Caro Omar, sei un pazzo.
E ogni volta che annunci una nuova impresa mi spaventi.
Mi atterrisci.
E sulle prime faccio fatica a capirne il senso.
โMa perchรฉ lo fa?โ
Appena finito di leggere dove andrai nella tua nuova impresa vivo uno stato di ansia e angoscia.
โIn Antartide in bicicletta?โ
Come se a partire in questi (chiamiamoli) viaggi fosse un fratello.
Per un attimo mi sento anche io lรฌ, in sella, avvolto in un freddo che non riesco nemmeno ad immaginare.
E poi penso a quante ne hai giร superate e a quante altre volte mi hai fatto percepire il brivido dellโavventura.
Programmata, calcolata e studiata, ma siccome di avventura si tratta di base cโรจ sempre una certa dose di sconsideratezza.
Di accettazione dellโimprevisto.
Di sfida totale.
Di abbandono estremo della zona di comfort.
Di rifiuto degli agi della vita moderna e (di alcune) delle semplificazioni che la tecnologia ci permette tutti i giorni.

E qui viene un punto cruciale: la bicicletta insegna lโutilitร e lโimportanza di uscire e poi tornare nella zona di comfort.
Insegna a contare sulle proprie risorse.
Non so quanti di noi pedalano e azzardano distante impegnative in sella con la consapevolezza di questi aspetti.
Che ci rendono persone piรน forti, piรน sicure e piรน pronte contro gli imprevisti della vita.
E ce la fanno amare con una forza inaudita, quella di chi, a se stesso, รจ riuscito a dare nuovi e inaspettati limiti.
Lโesplorazione del mondo diventa esplorazione di sรฉ e piรน vado lontano e piรน apprendo di me.
E poi cโรจ la condivisione dellโesperienza.
Parlo a tutti voi che state leggendo questo articolo: la missione di Omar Di Felice รจ raccontare e documentare il suo limite.
Che diventa anche il nostro.
E che si allontana o si avvicina (a seconda delle situazioni) ad ogni pedalata.
Senza dimenticare la fotografia che Omar sta costruendo del pianeta Terra.
Faccenda ben piรน spinosa, questa, ma che un ciclista รจ portato a sentire piรน di altri individui.
Alcuni, me compreso, gli danno del pazzo.
Eโ un folle.
Ma chi glielo fa fare?
Ma poi, almeno nel mio caso, prevale la fascinazione del suo racconto.
Dellโumana esperienza sui pedali, con dimensioni di lunghezza, larghezza e altezza che sono cosรฌ fuori dalla mia quotidianitร da lasciarmi basito.
E questa รจ la missione di Omar Di Felice.
Perciรฒ, la cosiddetta โzona Omarโ รจ diventata, in gergo ciclistico, esplorazione di sรฉ ed รจ qualcosa che ognuno di noi puรฒ sperimentare anche dietro casa.
Senza necessariamente prendere un aereo e disegnare linee ardite su una mappa dallโaltra parte del globo.
Per questo ammiro Omar e finisco sempre con il rettificare la prima impressione, cioรจ โSei un pazzo!โ, con โSei un grande!โ.


E qui mi rivolgo direttamente a lui: caro Omar, semmai ad un certo punto pensassi di abortire lโimpresa, fallo senza troppa remore.
Solidarietร e comprensione non mancheranno.
Uscirai dalla “zona Omar” per entrare in “zona Panzini”, cioรจ la caffetteria delle nostre chiacchierate al caldo.
Forse parleremo della tua impresa (o forse no) oppure, magari, parleremo semplicemente di bici.
Come due ragazzini appassionati.
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