Con questo articolo dedicato alle bici Endurance, o meglio, alle prime impressioni di chi su una bici Endurance non ci era mai salito prima d’ora, vi presentiamo Emanuele Marianeschi, che da oggi sarà uno dei tester di BiciDaStrada.it

Ex ciclista Under 23 e poi granfondista di ottimo livello, ha trascorso praticamente una vita in sella, vivendo tutti i grandi cambiamenti tecnici che hanno interessato il mondo della bici in questi ultimi 30 anni.
Se non siete mai saliti su una bici Endurance, ma vi piacerebbe capire come va e se può essere adatta a voi, questo articolo fa al caso vostro.
NC

prima bici Endurance

Mi chiamo Emanuele, oggi ciclista granfondista, ex U23 e sulla bici dall’età di 9 anni.
Per me ci sono state sempre e solo le corse.
L’agonismo è nel mio DNA e di conseguenza ho utilizzato e apprezzato esclusivamente bici con vocazione racing.

Vuoi per moda, vuoi per emulazione dei campioni, vuoi per ricerca della performance migliore non mi sarei mai immaginato di prendere in considerazione l’utilizzo di bici Endurance.
Lo ammetto, in passato le ho snobbate, poi con Bicidastrada.it è arrivato il momento di provarne una.

prima bici Endurance




La bici su cui ho pedalato è la Canyon Endurace SLX (QUI trovate il nostro test).
Senza dimenticare che tra un modello e l’altro ci possono essere grosse differenze, in questo caso la Endurace va a rappresentare l’intera categoria, che si distingue per geometrie e destinazione d’uso dalle bici con vocazione più tipicamente corsaiola.

Di seguito vi racconto le prime impressioni che ho avuto in sella…

La prima uscita è di una quarantina di chilometri, giusto per prendere confidenza con il mezzo.
Uno dei soliti giri, parte iniziale pianeggiante con asfalto non proprio in buone condizioni.

Rimango subito sorpreso per il comfort, anche sullo sconnesso: mai provata questa sensazione di poter scegliere qualsiasi traiettoria, senza ricercare costantemente la lingua di asfalto più buona.
Bene mi dico, la bici sembra scorrevole e apprezzo molto il comfort complessivo, cosa che mi fa subito immaginare delle belle uscite di 4/5 ore o anche di più.

Arrivo al bivio per Spineta, una salita vicino casa che affronto spesso: 5 chilometri con pendenza media del 5%.
Noto che tendo a stare molto più seduto del solito.
Quando mi alzo sui pedali lo stack elevato e di conseguenza la piega manubrio alta al quale non sono abituato mi trasmette una strana sensazione, comunque proseguo del mio passo e tutto sommato su questa salita rimango soddisfatto anche delle prestazioni offerte dalla bici.

La discesa è su strada umida e scivolosa.
Mi rendo conto di non avere il feeling che mi aspettavo e capisco che la pressione di gonfiaggoio di 6 bar è un po’ troppo alta per i copertoncini da 30 mm con cui è equipaggiata la bici.
Non prendo rischi e sono a casa.

Come seconda uscita programmo un giro più impegnativo per mettere alla prova la bici su una salita di quelle toste della mia zona: Elce Bello, 9,2  chilometri con pendenza media del 6,3%, prima parte pedalabile, ma ultimi 4 chilometri veramente impegnativi, con tratti tra il 10% e il 15%.

Nei primi 30 chilometri trovo forte vento contro.
La geometria della bici è alta davanti, ma proprio per questo invoglia a pedalare con le mani basse sul manubrio e quindi, tutto sommato, in posizione piuttosto aerodinamica.

Giro a sinistra e inizio la salita.
Mi sembra di fare più fatica del solito, anche se le pendenze qui non sono particolarmente impegnative.
Non mi scoraggio, magari sono un po’ legnoso a causa della prima parte tutta controvento.
Nel secondo tratto, quello con pendenze più severe, faccio veramente tanta fatica: salgo con un 35×28 quando sulla mia bici ho al massimo un 39/28 e la sensazione è quella di fare lo stesso sforzo.

C’è qualcosa che non va, mi dico.
Sicuramente non sono in giornata.
Guardo il tempo di scalata: circa 36 minuti, vale a dire un paio di minuti più alto dei miei peggiori tempi.
Ok, questo periodo la preparazione è molto approssimativa, ma c’è qualcosa che non mi torna.
Torno a casa un po’ demoralizzato e il pomeriggio ne parlo con Nicola (che ha già provato la bici per diverso tempo) che sulle prime se la ride, poi mi consiglia di provarla con gomme da 25 mm: “vedrai che la bici cambia tanto”, mi dice.

Sono scettico, ma allo stesso tempo curioso e decido di provare con altri pneumatici.

Passano due giorni e si riparte.
Non ho molto tempo e allora scalo in sequenza 3 salite.
La prima di 3 chilometri, per scaldarmi, poi 5 chilometri regolari da fare di passo e l’ultima bella ripida: 2 chilometri alzandomi spesso sui pedali per rilanciare l’andatura.

Risultato?
E tutta un’altra bici.
Ho ritrovato la brillantezza nei cambi di ritmo e la scorrevolezza soprattutto in salita.
Rimangono, ovviamente, le geometrie comfort e la piega in posizione molto alta, ma mi ci sto abituando anche perché posso usare con più facilità la presa bassa del manubrio.

Finalmente trovo un feeling simile alle bici su cui ho sempre pedalato negli ultimi anni e quella lieve antipatia maturata nell’uscita precedente lascia il posto allo stupore di come questa tipologia di bici possa cambiare radicalmente modificando dei semplici set up.

Per inciso, sono tornato a fare la salita di Elce Bello ed il tempo è stato di 33 min, ancora la condizione è lontana, ma cominciamo a ragionare ☺️.

prima bici Endurance

IN CONCLUSIONE
Io e la mia prima bici Endurance abbiamo fatto altre uscite, anche oltre le 4 ore, e non ci “odiamo” più, anzi ci siamo scoperti l’un l’altro.

L’estrema versatilità e la possibilità di poterle sfruttare in differenti situazioni rappresentano i punti di forza di questa categoria di biciclette.

Con una ruota robusta e gomme da 30 mm (o anche più larghe) sono perfette se siete alla ricerca di comfort e sicurezza, per il cicloturismo e per percorrere anche tratti con strade bianche (tra poche settimane, ad esempio, ci sarà la Strade Bianche).

Con una ruota più leggera e gomme da 25/26 mm si ottiene una bici più reattiva e scattante, adatta per partecipare alle Granfondo, anche con dislivelli importanti o per lunghe pedalate con gli amici dove ci potrebbe essere un po’ di sana bagarre.
Ma sempre con un’impostazione in sella comoda e adatta alle lunghe distanze.

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