«C’è un po’ delusione, ma la gara è gara: se vincevo erano tutti felici, a quanto pare perché ho fatto un settimo posto ho fatto il flop dell’anno».
In questa frase c’è tutta l’amarezza di Filippo Ganna dopo il Mondiale a cronometro. Parole diffuse in un video dalla FCI che in chiaroscuro fanno riflettere sull’importanza d’imparare dalle sconfitte, per ripartire più forti e consapevoli.



Ganna ci ha abituati bene. Una sicurezza. Strada o pista senza distinzioni. Dove passa lui molto spesso c’è l’oro, una maglia, un record del mondo…
In questi giorni d’aria iridata l’atmosfera è stata densa di commenti, considerazioni, critiche al punto che anche noi abbiamo sentito la necessità di smorzare i toni con una semplice frase: “Non si può sempre vincere”.

Una frase che letta al contrario rivela che è possibile imparare dalle sconfitte. Una verità forse dimenticata perché in fin dei conti è scontata. Un ciclista, a qualsiasi livello, se orientato alla competizione è più abituato a perdere che a vincere.

Una prospettiva curiosa ed intrigante fatta di risorse preziose che diventano determinanti per raggiungere nuovi obiettivi. Nello sport e non solo…

Così per cercare di descrivere al meglio questa cornice abbiamo chiamato in causa il prof. Giuseppe Vercelli (foto sotto), psicologo e psicoterapeuta, docente di Psicologia dello sport e della Prestazione Umana presso l’Università degli Studi di Torino nonché psicologo ufficiale del CONI in ben cinque edizioni dei Giochi Olimpici.

Imparare dalle sconfitte

– Prof. Vercelli: qual è il primo passo per imparare dalla sconfitta?
– Quando entra in gioco l’aspetto mentale tutto dipende dalla nostra predisposizione.
Faccio una distinzione suddividendo la popolazione in due categorie: gli opinionisti, talvolta ingenui, e i professionisti. Nella prima categoria inserisco tutti coloro che considerano la sconfitta come un evento infelice. Al centro dell’attenzione ci sono critiche, problemi, mala gestione delle emozioni, etc..
Dall’altro lato ecco i professionisti. Queste persone riescono a fotografare in maniera lucida l’accaduto e con linguaggio semplice e profondo individuano le soluzioni. Attenzione, il professionista è semplicemente colui che nello sport come nella vita si rende conto che le proprie potenzialità, in occasione di un evento, non sono state espresse al 100%. Perché in fondo è questa la vera sconfitta: non essere riusciti a dare il meglio di sé al di là del risultato.

Foto: © A.S.O. / Pauline Ballet

– Cosa succede ad un atleta di qualsiasi livello quando le aspettative, personali ed esterne, iniziano a prendere il sopravvento?
– Corpo e mente lavorano fuori sincronia. E sincronia, non a caso, è il primo pilastro del modello S.F.E.R.A. (Sincronia, Punti di Forza, Energia, Ritmo, Attivazione) che ho elaborato. Il fisico è calato nel qui e ora, ma la mente pensa già alla vittoria o alla sconfitta, ad un momento comunque lontano. Questo cortocircuito genera un dispendio energetico. C’è la possibilità di trasformare le aspettative in energia positiva: parliamo di una capacità che va però allenata. Il primo passo è sapersi godere ogni istante di quel lasso di tempo che separa il presente dalla competizione. L’atleta che riesce a mettere in moto questo meccanismo, a mio avviso, diventa un campione totale.

– Qual è la prima cosa da fare quando una sconfitta “brucia”, nello sport, ma anche nella vita?
– Comprendere il motivo per cui quella determinata prestazione non è andata a buon fine. Ne scaturirà un apprendimento. Le esperienze declinate in questo modo iniziano ad essere molto interessanti. Viceversa è come camminare su un campo minato perché prima o poi potrebbe ripresentarsi la stessa situazione, lo stesso problema.
Non dobbiamo aver paura di “sprofondare nella valle”, di stare soli con noi stessi, con la nostra tristezza, con la nostra rabbia per il risultato non raggiunto, perché solo così è possibile riemergere con una consapevolezza nuova. A tal proposito penso che le pacche sulle spalle dovrebbero essere evitate: finiscono per alleggerire ed offuscare questa ricerca interiore che porta l’individuo ad imparare dalle sconfitte.

Imparare dalle sconfitte
Foto: © A.S.O. / Pauline Ballet

– Secondo lo scrittore Rudyard Kipling vittoria e sconfitta sono “due grandi impostori”. Perché?
– Due parole che riducono tutto ad una classifica e non rivelano nulla sul “come” una persona si è espressa. Il concetto di sconfitta andrebbe, quindi, allargato fino ad essere insegnato e trasmesso in maniera diversa.

Foto: © A.S.O. / Aurelien Vialatte

“Possiamo giocare a guardie e ladri con la realtà, senza mai affrontare le verità che ci riguardano. Nello sport è impossibile. Lo sport ci scuote alle radici, ci spinge verso le più straordinarie scoperte su noi stessi, mette a nudo i nostri limiti e le nostre capacità”

Roger Bannister

Imparare dalle sconfitte
Ganna e la medaglia d’argento conquistata nel Team Time Trial Mixed Relay. Un sorriso che fa ben sperare in vista del tentativo di Record dell’Ora previsto l’8 ottobre. Foto: Bettini

Chi è il prof. Giuseppe Vercelli

Psicologo e psicoterapeuta, docente di Psicologia dello sport e della Prestazione Umana presso l’Università degli Studi di Torino. Ha insegnato presso l’Università Bocconi di Milano e presso la Facoltà di Economia dell’Università di Torino. E’ autore di pubblicazioni scientifiche e divulgative tra le quali i saggi “Vincere con la Mente” e “L’intelligenza agonistica”. “Antifragili” è il suo ultimo libro.
Responsabile dell’Area Psicologia di Juventus F.C e dell’Area Psicologia delle Federazioni FISI (sport invernali) e FIPAV (pallavolo). Ha partecipato alle Olimpiadi di Torino, Pechino, Vancouver, Londra e PyeongChang come psicologo ufficiale del CONI. Dirige il Centro di Psicologia dello Sport e della Prestazione Umana “Umbro Marcaccioli” presso l’ISEF di Torino ed è responsabile dell’area psicologica del centro clinico J Medical.
Con il suo gruppo di lavoro ha sviluppato e divulgato il modello S.F.E.R.A. (Sincronia, Punti di Forza, Energia, Ritmo, Attivazione) per l’ottimizzazione della prestazione e l’AFQ, l’Anti-fragile Questionnaire.

Il prof. Giuseppe Vercelli ai Giochi Olimpici di Londra 2012.

Per maggiori informazioni: giuseppevercelli.it

Qui sotto l’intervista ad Elisabetta Borgia, psicologa del team Trek-Segafredo, che si è formata all’Università di Torino con un Master in Psicologia dello Sport coordinato dal prof. Vercelli.

Allenare la mente. Due chiacchiere con Elisabetta Borgia