Ormai probabilmente lo avrete già letto o sentito dire: il Tour 2022 è stato il più veloce di sempre.
Vingegaard ha vinto con una media complessiva di 42,05 km/h, battendo il record che risaliva al 2005. Quell’anno Armstrong aveva conquistato la maglia gialla alla media di 41,654 km/h, anche se poi quel successo fu revocato per doping quindi, in teoria, quel dato è stato cancellato.

Se non teniamo conto del 2005, il secondo Tour più veloce di sempre è stato quello vinto da Pogacar nel 2021, con 41,165 km/h, ossia quasi 1 km/h in meno.

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Le altissime velocità tenute al Tour 2022, praticamente in tutte le tappe, nonostante il gran caldo che ha caratterizzato quest’anno la corsa francese, hanno contribuito a generare un gran dibattito tra tifosi e appassionati.
In tanti sono scettici e preoccupati da queste prestazioni. Sui social sospetti e illazioni (al momento prive di alcun fondamento) sono all’ordine del giorno.
Chiariamo subito che nello sport professionistico la mano sul fuoco non si può più mettere per nessuno, ma prima di parlare di sospetti è più corretto fare una serie di analisi tecniche che possono spiegare tante cose…

Tour 2022 è stato il più veloce di sempre
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Il Tour è sempre di più la corsa più importante al mondo

Il Tour de France è da sempre la corsa più importante del mondo, ma negli ultimi anni il gap con le altre competizioni sembra essere addirittura aumentato. Vincere una tappa al Tour può cambiare la carriera di un corridore. Per non parlare della classifica finale.
Nessun successo vale quanto la maglia gialla finale a Parigi.
Ma a volte, soprattutto per gli sponsor, è sufficiente farsi vedere e mettersi in luce.

E’ triste dirlo, ma Giro e Vuelta sono uno (se non due) gradini sotto e tutti i campioni più forti del momento vogliono sfidarsi sul palcoscenico delle strade francesi.

Tutti si preparano in modo maniacale, arrivando al Tour nella migliore condizione possibile. Non ci sono 20 corridori ad andare forte, ma quasi tutti i ciclisti al via sono nel top. Il livello generale si alza e anche “solo” per andare in fuga bisogna volare…

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Diretta integrale delle tappe

Più ore di trasmissione TV significano maggiore visibilità per sponsor, squadre e corridori.
Fino a qualche anno fa per noi appassionati era possibile vedere solo le ultime due o tre ore di gara. Quando non c’erano le telecamere i corridori potevano permettersi di “prendersela comoda”. O comunque di concedersi qualche tappa di respiro.

Oggi la diretta integrale è ormai la normalità e tutti vogliono dare battaglia e farsi vedere sin dal km 0.
Se parti a tutta, le velocità medie inevitabilmente aumentano…

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Tappe corte

La lunghezza delle tappe è un fattore tecnico che non può essere sottovalutato.
La tendenza è quella di ridurre il chilometraggio medio delle tappe. I tapponi di montagna da 6-7 ore sono ormai un lontano ricordo, a vantaggio di frazioni corte, nervose, che stimolano la battaglia sin dai primi chilometri.

Insomma, non è difficile capire che un conto è tenere 45 di media per 150 km, un altro è mantenere la stessa velocità per 220-230 km. E questo vale sia per chi va in fuga che per chi insegue.
Tanto per intenderci, il percorso del Tour 2022 misurava 3.344 km, quello del 2005 era 3.608 km. Negli anni ’90 più volte la lunghezza ha sfiorato i 4.000 km. Non è un dettaglio da poco…

Bici sempre più veloci

Tutti dicono che contano le gambe. E’ vero, ma i mezzi tecnici incidono, e tanto.
Provate a far guidare a un pilota di Formula 1 una macchina degli anni ’90 e vedete se riesce a fare gli stessi tempi di oggi.
Nel ciclismo le differenze sono meno significative, ma tra bici sempre più performanti, ruote e gomme più scorrevoli, maggiore attenzione alla posizione in sella, a parità di sforzo si va più forte, c’è poco da fare.
Ce ne siamo accorti noi nel nostro piccolo, nelle uscite di tutti i giorni, figuratevi corridori che a 300 watt sono al fondo medio.

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Non siamo in grado di quantificare il guadagno in termini di velocità a parità watt, ma oggi a 50 all’ora, in mezzo al gruppo compatto, si viaggia con poco sforzo.
Vi siete chiesti perché per il gruppo è diventato sempre più difficile riprendere le fughe? Perché davanti vanno forte con meno fatica e oltre una certa velocità il gruppo comunque non può andare…

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Nuove strategie di allenamento e alimentazione

L’evoluzione non c’è stata solo nell’ambito tecnico, ma anche in quello dell’allenamento e della nutrizione.

Oggi ci si allena meno e meglio, si lavora tantissimo in altura, si hanno a disposizione dati che fino a 10-15 anni fa erano impensabili (non parliamo solo di dati di potenza, ma di tutte le info raccolte tramite altri sensori, come quelli di misurazione della temperatura corporea, del recupero, o del livello di glicemia nel sangue).

Per non parlare della rivoluzione avvenuta in ambito alimentare.
Nel ciclismo moderno ci si alimenta in modo completamente diverso rispetto al passato, con strategie personalizzate, e questo permette di ottimizzare le prestazioni, ma soprattutto di recuperare meglio. Un fattore decisivo nelle corse a tappe.

Generazione di fenomeni

Ultimo punto, ma non meno importante: stiamo vivendo un’epoca del ciclismo caratterizzata da una generazione di fenomeni.
Forse mai, nella storia della bici, c’erano stati così tanti campioni tutti insieme.

I campioni stimolano il resto del gruppo e alzano il livello. Per cercare di stare al loro passo tutti gli altri si allenano più e meglio. E magari provano ad attaccare anche nelle tappe interlocutorie per inventarsi qualcosa, aumentando la velocità generale della corsa…

Un esempio? Un fenomeno come Geraint Thomas (foto sotto), a 36 anni, ha dichiarato di essere andato più forte del Tour che ha vinto, ma è comunque arrivato staccato di oltre 7 minuti.

Tour 2022 è stato il più veloce di sempre
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