Le granfondo sono in crisi?
La mettiamo sotto forma di domanda, ma forse sarebbe più corretto togliere il punto interrogativo.

La sensazione che qualcosa fosse cambiato l’avevamo avuta già dopo il ritorno alle gare post covid, ma la stagione 2021 è stata strana e dunque ci siamo presi del tempo per controllare i numeri, ascoltare partecipanti e addetti ai lavori, capire qual era il sentiment generale.

Le impressioni sono state confermate già dalle prime gare di questa stagione, ma abbiamo voluto andare oltre la valutazione soggettiva, analizzando i dati.
Da inizio 2022 abbiamo controllato il numero dei partecipanti della maggioranza delle Granfondo. Attenzione, per fare questa analisi, abbiamo preso in considerazione gli arrivati (basandoci sulle classifiche ufficiali) e non gli iscritti (dichiarati), perché spesso la discrepanza tra i due valori è significativa.

Non vi stiamo ad annoiare con i numeri, ma vi possiamo dire che il trend generale è in forte calo e la faccenda tocca sia i grandi eventi che quelli più piccoli.
Il caso più eclatante riguarda la Nove Colli, che è passata dai 9.827 arrivati del 2019 ai poco più di 6.200 del 2022. Quasi tutte le Granfondo hanno registrato un calo tra il 20 ed il 30%.
Alcuni organizzatori, vista la scarsa adesione, hanno addirittura preferito annullare la manifestazione a poche settimane dal via.
E’ vero, c’è stata qualche eccezione, come la Granfondo Squali-Trek che ha visto crescere il numero degli arrivati, ma l’andamento generale è chiaro.

Quali sono le cause?
In questo articolo abbiamo provato ad analizzarle, ragionando anche su qualche possibile soluzione.

Costi

Inutile girarci intorno, andare a correre costa sempre di più.
Le iscrizioni alle Granfondo hanno prezzi più alti rispetto a qualche anno fa. Per non parlare del prezzo dei carburanti e degli hotel, visto che spesso per partecipare ad un evento bisogna macinare parecchi chilometri in macchina e dormire almeno una notte fuori (se non 2 o 3).
Senza considerare i costi da sostenere per mettere a punto la bici in vista di una gara…

Comprendiamo perfettamente le ragioni degli organizzatori, che per far fronte ai costi crescenti e garantire uno standard qualitativo accettabile hanno dovuto aumentare il prezzo delle iscrizioni, ma se a questo aggiungiamo l’aumento generalizzato del costo della vita, senza un commisurato adeguamento degli stipendi, ecco che per molti appassionati andare a correre è diventato un lusso. 

Insomma, se le Granfondo sono in crisi, a nostro avviso la motivazione principale è quella economica.

C’è una soluzione a tutto questo?
L’andamento macroeconomico per il prossimo futuro non sembra roseo e l’unica via per risollevare la situazione nel breve periodo sarebbe quella di abbassare i costi d’iscrizione.
Ovviamente senza intaccare i livelli qualitativi e, lo sappiamo, non è facile.

Magari si potrebbe lavorare sul “superfluo”, dunque meno gadget, niente maglie o cose del genere, ridurre gli eventi collaterali.
Siamo sicuri che tanti granfondisti rinuncerebbero a maglie celebrative e pacchi gara per risparmiare qualche euro…

Una mano, poi, dovrebbe arrivare anche da Federazioni ed altri Enti, che in un momento come questo potrebbero ridurre i costi richiesti agli organizzatori per mettere in piedi un evento.

Le granfondo sono in crisi

Complicazioni logistiche

La maggior parte delle Granfondo negli ultimi anni ha anticipato gli orari di partenza.
Una soluzione giustificata da una più facile gestione del traffico nelle prime ore del mattino, ma anche una mossa “furba” per obbligare i partecipanti ad arrivare il giorno prima, soggiornando sul territorio e accontentando enti pubblici e di promozione turistica.

Fino a qualche anno fa solo pochi grandi eventi partivano all’alba. Oggi quasi tutte le Granfondo prevedono una partenza di buon’ora, spesso prima delle 8

In fondo non c’è nulla di male, ma per chi è abituato a fare più di 7-8 Granfondo l’anno la questione può diventare problematica.
In primo luogo dal punto di vista economico, e di questo abbiamo già parlato al paragrafo precedente. Ma anche da quello organizzativo e familiare.

Chi ha moglie e figli non può (e non vuole) lasciarli sempre a casa, ma è anche complicato proporre alla famiglia esclusivamente week-end “legati” alle gare in bicicletta. Bisogna dare un colpo al cerchio e uno alla botte e, inevitabilmente, la soluzione è quella di partecipare ad un numero più limitato di eventi.

Le Granfondo sono in crisi

La nuova vita “post Covid”

L’”epoca Covid” ci ha cambiato, c’è poco da fare.
Le difficoltà dell’ultimo periodo hanno condizionato anche il modo di fare sport e di investire il tempo libero. A cominciare dai ritmi lavorativi, che sono sempre più frenetici nel tentativo di recuperare quello che abbiamo perso negli ultimi anni, per arrivare alla voglia di modificare qualcosa nel nostro stile di vita.

Sono cambiate le priorità. Ok il lavoro, ma poi ci sono la famiglia, le altre passioni, lo svago, il divertimento.

Le Granfondo sono in crisi

Sì, molti di noi hanno cambiato mentalità, dando spazio anche agli altri interessi e riducendo il tempo dedicato alla bici. E più spesso il modo di andare in bici…
C’è più voglia di divertirsi, di recuperare il tempo perso e meno voglia di faticare pensando al risultato.
Se prima la gara era quasi “obbligatoria”, ora molti appassionati hanno capito che possono divertirsi anche pedalando in modo diverso, ottimizzando i tempi, riducendo i costi e dando più spazio agli altri piaceri della vita.

Questo nuovo modo di intendere la vita e il ciclismo spiega, in parte, il crescente appeal degli eventi cicloturistici e dei trail.
Ragionare su nuovi format, in cui la componente di aggregazione e divertimento prevale su quella agonistica (o comunque la affianca), potrebbe dare nuova linfa a tante manifestazioni in difficoltà.

Anche la formula degli eventi cicloturistici con tratti cronometrati potrebbe rivelarsi vincente, ma probabilmente solo su alcune tipologie di percorso.

Le Granfondo sono in crisi

Livello di prestazione sempre più alto

E’ uno degli argomenti più caldi tra i granfondisti.
Il livello medio (non solo dei primi) si è alzato tanto.
Tutti vogliono migliorare e sempre più appassionati si rivolgono a preparatori, nutrizionisti, ecc.
Ci sta, purché la bici non diventi un secondo lavoro: il rischio è quello di implodere e lasciare via tutto. Ne avevamo parlato QUI.

In tanti si allenano con criterio, sono attenti al mangiare, “rubano” tempo alla famiglia per arrivare esimi a un’ora dai primi (che spesso lo fanno per lavoro). Alla lunga è frustrante e tutto sommato poco divertente…

Le granfondo sono in crisi

Cosa fare allora?
C’è chi propone di eliminare le classifiche, ma a nostro avviso non è questa la soluzione. O meglio, potrebbe anche esserlo, ma a quel punto non parleremmo più di Granfondo, ma di cicloturistiche.

Ci sembra più sensato iniziare a immaginare una nuova concezione delle categorie, non più suddivise per fasce di età, ma per potenzialità e risultati.
Facciamo un esempio: se c’è un quarantenne che ha iniziato tardi con la bici, ma ha tanto tempo a disposizione per allenarsi, doti fisiche fuori dal comune e va fortissimo, qual è il senso di farlo competere con ciclisti di pari età sovrappeso, che si allenano due volte a settimana? Non sarebbe più logico e stimolante vederlo gareggiare con chi ha potenzialità simili alle sue?
In molti altri Paesi le categorie del ciclismo amatoriale sono definite in questo modo e, se ci pensate bene, anche Zwift funziona così. Sarà un caso…

In alternativa, ipotizzare delle griglie di partenza divise per categorie potrebbe essere un’altra idea.

Infine, senza essere ipocriti, anche l’introduzione di controlli antidoping più frequenti e rigorosi potrebbe invogliare più persone a partecipare. E’ vero che a livello amatoriale la sfida è prima di tutto con se stessi, ma farsi prendere in giro non piace a nessuno…
A tal proposito, siamo sicuri che la recente revisione del codice etico che vietava agli amatori con squalifiche per doping superiori a 6 mesi di tornare alle gare sia stata una buona idea?

Caro ciclista, oltre alle gare c’è di più…