Chiunque di noi, da giovedì scorso, si è ritrovato a pensare all’assurdo attacco della Russia all’Ucraina, anche più volte al giorno, e ad avvertire impotenza, frustrazione, rabbia, tristezza, incredulità.
Un freddo nell’anima che arriva a rendere insignificanti e inopportuni la gioia e i piaceri della vita.

uscita in bici
Photo @6stili – www.luigisestili

E cosa posso fare, io, davanti a tutto questo?
Ha senso continuare ad andare in bici quando non lontanissimo da qui c’è la guerra?
E cosa dico ai miei figli?

Tre pensieri che risuonano nella mia testa e che rendono difficile pensare che quella che ho intorno, tutto sommato, sia normalità.
Lo è davvero?
O non lo è?
Insomma: che cosa posso fare, io, di concreto?
Come posso non essere indifferente davanti a tutto ciò?
Non ho la risposta, ma ho un paio di risposte.

Invia le tue risorse

Non posso pensare di prendere le armi e andare a combattere.
Non sono per la guerra, non sono per l’uso delle armi e soprattutto non ho questa abnegazione.
Ma posso aiutare chi, lì, sa come aiutare gli Ucraini.
Con una donazione ognuno può aiutare, anziché girarsi dall’altra parte, e riconquistare un po’ di serenità.
Lo si può fare tramite il numero di telefono solidale 45525 (ovvero Unicef, Unhcr, Croce Rossa) oppure rivolgendosi alle numerose ONG e associazioni umanitarie che trovate qui.

Coltiva la gioia

Ovvero prenditi cura di te stesso.
Vivere nella preoccupazione non aiuta.
Anzi, aumenta l’ansia e ti indebolisce.
Sali in sella e vai se questo può aiutarti a tornare a casa più sereno, sorridente e lucido.
Oppure fermati, rifletti, prega se sai farlo, metti in fila i pensieri, trova le parole per accordare ragione ed emozione.
Perché chi vive intorno a te ha bisogno che tu stia bene.

Prima che ciclisti siamo uomini e le gambe rispondono agli input del cervello, macchina meravigliosa che elabora, però, anche gli input esterni.
Questa volta ci troviamo a recepire un input atroce e a rimuginarlo-elaborarlo anche mentre pedaliamo.
Se la bici riesce a darci gioia, riusciamo a darla anche a chi è intorno a noi.
E a chi lontano da qui sta combattendo possiamo inviare un po’ delle nostre risorse.

Viva la bici, viva la vita.

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