Dolomitics24 è una gara su strada di endurance 24 ore, in circuito. La gara, definita a ragion veduta “la più dura 24 ore su strada d’Europa”, si svolge su un percorso di 29,2 km con un dislivello di oltre 1.200 metri a giro, comprendente le salite al Passo di Pramadiccio, Passo Lavazè e Alpe di Pampeago.

La Dolomitics24 è organizzata da Maurizio Barbolini – attivo in Val di Fiemme come organizzatore di altri eventi di endurance, come la Randolomitics (Randonnée con percorsi dolomitici di lunghezza variabile da 150 a 450 km) e la Transdolomitic Way (una nuova adventure race di oltre 1.000 km in modalità self-support) – ed era valevole anche come prova unica di Campionato Italiano 24 ore su strada.

Dolomitics24



Al via si sono schierati il favorito della vigilia, l’austriaco Patric Gruner, i ragazzi del Team ASD Nova Virtus (conosciuti anche come “i Folletti Verdi”) capitanati dalla campionessa italiana uscente, Ivana Furlan, e da alcuni reduci del campionato europeo 24 ore MTB in Slovacchia, e una forte compagine di italiani pronti a darsi battaglia per la “gara nella gara”: la caccia al titolo tricolore.

La gara ha visto anche il debutto ufficiale del team “Ultracycling Academy” del campione italiano uscente Omar Di Felice (nonché vincitore della prima edizione della Dolomitics24) e di Mirko De Angelis (nostro collaboratore, NDR), il giovane debuttante che, per la prima volta, si è trovato a competere in una gara di ultracycling. Ed è proprio sulla “strana coppia” composta da Omar e Mirko che si incentra il nostro racconto della Dolomitics24.

Dolomitics24
Omar Di Felice, a sinistra, e Mirko De Angelis, ultracyclists e autori di questo racconto.

Prima di proseguire con la lettura, qui sotto potete vedere il video di presentazione della Dolomitics24:

Mirko: l’emozione del debutto, l’incoscienza alla partenza.
Quando lo speaker, durante il ritiro del chip di gara, mi chiede quale sia il mio obiettivo, nonostante un po’ di incertezza, dichiaro quello che sarebbe stato il massimo che avrei potuto sperare per il mio debutto: 10 giri.

Mi schiero al via accanto ad atleti ben più esperti di me: i sorrisi alla partenza tradiscono un po’ di emozione anche se so di essere pronto e, soprattutto, di avere dalla mia parte la freschezza di un fisico che non ha ancora partecipato ad alcuna competizione.

Dolomitics24
Il momento della partenza.

E’ il momento di capire quanto sarà dura questa gara e, più in generale, quale potrà essere il mio posto in questa disciplina così dura, ma affascinante al tempo stesso.
Il primo tratto a velocità controllata scorre via tra una risata e una battuta finché, una volta passati all’area box di Stava, le parole lasciano spazio al respiro e alla fatica per la prima dura ascesa al Passo di Lavazè. Il ritmo è ben più sostenuto di quanto avrei immaginato per una gara così lunga, ma le gambe girano al meglio.
Così decido di rompere gli indugi e seguire il forte Patric Gruner che, da subito, imprime un ritmo forsennato alla gara.

Al termine del primo giro lo speaker annuncia il mio passaggio in seconda posizione. Molti mi esortano a calare il ritmo, ma mi sento bene e decido di capire dove sono i miei limiti.

Dolomitics24

Tutto liscio fino all’inizio del quarto giro quando, già in fase calante, inizio ad avere i primi crampi. Il mio compagno di squadra, Omar Di Felice, che nel frattempo mi ha ripreso ed ha iniziato la sua rimonta verso la vittoria finale, mi incita a rimanere con lui, ma la situazione si complica.
I crampi iniziano a impossessarsi delle mie gambe e, forse, anche delle mie certezze. La vera gara inizia ora. Si entra in quel territorio a me ancora sconosciuto chiamato “ultracycling”.

Percorro il quarto giro in uno stato di sofferenza che difficilmente dimenticherò. Sulla salita del Passo Pampeago sfrutto gli unici due punti di “pianura” per riprendermi un po’, mentre invio un messaggio ai ragazzi del team di preparare la brandina perché sono esausto.
Un intero giro a 50 rpm, una cadenza talmente bassa da avere una velocità di circa 5-6 km/h. Una vera e propria agonia.
Arrivo ai box stremato, tra incitamenti e incoraggiamenti che, però, non riesco a focalizzare. Sono completamente immerso nella mia fatica, in questa lotta per andare avanti e non arrendermi. Una borraccia di sali minerali e mezzo pacco di patatine fritte (si, proprio quelle che ti offrono per gli aperitivi) sembrano rigenerarmi lentamente.

Dolomitics24

E’ in questa pausa forzata che capisco che posso ancora farcela. Durante il giro precedente Omar si è raccomandato. “Mangia, bevi, recupera”. Ed è ciò che faccio.
4 giri completati, 120 km e 5.500 metri di dislivello in sole 8 ore di gara. Non sono ancora a metà obiettivo, ma qualcosa nella mia testa sta cambiando.
Nel frattempo si avvicinano le 18.55, orario limite per montare l’equipaggiamento obbligatorio per la notte.
Cambio vestiti, luce sul casco e sulla bici e si parte per il quinto giro.
La ripartenza è qualcosa di indescrivibile.
Lo speaker, i ragazzi del mio box e l’organizzatore urlano il mio nome e mi danno una carica che mi permette di affrontare la prima salita senza troppe difficoltà. Ma la crisi è di nuovo dietro l’angolo e a metà del passo Pampeago sfrutto il tramontare del sole per una piccola sosta.

Dolomitics24

“Di notte l’ultracycling diventa magia”: questo è sempre stato il mantra del team di Omar, un team di amici e professionisti che ho avuto la fortuna di accompagnare durante le ultime stagioni. Ed è qui che capisco che, finalmente, è giunto il mio momento. Quello di far diventare pratica la teoria studiata.

Il silenzio della montagna ti catapulta in un mondo surreale dove ci sei solo tu, il tuo respiro e il rumore delle ruote.
Cavalli che corrono tra i prati a bordo strada, caprioli e scoiattoli che ti attraversano a pochi centinaia di metri nel buio più totale, ti ricordano che la natura di notte è più viva che mai.
E poi ci sono quelle luci che illuminano si e no 100 metri davanti a te, una posizionata sulla bici e una sul tuo casco, che ti tengono sveglio e alzano la soglia della tua attenzione.

Alla fine del sesto giro mi rendo conto che ormai la crisi è superata, ma decido comunque di fermarmi a dormire un’oretta per recuperare le energie perse in quei due giri di sofferenza. Un piatto di pasta e un the caldo mi conciliano il sonno che viene interrotto più tardi, solamente dalla voce di Sara che mi avvisa che Omar sta per terminare il giro e che potrei ripartire con lui per affrontare il giro successivo insieme.
Sono circa le 2 di notte quando decido di risalire in sella.
Mai mi sarei aspettato di sentirmi così bene dopo un’ora di sonno e soprattutto mai avrei pensato di affrontare in quel modo, senza timore e paura, le ore notturne alla mia prima esperienza.
Dal settimo giro fino al decimo è una sorta di passerella con il mio eroe, amico e idolo Omar Di Felice. Ad ogni giro ci dividiamo un piatto di pasta, beviamo un the caldo e via di nuovo in bici.

Sono circa le 9.30 quando ripartiamo per l’ultimo giro. Per me sarà il coronamento di un piccolo sogno (dieci giri completati), per lui il giro (il dodicesimo) che lo porterà alla vittoria finale e ancora una volta al titolo di campione italiano endurance di 24h su strada. Ed è il giro più emozionante.
Avete mai visto quei bambini che fanno invasione di campo nelle partite di calcio per andare ad abbracciare o chiedere autografi ai loro idoli? Avete bene in mente la loro felicità che si legge nel loro sorriso?
Ecco.
Per me Omar è come fosse un Messi o un Cristiano Ronaldo a cui chiedere una firma.
Un percorso durato tre anni che mi ha portato prima a seguirlo in ammiraglia nelle sue gare o imprese, poi a pedalare ultra distanze insieme a lui ed ora ad accompagnarlo, condividendo la fatica, nei suoi ultimi giri di una gara che lo vedrà vincitore.
La telefonata di Sara che ci annuncia che nessuno riuscirà a compiere il tredicesimo giro prima dello scadere delle 24h è un urlo di liberazione per entrambi. Il campione italiano sarà Omar, ma sento di aver vinto anche io. Sento che l’Ultracycling Academy – Adventures & Tours ha raggiunto il suo primo sogno.
Un sogno in cui entrambi abbiamo sempre creduto.

Dolomitics24

L’arrivo a braccia alzate con Omar è il momento più bello di tutta la mia 24 ore. Condividere la gioia della vittoria della persona che ha sempre creduto in te e che ti ha spronato a partecipare ad una gara così dura, è stata un’emozione indescrivibile che ancora adesso, mentre scrivo, non sono in grado di esternare nella maniera più giusta. ­­
Ma credo che il mio sorriso possa rendere l’idea della felicità provata in quel momento e credo faccia capire cos’è stata per me questa Dolomitics24:

Stupore per una partenza così veloce.
Sofferenza fisica per i crampi.
Consapevolezza di riuscire a centrare l’obiettivo.
Magia della notte.
Felicità per il risultato finale.
e subito dopo… nostalgia di tutto ciò!

Omar: quando l’esperienza e la determinazione fanno la differenza
Islanda, Canada, Appennino Bike Tour, Corsica, Glocknerman. 18.000 km percorsi, 300.000 metri di dislivello: no, non sono i numeri di un anno intero ma solamente quello che ho affrontato nei 4 mesi precedenti la gara.

Dolomitics24

A dirla tutta la Dolomitics24, quest’anno, non doveva neanche essere nei miei piani. Qualcuno, però, mi ha insegnato che la maglia di campione nazionale va sempre onorata. Se ci aggiungiamo il fatto che dovevo trovare un punto di partenza per il debutto di Mirko e del mio progetto legato alla Ultracycling Academy, ecco servita, su un piatto d’argento, la partenza alla 24 ore più dura d’Europa.

Reduce dalla vittoria nel Glocknerman Sprint, corsa di 450 km nostop svoltasi solo 13 giorni prima in quel di Graz, sapevo di non poter fare troppo affidamento su una condizione che era già in calo e sull’incognita legata alla mia durata nell’arco delle 24 ore. Quando sei già stanco è difficile essere brillanti e costanti per un lasso di tempo così ampio.

Alla partenza, osservando le facce dei miei avversari, capisco che, se da un lato l’austriaco Gruner è consapevole e pronto a dominare la gara (forse anche troppo sicuro dei propri mezzi, come mi rivelerà la strada), dall’altro la lotta per la riconferma della maglia tricolore sarà durissima, con tanti atleti pronti a sfruttare l’occasione.

Dolomitics24

I primi giri sono un lento calvario: le gambe non girano, la frequenza cardiaca non vuole saperne di alzarsi e il distacco accumulato dalla testa della corsa è inesorabile e impietoso: oltre 30 minuti. La cosa che più mi preoccupa, però, è il fatto di avere davanti a me altri 6 atleti. La rimonta sembra impossibile e inizio a pensare ad obiettivi diversi.

“Potrei aspettare Mirko ai box, saltare un giro, recuperare e scortarlo”. “Potrei fermarmi, ritirarmi e dare assistenza. In fondo ho già fatto molto sin qui”.

Mentre i pensieri si susseguono non mi accorgo di una cosa: le gambe iniziano a girare. Il respiro si regolarizza ma, soprattutto, mi si stampa sul volto il sorriso dei giorni migliori.

“Proviamo a spingere un po’ di più per un giro e vediamo cosa succede”.

Dolomitics24

Questo è il mio imperativo. Lo metto in pratica. Il distacco dapprima smette di aumentare, e al quarto giro i corridori davanti a me, iniziano a diventare figure nitide e non più soltanto dei puntini in lontananza. Al quinto giro rientro anche sul secondo in classifica che è proprio Mirko.

Dai box mi arriva una voce “L’austriaco è fermo, probabilmente ha esagerato e ora è un po’ in affanno. Ha bisogno di recuperare”. Al termine del giro, mentre io sto arrivando, lui è in ripartenza. Questo significa che, del vantaggio abissale, ormai conserva pochissimi minuti.

Sento intorno a me crescere la fiducia di chi assiste alla gara dall’area box. In quel momento nella mia mente mille immagini si susseguono, il cuore si riempie di energia e di orgoglio. Aggancio i pedali e riparto in volata: passo davanti al box austriaco quasi a voler dimostrare loro che la sfida è ancora aperta. Sui primi tornanti del Passo Lavazè lo vedo proprio lì davanti a me. Chiudo la maglia, faccio alcuni respiri profondi, giusto il tempo di elaborare una strategia che mi consenta di vincere quella che, nel frattempo, è diventata una guerra psicologica.



Lo passo a gran velocità, per non dargli possibilità di replica. Concludo il giro in testa. “L’austriaco si è ritirato, dopo averlo passato è saltato completamente ed è tornato indietro”. I giri successivi sono una cavalcata solitaria e silenziosa che mi consente di costruire un vantaggio di oltre un’ora. Vantaggio che porterò fino all’ultimo giro.

Dolomitics24

L’ultimo giro è il più emozionante: grazie alla compagnia di Mirko, che mi ha scortato dall’alba in poi, la grandissima fatica che mi ha assalito, diventa meno pesante. Dai box mi comunicano che non servirà ripartire per il tredicesimo giro. Gli avversari sono lontani più di un’ora. Campione italiano e vincitore della gara. Inizio a realizzare di aver compiuto una vera e propria impresa ma, soprattutto, guardando la realizzazione del sogno di Mirko, capisco che la strada tracciata è quella giusta. Il sogno di un’academy si sta concretizzando.

Dolomitics24

L’arrivo a braccia alzate, mano nella mano con il mio piccolo grande allievo è la ciliegina sulla torta di una giornata perfetta. Ancora una volta testa e cuore hanno sopperito alle carenze di gambe molto stanche.

Per maggiori informazioni sulla Dolomitics24: www.dolomitics.it/dolomitics24