Il titolo di questo test è già una bella confessione. Quando dalla redazione arriva l'input per un nuovo test non vado mai a spulciare in anticipo caratteristiche e schede tecniche. Da appassionato più che da addetto ai lavori ammetto d'avere un debole per i marchi che non compongono il podio delle preferenze del ciclista su strada-tipo. Il più delle volte si finisce per essere spiazzati e piacevolmente sorpresi. È successo così con gli occhiali Julbo Density.
Occhialeria sportiva d'alta gamma
Senza occhiali in bici non vado.
Sarà l'abitudine, sarà l'occhio chiaro. Quando pedalo c'è solo un momento in cui li tolgo: quando sono a tutta, in una fase critica di una gara o di un allenamento. Un riflesso il cui meccanismo devo ancora capire come funziona.
Scrivo questo per dirvi che tendo a non togliere quasi mai gli occhiali anche in condizioni estreme.
A scatola aperta e con il Density in mano sono rimasto a guardare qualche istante.
Dentro di me una domanda: davvero si tratta di un occhiale da ciclismo?
Il mio dubbio più grande era legato alla mezza montatura (il profilo inferiore della lente è libero) in Rilsan costruita su base 5, ovvero, la distanza tra il fronte e l'asse ideale che passa per il punto finale della montatura (parallelo al fronte) in prossimità delle cerniere delle aste.
Qui emerge una finitura estetica che inizia a rivelare l'ottima qualità costruttiva degli occhiali Julbo Density.
Le aste (lunghezza 138 mm) presentano una zigrinatura con texture verticale che (Grip Tech) che abbinate al casco Sprint (sotto il nostro test) creano un vero e proprio sistema.
Il terminale (gli ultimi 2 cm) è modellabile alto/basso e solo verso l'interno.
Gamma caschi che a partire da questa stagione ha inaugurato una nuova dimensione per il marchio francese fondato nel 1888 da Jules Baud.
TEST - Casco Julbo Sprint: una prima generazione che promette bene
A completare la prima impressione anche la flessibilità.
Gli occhiali offrono ampia mobilità lungo ogni asse.
Una capacità di adattarsi alle sollecitazioni a 360°: altri articoli della concorrenza sarebbero già in due pezzi (almeno).
La resistenza allo snervamento è eccellente e non c'è decadimento delle qualità originarie.
A sorprendere anche la flessibilità della lente, una caratteristica da non trascurare (ahimè) in caso d'impatto.
Sulla zona del ponte un rinforzo sostiene il nasello fisso dotato di gomma antiscivolo.
Non da ultimo l'integrazione con il casco Sprint è massima: non c'è nessuna interferenza tra l'archetto del sistema di ritenzione e le aste ed allo stesso tempo l'alloggiamento è possibile inserendo l'occhiale così come indossato nelle prese d'aria o capovolgendolo di 180°.
Occhiali Julbo Density: la vera chicca è la lente
Pur non conoscendo i dettagli tecnici mi aspettavo di indossare un occhiale d'alta qualità e così è stato.
Il cuore di questo modello è senza dubbio la lente fotocromatica Reactiv High Contrast filtro categoria 1-3, colore blu/viola.
13%-72% il tasso di trasmissione dello spettro di luce visibile.
Un modello che ben si adatta quindi ad ogni condizione con una velocità di transizione progressiva e mai fastidiosa.
Qualità che ho avuto modo di apprezzare attraversando alcune gallerie in giornate di pieno sole.
Al di là della flessibilità descritta sopra sono rimasto piacevolmente stupito anche dalla nitidezza dei colori e dei contrasti.
Fino all'inizio di questo test utilizzavo una lente con caratteristiche simili proposta dalla concorrenza che però, una volta addosso, mi dava la sensazione di essere dentro un'altra dimensione per via del filtro o della finitura cromatica che non permetteva una lettura reale delle tonalità.
Qui la musica è diversa e la caratteristica che mi è piaciuta di più è proprio la distorsione pressoché nulla lungo tutti i 135 mm della maschera che descrivono quella che in gergo tecnico viene definita dimensione dell'obiettivo.
Una caratteristica precisata anche nella scheda tecnica e che confermo. Voto 10!
Inoltre, il trattamento oleorepellente fa molto bene il suo dovere anche quando ci si butta un po' di acqua addosso nelle giornate più torride.
Un particolare a cui do molto peso è il campo visivo alle estremità laterali fondamentale quando entra in gioco quel colpo d'occhio che serve in gara così come tutti i giorni su strada.
Lente fresata, mezza montatura e distorsioni minime mi hanno restituito un "effetto gradino" ridotto tra lente e la visione reale.
Qualità che può aiutare non solo quando l'avversario si alza sui pedali...
I pro e i contro
Sono di più i pregi, fin qui elencati, dei difetti.
Massima flessibilità della struttura, distorsione minima, lettura precisa dei contrasti, transizione progressiva, stabilità e cura dei dettagli senza troppi fronzoli proiettano di diritto il Density nell'alto di gamma.
La mezza montatura in Rilsan dona anche un tocco ecologico e sostenibile alla struttura: si tratta di un poliammide riciclato derivato dall’olio di ricino.
Tra i difetti metto il nasello fisso, non intercambiabile, che riduce quindi la possibilità di personalizzazione ed i terminali delle aste modellabili solo per una sezione minima.
Sono questi, a mio avviso, gli unici nei di questo modello che propone anche la soluzione graduata attraverso il programma Julbo RX lab (sotto la nostra prova).
Il prezzo dell'occhiale Julbo Density? 214,90 euro.
Non economico, quindi, ma c'è sempre da rendere giustizia all'elevata qualità costruttiva ed all'efficenza di una lente che sul mercato attuale non ha molti rivali.
Come si dice in questi casi: vale il prezzo!
Un'ultima considerazione. C'è del dislivello qualitativo tra il casco Sprint e l'occhiale Density. Un terreno quest'ultimo dove Julbo gioca in casa da oltre 100 anni.
Il desiderio e l'auspicio, quindi, è quello di vedere (e magari provare) un casco in grado di sorprendere.
Così come è successo con questo prodotto.
Per maggiori informazioni: julbo.com/it
Non volete usare lenti a contatto o gli occhiali da vista. Qui sotto i dettagli della proposta RX Lab di Julbo.
Julbo RX Lab: quanto costa e come farsi l’occhiale sportivo graduato
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Sull'autore
Giovanni Bettini
"I poveri sono matti" diceva Zavattini. Anche i ciclisti oserei dire. Sono diventato "pazzo" guardando Marco Pantani al Tour de France 1997 anche se a dire il vero qualcosa dentro si era già mosso con la mitica tappa di Chiappucci al Sestriere. Prima le gare poi le esperienze in alcune aziende del settore e le collaborazioni con le testate specializzate. La bici da strada è passione. E attenzione: passione deriva dal greco pathos, sofferenza e grande emozione.