Quando ci sei dentro, quando te lo trovi intorno e addosso ti accorgi di quanto sia duro e assurdo l’inverno.
Il freddo, la tensione delle gambe, il vento che assopisce le tue velleità, il freddo che intanto ti sta entrando nelle ossa e che vibra con la tua bici e intorno tutto è immobile.
Però pedalo e vado, spingo e cerco il calore dei muscoli per resistere di più.
E’ uno sforzo pedalare in bici d’inverno, e poi dove vivo io, dove i ciclisti sono visti come intrepidi e idioti, è davvero dura.
Penso, però, e pedalo, pensando e ripensando che gennaio è passato e che febbraio, se gli gira bene, se ne andrà in un attimo.
E io pedalo, insisto, incrocio le dita contro la pioggia, cerco compagni di avventura, pianifico, desisto, riprovo, crollo e riparto.
Sapete voi quanto è difficile pedalare d’inverno.

Una follia, una tortura, un continuo e inevitabile esercizio di malinconia per l’estate, quando la bici è la libertà più autentica e raffinata.

Ma io in bici ci vado anche d’inverno.
Un po’ è una condanna, un po’ una fede, un po’ un riconoscimento verso uno strumento che apre orizzonti di libertà senza fine.
E lo fa d’estate, più che d’inverno.
Lo fa quando il corpo è libero e i pensieri vanno veloci, liberi, potenti.
Ah, se potessi, io l’estate la terrei tutto l’anno.
Però, quando arriva quel giorno in cui l’inverno sembra distratto, quando concede una pausa, quando molla la presa e lascia passare un po’ di calore, in quel momento essere in bici è pura gioia.
Mi è successo qualche settimana fa, in Arizona, dove sapevo che sarebbe stato così.

quel giorno tiepido che spezza l'inverno

E mi è successo, a sorpresa, ieri.
Niente copriscarpe, niente guanti, zip davanti aperta e le gambe che corrono su e giù come a mostrarmi di cosa sono capaci di fare, quando fuori, finalmente, non fa più freddo.
Simone, ci sei!
Le fatiche sui rulli, l’aria fredda della domenica o delle uscite nel pomeriggio, le dita che pizzicano e io che mi immagino seduto al caldo sorseggiando qualcosa in ogni bar che incontro mentre pedalo, ecco, finalmente ne capisco il senso.
Ed è questa giornata di tepore improvviso che spezza l’inverno a dirmi il senso di tutto ciò.
Io sto aspettando l’estate, le salite, le giornate lunghe, il caldo, le soste all’aperto e la sensazione di poter fare tutto.
In bici.
Arriverà e io, ciclista, mi farò trovare pronto.

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