Proprio questo mese ricorrono 101 anni dalla nascita di un grande maestro di ciclismo, quello che forse più di tutti è stato considerato il “grande saggio” del ciclismo italiano: Alfredo Martini.
Alfredo ha attraversato con integrità e grande umanità quasi un secolo, da Binda a Nibali, diventando uno degli ultimi testimoni di un ciclismo eroico e poetico.
Prima da corridore, poi da tecnico.

Alfredo Martini

Toscano, nato da famiglia operaia e socialista nel 1921, Martini iniziò come gregario ai tempi di Coppi e Bartali, che se lo contendevano in squadra.
Fu amico di Fiorenzo Magni, da cui lo dividevano le simpatie politiche, ma a cui lo univano il rigore morale, la lealtà, l’attitudine al sacrificio e il rifiuto delle facili scorciatoie.
Quando alla fine della guerra, Magni fini sotto processo perché accusato di collaborazionismo con i nazifascisti, Martini testimoniò a suo favore e contribuì con quella testimonianza sincera a far scagionare l’amico.




Corse come professionista dal 1941 al 1954, anche se durante la Seconda Guerra Mondiale partecipò alla Resistenza toscana e, senza abbandonare del tutto la bicicletta, divenne staffetta partigiana.

Da corridore ha vinto un Giro dell’Appennino nel 1947, il Giro del Piemonte nel 1950 e una tappa al Giro d’Italia del 1950, in cui indossò anche la maglia rosa per un giorno e arrivò terzo in classifica generale dopo Koblet e Bartali.

Alfredo Martini al Giuro d’Italia del 1950

Le sue grandi doti emersero quando lasciò l’attività agonistica e passò “dall’altra parte”: fu direttore sportivo alla Ferretti dove nel 1971 portò alla vittoria del Giro d’Italia lo svedese Gosta Pettersson e poi nel 1975 divenne Commissario Tecnico della Nazionale di ciclismo su strada, ruolo che mantenne per ben 22 anni.
Come CT è stato il più vincente di tutti nella storia del ciclismo italiano: 6 vittorie ai Campionati del Mondo a cui si aggiungono 7 argenti e 7 bronzi.
In Nazionale allenò e guidò alla conquista del Mondiale atleti come Moser, Saronni, Argentin, Fondriest e Bugno: per tutti loro è stato un punto di riferimento prima di tutto umano e poi sportivo.

Alfredo Martini – a leggere le parole di chi l’ha conosciuto – aveva il dono di farsi ascoltare e di insegnare con semplicità.
Era uomo di equilibrio e di onestà, di lucida intelligenza e profonda sensibilità, il suo ciclismo era metafora di fatica e di sacrificio per arrivare al traguardo, schiena dritta e sguardo avanti.
Amava leggere e amava raccontare e negli ultimi anni della sua vita scrisse anche alcuni libri in cui spaziava dal ritratto dei grandi campioni suoi coetanei al ricordo e agli aneddoti della sua carriera di corridore e commissario tecnico, parlando anche della guerra, delle sue passioni, delle sue amicizie, di cultura, di impegno civile e sociale.

Alfredo Martini

Il nostro Nicola Checcarelli, che ha avuto la fortuna di incontrarlo di persona agli inizi della sua carriera giornalistica, lo ricorda con affetto e calore:
«Alfredo era una persona umile e pacata, ma molto carismatica.
A distanza di anni, di quell’incontro ricordo bene la sua capacità di farti sentire subito a tuo agio, come se ci si conoscesse da una vita.
Sapeva comunicare con semplicità concetti profondi. Aveva sempre la parola giusta al momento giusto e sapeva come dirla.
Ma quello che mi colpì di più durante quell’intervista fu il suo essere moderno, pure se ormai in età avanzata. La sua esperienza gli permetteva di vedere oltre, di essere molto più avanti di tanti giovani addetti ai lavori. Oggi lo chiameremmo un visionario.
Non avresti mai smesso di starlo ad ascoltare…»

A chi gli diceva che era un ambasciatore del ciclismo italiano rispondeva che avrebbe potuto fare di più: «Se guardo indietro, penso che la bicicletta e il ciclismo mi abbiano dato più di quello che io ho dato loro […] la bicicletta non mi ha mai deluso».

Foto: www.ediciclo.it

Quando è morto nel 2014 all’età di 93 anni, Davide Cassani, all’epoca CT della Nazionale italiana, lo ricordò così: «E’ stata la figura più bella, più importante, più seria del ciclismo italiano. Il complimento migliore che ho ricevuto è sentirmi dire che ero l’uomo di Alfredo Martini».

Alfredo Martini
Davide Cassani e Alfredo Martini

Nel video qui sotto è lo stesso Martini, in occasione dei suoi 90 anni, a lasciarci una sorta di lezione su cosa dovrebbe essere il ciclismo, soprattutto per i giovani:

(Foto: Wikimedia.org, salvo quando diversamente specificato)

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