In questo articolo parleremo di come affrontare al meglio la Maratona delle Dolomiti, ossia uno degli eventi più apprezzati d’Europa.

La Maratona è una delle granfondo in cui conta meno la dinamica di gara.
I tratti pianeggianti o scorrevoli, dove ci si può far “trasportare” dal gruppo sono davvero pochi e quindi, quasi sempre, il tempo finale è lo specchio della nostra condizione di forma.
Anche per questo l’appuntamento di Corvara è così affascinante, perché permette di confrontarsi anno dopo anno con le proprie capacità, valutando miglioramenti o peggioramenti. Al netto, ovviamente, delle condizioni climatiche.

Detto questo, però, ci sono tanti modi per interpretare la corsa e farlo in quello giusto incide non poco sul risultato finale. In particolare per chi è alle prime esperienze con gare in quota e con così tanto dislivello.

Ecco perché di seguito analizzeremo 3 consigli legati alla tattica di gara, finalizzati ad ottenere il massimo risultato in relazione al proprio livello di allenamento.
Sono pensati per chi affronta il percorso lungo, ma i primi due valgono anche per il medio.

Non lasciarsi prendere la mano in partenza

Il percorso lungo misura 138 km con 4.230 metri di dislivello. E’ un continuo susseguirsi di salite e discese, che richiedono di gestire bene le energie, anche perché gran parte della gara si corre sopra i 1.500 metri di quota.

Per ottenere un buon tempo finale è importante riuscire a tenere un ritmo piuttosto costante dall’inizio alla fine, evitando il più possibile i “fuori giri”, che a queste altitudini si pagano a caro prezzo.

Un momento molto delicato in questo senso è costituito dai primi chilometri che conducono fino al Passo del Campolongo.
Si parte in salita, a freddo dopo la lunga attesa in griglia, ed è cruciale non farsi “trasportare” dall’euforia e dalle migliaia di persone al nostro fianco.
Il rischio è quello di andare oltre le proprie possibilità, ritrovandosi con le gambe intossicate dall’acido lattico già a metà Campolongo.

Affrontare al meglio la Maratona Dles Dolomites

Meglio affrontare la prima parte di gara a ritmo regolare, al limite della propria soglia anaerobica o dei valori di FTP, così da “entrare in temperatura” con calma, senza inchiodare le gambe. Tempo per recuperare ce n’è a sufficienza.

Cardio e misuratore di potenza possono essere di grande aiuto, ma è importante ricordare che in quota le cose non vanno esattamente come al livello del mare a causa della minore disponibilità di ossigeno dovuta alla riduzione della pressione.
La capacità di prestazione in altura varia da soggetto a soggetto ed è influenzata da diversi fattori, ma rispetto alla FTP a livello del mare è bene considerare un decremento di almeno il 5-7%.

Nel video qui sotto abbiamo parlato proprio di come adattarsi all’altura e di quanto la quota incida sulle prestazioni:

La seconda ascesa del Campolongo è un punto chiave

Il Passo del Campolongo è probabilmente la salita meno impegnativa tra tutte quelle che si affrontano alla Maratona, ma la seconda scalata (dopo il primo passaggio sull’arrivo) può incidere tanto sul tempo finale, poiché immette nel tratto più veloce della gara.
Parliamo dei chilometri che da Arabba portano all’imbocco del Colle Santa Lucia (per chi fa il lungo) o all’inizio del Falzarego (per chi fa il medio).

Ecco perché lungo il “secondo” Campolongo è fondamentale rimanere con un gruppo folto.
Diamo qualcosa in più se ne vediamo uno poco avanti per cercare di accodarci.
Oppure respiriamo un po’ se ce n’è uno poco dietro, facendoci raggiungere.
Ci sarà molto utile per affrontare il lungo tratto di falsopiano e pianura dopo Arabba, dove è importantissimo non trovarsi da soli per fare velocità. Ma anche per risparmiare qualche energia in vista del finale.

Affrontare il Giau con un po’ di riserva

Il Giau rappresenta la salita simbolo del percorso lungo: 10 km al 9,3%, con punte al 15%, da affrontare dopo aver già superato 5 passi.
Insomma, è una salita che ti svuota, specie nei chilometri finali, tutti sopra i 2.000 metri e che sembrano non finire mai.

Il desiderio di concluderla il prima possibile invoglia a dare tutto, ma in realtà la scelta più giusta è un’altra.
E’ meglio impiegare qualche minuto in più sul Giau, ma avere ancora gamba per spingere un bel rapporto sul Falzarego, una salita più pedalabile, dove si può fare velocità e quindi maggiore differenza cronometrica.
Al contrario, se arriviamo sul Falzarego senza più energie, rischieremo di perdere molto più tempo di quello guadagnato facendo il Giau a tutta.

Affrontare al meglio la Maratona

Per affrontare il Giau con un po’ di riserva è fondamentale scegliere rapporti adeguati, così da poter salire con una cadenza decente.
I più forti possono permettersi un 38-39×30, ma per la maggior parte dei partecipanti è da consigliare un 34×32.
Grazie alle opportunità offerte dai recenti gruppi a 12 velocità, i meno allenati dovrebbero optare per un 34×34 o anche un 35×36 (Sram).

A parità di allenamento, questi tre consigli dovrebbero permetterci di affrontare al meglio la Maratona, ma gli aspetti che possono incidere sul risultato sono molti altri, tra cui l’alimentazione e la corretta scelta dell’abbigliamento.
Ne abbiamo parlato nei due articoli qui sotto:

Abbigliamento per la Maratona (e gli allenamenti in montagna)

Alimentazione e integrazione per la Maratona delle Dolomiti. E le altre GF alpine