Vivo per miracolo dopo l’arresto cardiaco improvviso del 21 marzo scorso al termine della prima tappa del Giro di Catalogna (foto sotto). QUI il comunicato ufficiale.
La vita di Sonny Colbrelli è rimasta sospesa tra la vita e la morte.
«Non c’era battito, non respirava, in allenamento sarebbe morto», ha dichiarato Alex Flora Costa, medico spagnolo che ha soccorso il campione bresciano pochi metri dopo il traguardo.

Un evento che ha scosso l’opinione pubblica e sollevato parecchie domande, a meno di un anno dall’episodio del calciatore danese Christian Eriksen che il 12 giugno 2021, durante la partita Danimarca-Finlandia, è stato vittima di un arresto cardiaco improvviso.

Colbrelli, Eriksen e la vita presa per i capelli. L’impianto di un defibrillatore sotto cute salvavita, gli effetti a lungo termine del Covid, i dubbi sul vaccino e un regolamento che in Italia impedisce all’atleta di tornare in competizione.
Eriksen, ricordiamo, è stato costretto a rescindere il contratto con l’Inter ed è tornato in campo con successo, ma con la maglia di una squadra inglese: il Brentford.

 

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Per fare luce su questi argomenti abbiamo chiamato il dott. Massimiliano Maines (foto sotto), 49 anni, medico chirurgo, specialista in Cardiologia e responsabile dell’ambulatorio di Cardiologia dello Sport all’ospedale “Santa Maria del Carmine di Rovereto”.

In un anno d’attività l’ambulatorio ha preso in carico 81 sportivi.
9 gli atleti d’élite. Di questi 5 sono stati sottoposti a studio elettrofisiologico e 4 a studio elettrofisiologico + ablazione (2 tachicardie parossistiche sopraventricolari, 1 tachicardia atriale, 1 fibrillazione atriale), 2 a esame coronarografico + angioplastica (dopo riscontro di patologia coronarica alla TAC coronarie).

– Eriksen e Colbrelli: sono solo i casi più eclatanti di arresto cardiaco improvviso. Dottore, cosa sta succedendo nel mondo dello sport?
– Ci sono sempre stati questi fatti al punto che abbiamo a disposizione una buona base statistica. Forse oggi gli eventi che colpiscono gli sportivi d’alto livello hanno un maggior impatto mediatico. L’arresto cardiaco e la morte cardiaca improvvisa (SCD, Sudden Cardiac Death) sono una tragedia aggravata dal fatto che in gioco c’è la vita di un atleta: individuo che incarna la salute e uno stile di vita sano.
L’SCD di uno sportivo presuppone il concorso di almeno due fattori fondamentali: l’esercizio fisico intenso ed un substrato patologico costituito da cardiopatie o anomalie cardiache “silenti”. Nei soggetti con più di 35 anni morti improvvisamente durante l’attività sportiva, il riscontro più frequente è: l’ischemia che innesca aritmie ventricolari pericolose per la vita.
L’incidenza dei decessi oscilla tra 0,9/100.000/anno e 2,3/100.000/anno a seconda dello sport e della tipologia dell’atleta. L’SCD è più frequente negli uomini. Il rapporto di rischio varia da 3:1 a 9:1 (= maschio:femmina).
Gli sportivi più colpiti sono i dilettanti, agonisti di basso livello (80%). La morte cardiaca improvvisa, inoltre, è più frequente nelle competizioni ufficiali (79%) che negli allenamenti (21%), anche se il secondo ambiente occupa molto più tempo di una competizione. (1),(2)
Uno studio pubblicato su JAMA nel 2006 mostra una mortalità di 8 casi/milione per i non atleti, contro 36 in atleti non controllati e 4 in atleti controllati.
Per effetto dei controlli viene escluso dalle competizioni il 2% degli atleti. (3)

1) Pelliccia A et al, 2020 ESC Guidelines on sports cardiology and exercise in patients with cardiovascular disease. Eur Heart J., 2021

2) Harmon KG et al, Incidence, Etiology, and Comparative Frequency of Sudden Cardiac Death in NCAA Athletes: A Decade in Review, Circulation, 2015
3) Corrado D et al, Trends in Sudden Cardiovascular Death in Young Competitive Athletes After Implementation of a Preparticipation Screening Program, JAMA, 2006

arresto cardiaco improvviso
Foto: IRR Torino


– Quali sono le patologie cardiache più comuni tra gli sportivi amatori e di alto livello?
– Dipende dall’età. Nei ragazzi sono più frequenti le cardiomiopatie (es. cardiomiopatia ipertrofica, cariopatia aritmogena, canalopatie), le miocarditi, le malattie valvolari.
Tra gli atleti master aumenta la cardiopatia ischemica. In sportivi più giovani si riscontrano spesso anomalie congenite quasi sempre di origine genetica.
Possono anche verificarsi squilibri ionici e/o metabolici causati dalla disidratazione che provoca un calo della concentrazione ematica di magnesio, potassio o un calo della glicemia: condizioni tipiche di una gara di lunga durata. Infine lo stress psicofisico è da tempo riconosciuto come un elemento chiave nel determinare aritmie pericolose.
Non è un caso se l’arresto cardiaco improvviso è prevalente in competizione.

– Ci possono essere dei segnali premonitori che in un soggetto sano possono far capire che “qualcosa sta per accadere”?
– Sì, se un paziente rileva dolore al petto, fatica a respirare, episodi di batticuore o svenimenti è utile fare una valutazione clinica per approfondire.

arresto cardiaco improvviso

– Quindi: lo sport fa bene o fa male?
– Lo sport fa sicuramente bene, molti studi dimostrano come abbia effetti benefici a livello cardiovascolare. L’eccesso di sport può far emergere problematiche latenti. Allargherei la prospettiva. Tra il 2001 e il 2016, nei Paesi ad alto reddito è aumentata di 5 punti (dal 31,6% al 36,8%) la percentuale di chi non pratica sufficiente attività fisica. Con il risultato che, nelle persone insufficientemente attive, aumenta dal 20% al 30% il rischio di morte rispetto alle persone attive.

Foto: A.S.O. Gautier Demouveaux

– Le patologie/anomalie cardiache hanno un nesso con il Covid-19?
– I casi possono essere molti, ma la miocardite da Covid-19 è una complicanza rara (11 casi/100.000 persone), meno importante di quello che si pensava inizialmente. A livello sportivo in Italia ci sono dei protocolli di monitoraggio molto accurati per gli atleti che devono tornare a gareggiare (vedi FMSI- Covid 19, ndr).
In secondo luogo ci sono studi che hanno sottoposto a risonanza magnetica grandi gruppi d’atleti guariti dal Covid. Il relativo tasso di miocarditi/pericarditi è <1% e quasi sempre si tratta di forme molto lievi e che guariscono da sole. Una percentuale inferiore a quella di altri virus. (4)
Come avviene a seguito di molte altre infezioni si possono però generare delle cicatrici sul miocardio. Si tratta di accumuli di tessuto fibroso che interrompono la trasmissione dell’impulso elettrico. Sopratutto in situazioni di forte stress psicofisico si può generare un cortocircuito. Un po’ come interrompere un grande corso d’acqua inserendo un ostacolo: si genera un vortice.

4) Zorzi A et al, COVID-19 viral infection and myocarditis in athletes: the need for caution in interpreting cardiac magnetic resonance findings, Br J Sports Med., 2022

Foto: @intermarchewg

– Anomalie/patologie cardiache scaturite dal vaccino Covid-19: ci sono evidenze scientifiche a riguardo?
– No. I vaccini ormai sono stati usati in un numero elevatissimo di persone. In Italia sono vaccinati l’82.7% delle persone ed i vaccini hanno dimostrato di essere sicuri ed efficaci con un tasso di complicanze bassissimo.(5)

5) Writing Committee et al, 2022 ACC Expert Consensus Decision Pathway on Cardiovascular Sequelae of COVID-19 in Adults: Myocarditis and Other Myocardial Involvement, Post-Acute Sequelae of SARS-CoV-2 Infection, and Return to Play: A Report of the American College of Cardiology Solution Set Oversight Committee, J Am Coll Cardiol., 2022

arresto cardiaco improvviso

– Alcuni campioni, del ciclismo e non solo, reduci dal Covid-19 sembrano “persi”. Questo virus influenza e limita la prestazione sportiva anche a distanza di qualche tempo?
– Una problematica emergente che si sta ancora studiando è il cosiddetto long-Covid che dà una serie di sintomi che persistono anche per diversi mesi dopo l’infezione. (5)
Alcuni atleti riferiscono di avere una sorta di “limitatore” che non permette loro di raggiungere le prestazioni pre-Covid. In questi casi non bisogna forzare i tempi.
Si tratta di un fenomeno non del tutto chiaro.

Foto: LaPresse – Gian Mattia D’Alberto

– Colbrelli ha scelto il defibrillatore sotto cute. Cos’è e come funziona? 
– Il defibrillatore sotto cute, chiamato anche ICD (Implantable Cardioverter Defibrillator), è un dispositivo che si impianta totalmente sotto pelle. Non ha fili che arrivano nel cuore come il defibrillatore tradizionale. La “manutenzione” è molto più agevole, il rischio d’infezioni cala drasticamente con migliori possibilità di far fronte a quest’ultime.
Il dispositivo è in grado di riconoscere e trattare aritmie pericolose per la vita, interrompendole tramite una scossa elettrica.

arresto cardiaco improvviso

– Da quanto tempo viene utilizzato l’ICD per risolvere e tenere sotto controllo il cuore?
– Il primo impianto di defibrillatore automatico è stato realizzato nel 1980. Da allora la tecnologia è progredita in maniera molto rapida e questi strumenti da dispositivi salvavita sono diventati anche dei sistemi di monitoraggio. Non è uno strumento per la trasmissione in tempo reale anche se una volta al giorno, in genere durante la notte, tutti i dati vengono trasmessi all’équipe medica che può valutare eventuali anomalie e l’andamento dei parametri elettrici. A Rovereto, dove lavoro, gestiamo più di 500 pazienti portatori di ICD e in tutto più di 2.000 pazienti con aritmie da remoto tramite un ambulatorio infermieristico dedicato con un medico sempre presente.
Il defibrillatore rimane uno strumento per trattare le aritmie per prevenirle esistono altri presidi come l’ablazione o i farmaci. (6),(7)

6) Maines M et al, Implementation of remote follow-up of cardiac implantable electronic devices in clinical practice: organizational implications and resource consumption, Cardiovasc Med (Hagerstown), 2020
7) Maines M et al, Impact of COVID-19 Pandemic on Remote Monitoring of Cardiac Implantable Electronic Devices in Italy: Results of a Survey Promoted by AIAC (Italian Association of Arrhythmology and Cardiac Pacing), J Clin Med., 2021

– Siamo in allenamento e un nostro compagno è vittima di un arresto cardiaco improvviso. Cosa dobbiamo fare? 
– Prima di tutto chiamare il 112 e verificare la disponibilità di un defibrillatore. Esistono ormai molti punti sul territorio dotati di defibrillatori automatici: luoghi affollati, come le piazze, e i centri sportivi.
Se un paziente ha un’aritmia ventricolare pericolosa per la vita prima si riesce ad interromperla con il defibrillatore, maggiori sono le possibilità di salvargli la vita. Una volta chiamati i soccorsi se il paziente è in arresto cardiocircolatorio e si è addestrati è utile iniziare le manovre rianimatorie. In caso contrario è bene rimanere in contatto costante con il 112 e seguire le eventuali indicazioni fornite.

I ciclisti del team Intermarché-Wanty-Gobert ad inizio stagione. Foto: @intermarchewg

– Quali esami consiglia di effettuare periodicamente per cercare di fare un buon “tagliando” al cuore e prevenire patologie?
– Per chi fa sport agonistico in Italia c’è già un ottimo programma di prevenzione.
È prevista una visita annuale con elettrocardiogramma (ECG) basale e da sforzo. Per chi fa sport a livello non agonistico serve un certificato d’idoneità rilasciato dal proprio medico ed un’ECG. È fondamentale segnalare i sintomi per effettuare altri accertamenti.
Le ricerche pubblicate negli corso degli ultimi trent’anni sulle più accreditate riviste scientifiche del settore hanno dimostrato che lo screening (ECG a riposo e sotto sforzo), effettuato per ottenere l’idoneità all’attività agonistica, ha fatto crollare l’indice di mortalità per morte improvvisa cardiaca dell’86%.

– Cosa ne pensa del fatto che Colbrelli non potrà più tornare a correre con licenza italiana?
– È qualcosa che ha a che fare con l’approccio medico. In Italia siamo all’opposto rispetto agli Stati Uniti, dove il dottore è tenuto ad informare il paziente, lasciando a quest’ultimo piena libertà di scelta. Da noi si mette al primo posto la tutela della salute e per questo si ferma l’atleta. Non si tratta di proibire, ma di limitare un certo tipo d’attività.
Spesso una diagnosi finisce per “etichettare” la persona che si sente quasi schiacciata da un verdetto. Noi medici dovremmo puntare di più sull’educazione del paziente per far capire cosa è bene fare ed evitare. Chiaro: il desiderio comune è quello di rivedere Colbrelli in competizione, ma non è possibile.
Allo stesso tempo, ottenuto il via libera, nulla vieta a Colbrelli di rimontare in sella.

Foto: Bettini Photo

Chi è il dott. Massimiliano Maines

49 anni, Medico Chirurgo, specialista in Cardiologia con Master Universitario di II livello in Cardiologia dello Sport ed Elettrofisiologia. Dal 2002 è dirigente medico di I livello presso l’Unità Operativa di Cardiologia dell’Ospedale Civile “Santa Maria del Carmine” di Rovereto (Tn) dove è responsabile della struttura di telecardiologia e dell’ambulatorio di Cardiologia dello Sport.

arresto cardiaco improvviso

Foto in apertura: Istituto delle Riabilitazioni Riba (IRR) – Torino

Dopo l’arresto cardiaco improvviso al Giro di Catalogna, Colbrelli è stato ricoverato all’Azienda Ospedale – Università di Padova. Sonny, in accordo con il dott. Domenico Corrado, ha scelto l’impianto di un ICD.

Colbrelli dimesso dall’ospedale di Padova: gli è stato impiantato un ICD