Stanno facendo discutere in queste ore i video e le immagini che ripropongono le ruote spezzate in due alla Roubaix di domenica scorsa.
Parliamo degli incidenti che hanno coinvolto Wout Van Aert (settore 19, Foresta di Arenberg, km 161,9) e Christophe Laporte (settore 27, pavé de Saint-Python, km 110,1).
Stessa squadra (Jumbo-Visma), stessa dinamica, identico allestimento: tubolare con carcassa A Dugast (utilizzato nel ciclocross) con battistrada ad uso stradale Vittoria (A Dugast è marchio di proprietà Vittoria), montato su ruote Shimano Dura-Ace 9100.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Sportwereld (@sportwereld.be)

Basta poco, anche ad un neofita del ciclismo, per capire che la Parigi-Roubaix non è una corsa “normale”.
Non è strada, non è ciclocross, non è gravel, non è MTB.
La Roubaix è di tutto un po’: prende, restituisce e distribuisce a tutti.
La Roubaix è letteratura del ciclismo: devi passare attraverso l’inferno per raggiungere il paradiso, quel velodromo.
E c’è tanta tecnica all’Inferno del Nord, che è un bel banco prova all’aperto.

Nell’articolo firmato dal nostro direttore “La Mtb ha cambiato la bici da strada: le innovazioni e quella mentalità…” non a caso ci sono tanti richiami a questa corsa che ha visto applicazioni prima dismesse e oggi tornate in auge grazie alle moderne tendenze.
Vedi la forcella ammortizzata riproposta in ambito gravel.

La Roubaix è il posto giusto, al momento giusto della stagione per fare due riflessioni lato prodotto prima dell’inizio del capitolo grandi corse a tappe, con buona pace di Freccia Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi.

Non si tratta di fare il processo alle ruote spezzate in due, ai tubolari, ai tubeless, a Van Aert e alla Jumbo-Visma. Si tratta di guardare oltre ed essere giusti.

ruote spezzate in due
Foto: A.S.O.-Pauline-Ballet

Pedalare a pneumatico sgonfio su una una ruota in fibra di carbonio su fondo molto sconnesso (perché questo è quello che è successo) espone a rischi elevati di cedimento strutturale.
Ci sta nel ciclocross, dove è possibile guadagnare i box in pochi secondi caricando magari la bici in spalla. Ma alla Roubaix?

ruote spezzate in due

La vittoria dello scorso anno di Colbrelli su due coperture tubeless forate è uno spartiacque. Quella di Van Baarle molto più di una coincidenza.
Intanto in attesa del 2023 nell’ordine d’arrivo della Parigi-Roubaix 2022 vince il tubeless assieme ai famosi salsicciotti.

Foto: A.S.O.-Pauline Ballet

Con tubeless e salsicciotti anziché tubolari le ruote della Jumbo-Visma non si sarebbero rotte? Probabile, ma non certo…
La realtà è che la storia del ciclismo su strada ci restituisce una dimensione restia all’adozione di novità in grado di cambiare i paradigmi.
L’esempio più eclatante sono i freni a disco. Ci sono voluti anni per fare capire anche ai pro’ che a livello funzionale sono più i vantaggi che gli svantaggi.

ruote spezzate in due
Foto: A.S.O.-Pauline Ballet

Non sorprendiamoci di quanto successo domenica scorsa sul pavé.
È la normalità in una gara che normale non è, e che non ha nulla a che vedere con le competizioni e le uscite che tutti noi appassionati, più o meno sfegatati, affrontiamo per piacere e diletto.

Mi è tornato in mente un bel video del noto biker scozzese Danny MacAskill impegnato a “tritare” le sue ruote ruote in fibra di carbonio oltre quel limite varcato in corsa anche da Van Aert e Laporte…

Una cosa è certa: la Jumbo-Visma alla prossima Roubaix dovrà optare per soluzioni alternative per rimediare a quelle ruote spezzate in due. Un cambio di mentalità? 

“Osate cambiare. Cercate nuove strade. E’ proprio quando credete di sapere qualcosa, che dovete guardarla da un’altra prospettiva, anche se può sembrarvi sciocco o assurdo, ci dovrete provare”

John Keating – dal film L’attimo fuggente