Ieri al Tour è successa una cosa bella.
Ne hanno parlato tutti, dagli addetti ai lavori ai pensionati nei bar e naturalmente ne hanno parlato gli utenti dei social: la foto di Vingegaard e Pogačar, il primo che aspetta l’altro e poi gli tende la mano, ha fatto letteralmente il giro del web.

Foto facebook.com/letour

Ma perché ci piace tanto questa immagine, perché è diventata “virale”, perché ci siamo fermati a guardarla e riguardarla?

Per capirlo, partiamo da una domanda: cos’è il ciclismo, in fondo? O meglio, cosa ci aspettiamo che sia?

Ieri al Tour, due ciclisti – uno in maglia gialla, uno in maglia bianca – battagliavano per la vittoria, uno attaccava e l’altro rispondeva, uno inseguiva e l’altro non cedeva, fino a che in discesa quello in maglia bianca è scivolato ed è caduto.
Quello in maglia gialla, allora, ha rallentato e, mentre l’altro si rialzava e cercava di recuperare, lui si è voltato indietro e lo ha aspettato.

Poteva approfittare, poteva allungare, e invece ha aspettato.
Sembra una cosa banale, ma c’è l’essenza di tutto…
Quando l’avversario lo ha raggiunto, si sono tesi le mani, l’hanno strette, si sono guardati, «Tutto bene?» «Sì, grazie» e poi via, ciascuno a fare la sua gara, a correre verso il traguardo, per battere l’altro, ma senza approfittare di una debolezza.

Jonas Vingegaard, foto Tour de France, pagina Facebook

Due ciclisti, due avversari, uno primo e l’altro secondo in classifica generale, Vingegaard e Pogačar, 25 anni l’uno e 23 l’altro.
Per un momento, sono soltanto due ragazzi, in sella a una bicicletta, uno cade e l’altro lo aspetta, con lo sguardo si rassicurano a vicenda.
Per un momento, non ci sono più gli sponsor, le squadre, le telecamere, la corsa più importante del mondo.
C’è un ragazzo che fa un gesto semplice, spontaneo, gentile verso un altro ragazzo che non è solo un avversario ma un compagno di strada: in entrambi, la stessa fatica, la stessa caparbietà, il talento e la gioventù che esplodono, lo stesso sogno che si avvera.

Ecco, in quel momento lì, i due si sono riconosciuti – il danese e lo sloveno – e tutti noi ci siamo riconosciuti in quella passione condivisa, in quella umanità non più trattenuta, in quello sguardo d’intesa e in quella stretta di mano.

Tadej Pogačar, foto Tour de France, pagina Facebook

Chissà se questa foto con le mani strette scavalcherà gli anni come quella oramai mitica di Coppi e Bartali che si passano la borraccia, di certo c’è un filo rosso che lega le due istantanee: la lealtà, il rispetto, il gioco pulito a volte valgono di più, infinitamente di più, dei soldi, del successo, persino della vittoria.
Anche se magari solo per un momento.

La famosissima foto di Coppi e Bartali che si passano la borraccia è diventata simbolo di lealtà sportiva

Ecco, questo è il ciclismo che ci aspettiamo, che ci emoziona, che travalica tutti i confini e va oltre i numeri ed i watt.
Ce lo hanno ricordato ieri due ragazzi, Vingegaard e Pogačar, forse senza neanche rendersi conto.
Grazie, ne avevamo bisogno.

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