgano di applicarla, come ad esempio il Portogallo, l’unico al momento ad averlo fatto, come descritto nell’articolo qui sopra.
Viene esplicitamente citata la necessità di aumentare l’uso delle bici fra le fasce più deboli, gli anziani e le donne come risultato combinato dei vari provvedimenti citati.
Fondamentale a questo scopo il ruolo fondamentale delle bici elettriche. Anche il bike sharing resta una soluzione primaria per favorire l’accesso della popolazione all’uso della bici.
Sappiamo che in Italia molti tentativi di mettere in piedi servizi di bike sharing non hanno avuto fortuna, ma un contesto differente, con strutture adeguate e un buon livello di educazione sul tema, potrebbe fare la differenza.

Approvata la Strategia Europea per il ciclismo

A proposito di bici elettriche, il documento cita la necessità di riconoscere le e-bike a pedalata assistita limitata alla velocità massima di 25 km/h come categoria a sé, da introdurre sia nella legislazione europea che in quelle nazionali.
Non è chiaro se si intenda con ciò la temuta registrazione dei mezzi con tanto di targa ed eventuali tasse connesse.
Di certo provvedimenti di questo tipo andrebbero contro il principio di incentivarne l’uso, ma è anche vero che l’auspicata presenza massiccia di bici elettriche soprattutto all’interno dei centri urbani difficilmente potrebbe avvenire senza una regolamentazione ad hoc.

La sicurezza stradale

Un altro aspetto legato all’accessibilità all’uso della bici è senz’altro quello della sicurezza stradale. La tutela dei ciclisti in strada è riconosciuta come fondamentale per rendere concretamente possibile l’incremento della mobilità in bici.
Gli stati membri sono pertanto chiamati a garantire elevati standard di sicurezza per le infrastrutture dedicate alla ciclabilità e a promuovere lo sviluppo di sistemi di guida intelligente che riconoscano la presenza di ciclisti in strada.

Oltre a ciò le autorità locali dovranno occuparsi di educare la cittadinanza al rispetto delle regole attraverso corsi di sicurezza stradale e campagne educative.
Sarà incentivato anche l’aumento dei controlli per l’applicazione delle regole già esistenti così da consentire la convivenza in strada fra mezzi di trasporto differenti.

Bici, componenti e batterie “made in Europe” per un ecosistema sostenibile

La risoluzione rappresenta un importante riconoscimento della rilevanza economica del comparto ciclistico in Europa e pone le basi per uno sviluppo “ragionato” del settore con un ruolo di primo piano nella strategia industriale internazionale.
L’intento è infatti quello di creare un vero e proprio ecosistema europeo della bici che attraverso piani di sviluppo strategici e sostegno finanziario ai progetti consenta la crescita integrata di tutti i settori coinvolti.
Dalla produzione alla logistica, dal turismo alla distribuzione, l’obiettivo dichiarato è quello di creare due milioni di posti di lavoro legati direttamente o indirettamente al mondo bici.

Approvata la Strategia Europea per il ciclismo

Il comparto ciclistico impiega ad oggi in Europa circa un milione di persone all’interno di un migliaio di imprese di dimensioni per lo più medio-piccole.
I numeri dell’industria ciclistica sono cresciuti negli ultimi anni in risposta alle difficoltà legate alle catene di fornitura dai paesi extra-europei dovuti anche agli anni di pandemia. Molte aziende produttrici hanno scelto di riportare le produzioni in Europa, o di investire su uno sviluppo più locale, come nel caso di Bianchi in Italia.
I nuovi posti di lavoro generati dallo sviluppo della cycling economy sarebbero anche un modo per riassorbire competenze elevate in esubero da settori in contrazione all’interno di una filiera sostenibile nel lungo termine.

Per quello che riguarda il settore produttivo è esplicitamente indicato l’obiettivo di sostenere il più possibile un’industria ciclistica “made in Europe” competitiva sul mercato globale.
Ne farebbero parte sia i produttori di bici che quelli di componentistica e di batterie per e-bike, specificamente indicati come attori della crescita auspicata.

Approvata la Strategia Europea per il ciclismo

Verso la Rivoluzione ciclistica?

Con l’approvazione del documento il Parlamento propone alla Commissione EU di istituire il 2024 come Anno Europeo della Bicicletta, una sorta di punto di partenza per la messa in atto delle azioni in esso definite.
La Risoluzione non è un documento vincolante per gli stati membri dal punto di vista legislativo, ma pone il Parlamento Europeo nelle condizioni di chiedere conto e ragione alla Commissione delle azioni messe in campo per la sua applicazione.
Essa è il risultato di diversi “precedenti” che indicano una direzione molto chiara.
Dal Pan-European Master Plan for Cycling Promotion approvato nel 2021 alla European Cycling Declaration, che invocava proprio l’adozione di una strategia unitaria per il ciclismo.

La Risoluzione cita anche il discorso tenuto dal Vice-Presidente della Commissione Europea Frans Timmermans il 30 giugno scorso al Bicycle Summit di Copenhagen, poco prima della partenza dell’ultimo Tour del France.
Timmermans espresse allora apertamente la necessità di una vera e propria “rivoluzione ciclistica” che regali all’Europa un futuro sostenibile.
Pochi mesi dopo, in occasione della COP27 di Sharm El-Sheikh, lo stesso Timmermans ha significativamente definito gli anni che stiamo vivendo la “make-or-break decade”, quelli che possono fare la differenza tra la riuscita o il fallimento.
Da ciclisti, ma ancor prima da cittadini, non possiamo che augurarci che la direzione così delineata si trasformi al più presto in azioni concrete che potrebbero, ne siamo convinti, cambiare in meglio il volto del paese e il suo futuro.

Il bike to work fa schifo