Ancora un articolo sulla sicurezza in strada?
Purtroppo sì.
Sono la prima che vorrebbe smettere di parlarne. Ma è un fatto che finché non sapremo educare gli automobilisti a rispettarci questo resterà un argomento di cui è necessario parlare. Purtroppo, però, parlare non basta.

Un ciclista non è un palo! E’ questo il pensiero che mi ha attraversato la testa, e la frase che avrei voluto urlare, all’ultima automobilista che mi ha sfiorato in strada durante un sorpasso.

educare gli automobilisti

Ultima di una lunga serie, dato che questi episodi capitano quasi quotidianamente quando vado al lavoro o esco in bici da corsa.

L’ho guardata mentre si allontanava: da dietro ho scorto una coda di cavallo, come la mia. Un’automobile ordinaria, come la mia. Una ragazza qualunque, come me. Possibile che non si renda conto di quello che ha appena rischiato?

E’ lì che mi ha colpito questo pensiero: la percezione dei ciclisti da parte di chi si trova dentro un’auto è uno dei principali problemi della sicurezza stradale. Dubito che questa ragazza abbia volontariamente messo in pericolo me e se stessa con la manovra che ha appena effettuato.
Semplicemente, mi ha considerata alla stregua di un palo. Un ostacolo a bordo strada che è sufficiente fare in modo di evitare.

“Ci passo? Se ci passo vado”.
Questo dev’essere il ragionamento alla base di un simile comportamento. Peccato che un ciclista, appunto, non è un palo. Non è un oggetto immobile a bordo carreggiata inanimato e prevedibile. Un ciclista è una persona, e per giunta in movimento, e questo cambia tutto.

É diventato virale sul web l il video degli autisti di autobus in Messico che sono stati costretti a provare la sensazione di trovarsi su una bici mentre un loro collega li superava di misura. L’operazione faceva parte di una campagna della municipalità di San Luis Potosì.

Penso che si tratti di un’intuizione brillante. La maggior parte degli automobilisti, infatti, non hanno la minima idea di quali sensazioni si provino in sella ad una bici a bordo strada. Si comportano come se un ciclista fosse un oggetto inanimato, mostrando una totale mancanza di empatia.

Parola largamente abusata, l’empatia è oggi una cosa molto difficile da trovare. Siamo talmente abituati a vedere le cose filtrate attraverso uno schermo che quasi tutto ci è diventato indifferente, comprese guerre e tragedie di enorme proporzione. Il mondo disincarnato, virtuale, ovattato a cui ci siamo abituati crea una distanza tra noi e gli altri. Le auto sono gusci dentro i quali ci sentiamo protetti e separati dal resto del mondo.

Chi sta in sella a una bici vive una situazione completamente diversa. Probabilmente perchè la bicicletta ci rimette in contatto con la realtà che ci circonda che la amiamo. Telefono in tasca, occhi che guardano davvero, sensi in allerta, profumi e odori che ci raggiungono, l’aria, il sole e la pioggia sulla pelle. E le auto che ci sfiorano. A volte penso che educare le persone al rispetto del ciclista senza una qualche forma di esperienza diretta sia praticamente impossibile.

Purtroppo questo significa che non possiamo fare molto, da ciclisti, per cambiare la percezione di chi è dentro quelle auto. Ecco perché sono necessarie delle modifiche al Codice della Strada. Il 23 maggio scorso la Commissione Trasporti ha ascoltato vari rappresentanti delle associazioni per la tutela dei ciclisti ed esperti di sicurezza stradale e mobilità.

Pochi giorni prima, dal 4 al 6 maggio, il convegno MobilitArs ha portato a Bologna studiosi ed amministratori che si sono confrontati sul futuro della mobilità urbana. Tutti segnali positivi, ma ogni giorno che passa si moltiplicano gli episodi spiacevoli, e noi continuiamo ad essere trattati come pali

QUI trovate tutti i nostri articoli sulla sicurezza stradale.
Qui sotto invece i consigli da seguire in caso (speriamo non sia il vostro) di incontro/scontro con un pirata della strada.

Incidente in bici. Cosa fare quando si è vittima di un “pirata della strada”?