Tadej Pogačar sul Col du Portet ha dimostrato ancora una volta la sua superiorità, vincendo la tappa e stabilendo il nuovo record di scalata.

E, almeno a giudicare dalle immagini, lo ha fatto con grande disinvoltura, dando l’impressione di poter salire anche più forte…

Pogačar sul Col du Portet
Foto facebook.com/Colnago

Lo sloveno della UAE-Team Emirates ha scalato i 16,1 km del Col du Portet in 49:00″ (anche se il segmento Strava segna 48:51”), battendo il record di 49:37″ fatto segnare da Nairo Quintana nel 2018, nella famosa tappa di soli 65 km, ma con 3.500 metri di dislivello.

Come facciamo spesso in occasione delle tappe più significative, oltre al tempo andiamo ad analizzare qualche dato relativo all’ultima scalata, estrapolato grazie ai profili Strava di Pogačar e Carapaz (quest’ultimo ci permette di osservare anche i valori di potenza).

 




Nella valutazione dei dati, ci sembra importante ricordare che siamo nella terza settimana del Tour e che la salita del Col du Portet è stata affrontata dopo altre due ascese impegnative e quasi 5 ore di corsa nelle gambe.

Partiamo dal dato meno “tecnico”, ma che forse è più semplice da comprendere (e confrontare) per l’amatore, ovvero la velocità media tenuta da Pogačar, Carapaz e Vingegaard sulla salita finale.
I 3 hanno scalato i 16,1 km all’8,7% di pendenza media ad una velocità di 19,9 km/h.
Se prendiamo in considerazione solo gli ultimi 8 km all’8,4%, ovvero il tratto in cui la bagarre è stata più accesa, la velocità sale a 20,3 km/h.
Davvero tanta roba per una salita così lunga e con pendenze spesso superiori al 10%.

Pogačar sul Col du Portet
Foto facebook.com/letour A.S.O. Ashley Gruber – Jered Gruber

La VAM è stata alta, anche se non eccezionale: 1.686 m/h sull’intera ascesa.
Pogačar ci ha mostrato più volte anche valori superiori ai 1.800 m/h, ma in questo caso va tenuto in considerazione che l’ascesa era molto lunga e la VAM tende inevitabilmente a scendere all’aumentare del chilometraggio (e quindi del tempo di scalata).

Anche in questo caso, se analizziamo solo gli ultimi 8 km, il valore sale a 1.710 m/h.

Infine, grazie al profilo di Richard Carapaz, possiamo analizzare anche alcuni dati relativi alla potenza.
Per l’intera ascesa del Col du Portet Carapaz ha espresso 364 medi.
L’ecuadoriano pesa circa 60 kg, il che significa che ha sviluppato 6,1 watt/kg per quasi 50 minuti, salendo a 6,5 watt/kg in occasione dei 3 minuti dell’attacco nel chilometro finale. Il picco, al momento dello scatto, è stato di 953 watt.

Un valore che conferma come nel ciclismo attuale per primeggiare sia sempre necessario pedalare oltre i 6 watt/kg, con Pogačar che in alcuni frangenti ci ha mostrato prestazioni anche di 6,2-6,3 watt/kg.

Interessante anche notare la differenza di cadenza media, con Pogačar che è salito decisamente più agile di Carapaz. Lo sloveno ha fatto registrare una cadenza media di 89 rpm, l’ecuadoriano di 80 rpm.

DAL FRENO A DISCO AL FRENO TRADIZIONALE
I più attenti avranno sicuramente notato che Tadej Pogačar per la prima tappa Pirenaica ha cambiato bici rispetto al resto del Tour.
Se nelle prime due settimane della Grande Boucle, comprese le frazione alpine e quella del Mont Ventoux, aveva utilizzato una Colnago V3Rs con freno a disco, per l’arrivo sul Col du Portet è tornato alla bici con freno tradizionale.

Foto facebook.com/letour A.S.O. Charly Lopez

Il motivo della scelta?
Onestamente non è facile stabilirlo, ma possiamo immaginare che sia legato alle pendenze più arcigne delle tappe Pirenaiche.
Più sono elevate le pendenze, maggiore è l’importanza della leggerezza del mezzo, e magari lo sloveno ha voluto risparmiare tutti i grammi possibili, visto che ci teneva molto a vincere la tappa.
Ripetiamo, però, che è solo una nostra ipotesi.

Foto d’apertura facebook.com/letour A.S.O. Ashley Gruber – Jered Gruber 

Qui sotto trovate i dati della scalata alla Colombière, sempre al Tour 2021:

I dati di Pogačar sulla Colombière: lui straordinario, ma gli altri?