Negli ultimi anni abbiamo visto molti sportivi di alto livello postare foto sui social mentre si sottopongono a sedute di crioterapia. Tanti altri, sicuramente, ne fanno uso senza sbandierarlo ai 4 venti.

Si dice che Cristiano Ronaldo l’abbia scoperta nel 2013 e abbia acquistato una criocamera da tenere a casa.
Froome l’ha usata assiduamente per cercare di velocizzare il recupero dopo l’incidente del 2019 e gli esempi potrebbero essere molti altri.

Sofia Goggia in criosauna – Foto facebook.com/krioplanet

Ma come funziona e in che modo impatta sul fisico?
E’ utile solo per gli atleti professionisti o può servire anche per l’atleta amatore?
Serve esclusivamente a migliorare il recupero e le prestazioni o anche per il benessere generale?

Del rapporto tra crioterapia e ciclismo, e non solo, abbiamo parlato con Fred Morini, uno dei fisioterapisti della nazionale di ciclismo e osteopata di fiducia di Ganna quando Pippo veste la maglia azzurra, che da tempo si è dotato di una cabina per crioterapia nel suo centro Physio Sport Clinic.

Crioterapia e ciclismo
Fred Morini nella stanza destinata alla crioterapia




– Fred, come funziona? Qual è il principio della crioterapia?
– Il principio della crioterapia esiste ormai da tantissimi anni, quando qualcuno ebbe una buona visione sulla valenza dello shock termico per la gestione dei traumi derivati da pratica sportiva, da stress della vita quotidiana e ancor più per facilitare il recupero grazie al miglioramento della microcircolazione.
La differenza sostanziale è che in passato questo tipo di terapia veniva fatta “in umido”, ovvero attraverso il ghiaccio, che ha un impatto sul corpo 4 o 5 volte superiore rispetto alle moderne soluzioni ghiaccianti a “secco”.

Attualmente uno dei sistemi più diffusi è quello che funziona ad azoto liquido, che la macchina trasforma in gas. L’utente non sente altro che un getto di aria molto fredda.
Le temperature che si possono a vedere sui display delle cabine arrivano fino a -190°. Quella che il corpo realmente percepisce è di circa -35°/-40°.
In alternativa ci sono anche criocamere elettriche, che sfruttano l’energia per generare il freddo. Rispetto ai sistemi ad azoto liquido, però, possono avere una dispersione maggiore e per questo sono completamente chiuse, anche se con parti trasparenti che permettono di avere un contatto visivo con l’esterno. Questo non è un dettaglio da sottovalutare, soprattutto per chi soffre di claustrofobia.

crioterapia e ciclismo

– E’ una sensazione fastidiosa?
– La sensazione è diversa da persona a persona, ma in effetti i 15-20 secondi in cui si inizia ad avvertire la chiusura dei gate cardiovascolari per richiamare il sangue nella stazione centrale del cuore possono essere destabilizzanti. E sono anche quei momenti in cui l’operatore deve avere una vigilanza maggiore sul soggetto.
Il paziente, in ogni caso, non viene mai lasciato solo.

– La fanno tanti campioni, può essere utile anche per un amatore?
– Tutto ciò che nasce, nasce per il corpo umano, senza distinzione tra atleta o non atleta.
E’ chiaro che più una persona è soggetta a carichi di lavoro elevati, più le sedute di crioterapia possono portare vantaggi, poiché permettono di velocizzare il recupero.
Alcune squadre World Tour hanno dei “furgoncini crio” al seguito nelle corse a tappe, oppure, durante i ritiri in cui si fanno grandi carichi di lavoro, si appoggiano a centri specifici.
A livello amatoriale può essere interessante per migliorare il recupero negli atleti evoluti che macinano tanti chilometri e magari fanno dei periodi di carico, esattamente come i professionisti. Per la maggioranza degli altri ciclisti, più che per il recupero, può risultare utile per migliorare lo stato di benessere generale.

– Quali sono i benefici?
– In linea generale permette di migliorare la risposta fisiologica della persona durante i grandi periodi di stress fisico e mentale.
Per gli atleti, come già detto, uno dei benefici più significativi è la velocizzazione dei tempi di recupero, ma in realtà le potenzialità della crioterapia sono molto più ampie, tanto che sempre più spesso viene inserita all’interno di protocolli medici.
In Italia è stato l’Ospedale San Raffaele di Milano a inserire per la prima volta sedute di crioterapia all’interno di specifici protocolli medici, poiché la terapia del freddo ha potenzialità straordinarie.

D’altronde, nella prima fase immediatamente successiva ad un infortunio la terapia consigliata è quasi sempre quella del freddo, per cercare di circoscrivere l’infiammazione. Solo dopo qualche giorno si può avere una fotografia più precisa e scegliere il tipo di percorso giusto da seguire.

Crioterapia e ciclismo
Luis Suarez durante una seduta di crioterapia – Foto facebook.com/cryosense.es

Le sedute di crio servono a stimolare il sistema cardio-circolatorio ed endocrino, sia a livello preventivo che curativo.
Può dare risultati eccellenti nelle fasi di recupero post-operatorio riducendo ematomi, edemi e versamenti articolari, nella fibriomialgia, nella psoriasi, per ridurre gonfiore e ristagno venoso.
Ha effetti analgesici e antinfiammatori e grazie al miglioramento del sistema cardio-circolatorio aiuta anche a regolarizzare il sonno.
Nel complesso migliora il benessere fisico generale.

– Quanto dura una seduta?
– La durata non supera mai i 3 minuti, altrimenti si genera uno stress eccessivo per il sistema endocrino.
In alcuni soggetti per le prime sedute si può prevedere una durata più breve, di 1’30”-2’ per controllarne la risposta.

– Può essere utile anche una sola seduta occasionale o bisogna prevederne un ciclo?
– E’ ovvio che se tu completi una prestazione sportiva particolarmente intensa e hai necessità di recuperare velocemente, la seduta “a spot” può avere una logica.
Per un benessere a lungo termine è più sensato prevedere dei cicli periodici tra le 6 e le 10 sedute, da eseguire a cadenza piuttosto ravvicinata, ogni 3-4 giorni.

Crioterapia e ciclismo
Foto facebook.com/CyomedItalia

– Ci sono controindicazioni?
– Le controindicazioni sono essenzialmente tre.
La più comune riguarda le persone che soffrono di claustrofobia, che possono avere una reazione all’impatto con il freddo molto forte, che potrebbe favorire lo svenimento.
Poi è controindicata in tutti quei pazienti che hanno dei seri problemi cardiovascolari e di pressione alta.
Infine, è da evitare nelle persone che soffrono della sindrome di Raynaud, che provoca sensazioni dolorose e variazione di colorito in alcune zone del corpo in risposta al freddo.
Per questo motivo nei nuovi pazienti facciamo sempre un triage per accertarci della fattibilità e della sicurezza della seduta.

Qui sotto trovate l’intervista in cui Morini ci ha spiegato i segreti del motore di Ganna:

Nei segreti di Ganna con il suo osteopata in nazionale Morini