Evenepoel e Roglic utilizzano normalmente pedivelle da 170 mm sia sulla bici da corsa che sulla crono.
Si dice che anche Mohoric, per ottimizzare la sua posizione in sella, utilizzi pedivelle molto corte (ricordate il nostro articolo dopo la Roubaix?).

Ma sono tanti altri i corridori d’elite che nel tempo sono passati all’utilizzo di pedivelle più corte, sia su strada che in Mtb.
QUI, ad esempio, trovate un articolo di Juri Ragnoli che spiega come mai nel 2020 ha deciso di usare pedivelle da 165 mm.

Foto facebook.com/soudalquickstepteam – Getty Sport

In passato la scelta della lunghezza della pedivella non era frutto di chissà quali analisi, spesso lasciata alla sensazione dell’atleta o valutata in base alle misure antropometriche.
I più recenti studi biomeccanici, invece, hanno mostrato che altezza e lunghezza degli arti hanno un’incidenza minima (se non nulla) nella scelta della pedivella e che passare a misure più corte porta, in linea generale, più vantaggi che svantaggi.

Minore sovraccarico articolare e muscolare, maggiore facilità nel mantenere cadenze elevate ma, soprattutto, la possibilità di ottenere significativi vantaggi aerodinamici.
Ma che legame c’è tra lunghezza delle pedivelle e aerodinamica, direte voi?
Ok i cambiamenti in termini di cadenza di pedalata e di spinta, ma che c’entra l’aerodinamica?
La correlazione, in realtà, è molto stretta e riguarda vari aspetti.
I vantaggi sono molto più che marginali, specie per il professionista, ma anche per l’amatore.

Abbiamo approfondito l’argomento con Niklas Quetri (foto sotto), Laureato in Scienza delle Attività Motorie e Sportive e specializzato in biomeccanica applicata al ciclismo.

Pedivelle corte e aerodinamica: quali vantaggi?

Le variabili in gioco sono molteplici, e possono variare da atleta ad atleta, ma i vantaggi in termini aerodinamici ormai sono acclarati.

“Ci sono tre fattori principali da prendere in considerazione, due diretti e uno indiretto”, ci ha spiegato Niklas.
“Partiamo da quello indiretto: se un corridore riesce a stare già molto basso con il busto e ha una buona posizione aerodinamica di partenza, passare ad una pedivella più corta lo aiuta ad ottenere una pedalata più efficiente. In pratica, a migliorare il rapporto watt/coefficiente aerodinamico o, in altri termini, migliorare la spinta a parità di aerodinamica.

“Questo miglioramento di efficienza è legato a vari fattori, ma tutti riconducibili ad un angolo femore/busto più ampio quando la pedivella si trova sul punto morto superiore.
Parliamo prima di tutto di un minore schiacciamento dell’arteria femorale e quindi di più sangue che raggiunge le gambe durante la pedalata. In più è stato dimostrato che la pedivella più corta riduce la compressione a livello toracico, con un conseguente miglioramento della respirazione. Afflusso di sangue e respirazione, come è facile immaginare, sono fondamentali nei momenti di maggiore sforzo.

Inoltre, la pedivella più corta genera un minor carico articolare, riducendo il rischio di infortuni. Meno infortuni significano più costanza negli allenamenti e perciò un miglioramento delle performance sul lungo periodo.
Infine, anche se si tratta della mia esperienza e non ci sono studi scientifici a dimostrarlo, molti atleti riferiscono una maggior freschezza muscolare. Si tratta di una sensazione, ma che può risultare importante in caso di sforzi prolungati e ripetuti (vedi una corsa a tappe, ndr).
Sono miglioramenti minimi, ma che sommati tra loro fanno la differenza, soprattutto a livello professionistico”.

“Passiamo poi ai miglioramenti diretti.
Il primo è ancora una volta legato all’angolo femore/busto. Montando una pedivella più corta questo angolo si apre, offrendo al corridore la possibilità di piegare maggiormente il busto per riportare l’angolo al valore originale. In questo modo si mantiene inalterata l’efficienza della spinta, ma si riduce la superficie frontale, migliorando il coefficiente aerodinamico”. 

Ragionando in termini di appassionati e cicloamatori, l’aspetto interessante è che la questione suddetta può essere anche capovolta, con risvolti importanti sul comfort.
La pedivella più corta, infatti, può essere intesa non tanto come strumento per pedalare con il busto più basso, ma per adattarsi meglio a bici “troppo” racing.
Aprendo l’angolo dell’anca, infatti, sarà un po’ più semplice sostenere posizioni con parecchio dislivello sella/manubrio, anche se alla base è indispensabile avere una buona flessibilità di partenza.

Foto facebook.com/BahrainVictorious

“L’ultimo fattore da analizzare è quello legato alle turbolenze generate dalle gambe durante la pedalata.
Il cilindro è una delle forme meno performanti sotto il punto di vista strettamente aerodinamico. Le gambe sono quanto di più simile ad un cilindro si possa immaginare.
Con una pedivella più corta si riduce il movimento delle gambe (circonferenza di rotazione più corta, percorso di movimento delle gambe ridotto) che in questo modo generano meno turbolenze. In questo caso, a parità di posizione, c’è un guadagno diretto in termini di aerodinamica, ma l’incidenza può variare parecchio da atleta ad atleta, in base alla conformazione fisica”.

Pedivella corte vs lunghe

Nel confronto tra pedivelle corte e lunghe, l’obiezione che molti fanno è che passando ad una misura inferiore la leva diminuisce, con una conseguente minore capacità di spingere rapporti lunghi. In realtà, però, le cose non stanno esattamente così…

“E’ assolutamente vero che la leva diminuisce – continua Niklas – ma nel complesso tutti i miglioramenti di cui abbiamo parlato vanno a sovracompensare di gran lunga lo svantaggio relativo alla riduzione della leva.
Lo studio più significativo in merito alla lunghezza delle pedivelle, ormai datato di qualche anno, ha mostrato che la riduzione di potenza con pedivelle corte è veramente ridicola. Si parla di un 4%, ma con variazioni di 10 cm. Se ragioniamo sul centimetro che balla tra una 175 e una 165 mm potete immaginare che l’incidenza è minima”.

“I vantaggi e gli svantaggi, soprattutto in termini di spinta, sono comunque minimi e dunque le sensazioni dell’atleta rimangono un fattore chiave nella scelta della lunghezza della pedivella”.

Cambio pedivelle, quali modifiche apportare

Montare una pedivella più corta non significa automaticamente avere un vantaggio immediato. E comunque, le sensazioni iniziali non sono identiche per tutti.
Non va dimenticato, infatti, che ogni fisico reagisce in modo diverso e che con l’accorciamento delle aste è necessario effettuare alcune piccole modifiche per abituarsi al nuovo stile di pedalata. E concedersi il tempo necessario per adattarsi.
Vediamo, dunque, quali sono gli accorgimenti per chi vuole passare ad una pedivella più corta di quella attualmente in uso.

“Per prima cosa serve adeguare i rapporti.
Su strada e nel triathlon, generalmente, accorciando le aste si va con uno o due denti in più sulla corona anteriore, anche se la fisica direbbe il contrario.
Senza questa accortezza il rischio è di avere la sensazione di pedalare a vuoto.
Nella Mtb è il contrario, perché ci sono molti più momenti in cui è necessario ripartire da bassa velocità e bassa cadenza, dunque serve tanta forza. Quello che si perde a livello di leva si sente di più e quindi la tendenza è quella di usare un rapporto più agile sul davanti.

“C’è poi da fare qualche aggiustamento all’assetto in sella: se partiamo da una posizione corretta, in genere è sufficiente alzare la sella di tanto quanto si è accorciata la pedivella.
L’arretramento di solito si compensa: la pedivella in posizione orizzontale è più arretrata, ma alzando la sella ci si sposta anche un po’ indietro. Se si fa fatica a ritrovare l’assetto giusto può essere utile ricorrere all’aiuto di un esperto di bikefitting”

“Infine, mi sento di dare un ultimo suggerimento a chi vuole provare pedivelle più corte del solito: chi fa triathlon o si dedica in modo specifico alle crono, può andare subito con aste da 165 mm; allo stradista, invece, consiglio di fare prima un passaggio a 170 mm, perché nell’uso su strada la differenza si percepisce un po’ di più.
Ci vuole di essere aperti mentalmente e di prendersi il giusto tempo per abituarsi, ma di solito in questa transizione non ci sono svantaggi evidenti, ma solo vantaggi”.

Pedivelle corte e aerodinamica

Chi è Niklas Quetri

Niklas Quetri è nato a Gemona del Friuli il 24 settembre 1983.
Ha conseguito la Laurea magistrale in Scienza delle Attività Motorie e Sportive presso l’Università degli Studi di Udine e si è specializzato nel bike fitting – biomeccanica applicata al ciclismo

Ha lavorato con diverse squadre World Tour e collabora giornalmente con atleti professionisti e non.
Si occupa di bike fitting e consulenza R&D per le aziende del settore nel suo studio principale a Rosà (VI) e in quello secondario di Milano.

Se volete saperne di più o seguirlo sui social:

niklasbikefitting.com
IG: @niklas_bikefitting
FB: NiklasBikeFitting

A proposito di aerodinamica, qui abbiamo parlato di quanto incida l’abbigliamento, non solo nelle crono:

Aerodinamica e abbigliamento da bici: i vantaggi sono molto più che marginali