Una corretta posizione in bici è la base di partenza per ottenere un miglioramento della performance, ma anche per stare più comodi e divertirsi.

Il punto è che la posizione in sella è molto personale, vale a dire che non esistono angoli di lavoro standard per tutti, ma semmai un range di riferimento all’interno del quale muoversi.
L’ampiezza di questo range dipende da tanti fattori, tra cui gli obiettivi con cui si pedala, l’esperienza e il livello di allenamento del ciclista, le sue capacità motorie.

posizione in bici
Foto facebook.com/BahrainVictorious

Ecco perché impostare la propria posizione in bici ispirandosi ai professionisti spesso non è la scelta migliore. O meglio, è giusto osservare come si comportano, ma prima di imitarli è meglio farsi qualche domanda.
Quali sono i miei obiettivi (gare, granfondo, lunghe uscite con gli amici, salute)?
Qual è il mio livello di allenamento?
In che condizioni è la mia schiena e quanto è elastica la mia muscolatura?

Infine, prima di effettuare qualsiasi modifica importante, è sempre bene consultare un bravo biomeccanico.

posizione in bici




Perché le scelte dei Pro’ vanno prese con le molle

L’assetto in sella dei professionisti viene regolato sulla base di un unico obiettivo: ottenere le migliori performance possibili, sia in termini di spinta che di aerodinamica.
Parliamo, appunto, di professionisti e ogni piccolo dettaglio in grado di migliorare la prestazione può fare la differenza.
Il comfort, anche se importante sulle lunghe distanze, viene messo in secondo piano.

Per quanto negli ultimi anni sia cresciuta l’attenzione alla sostenibilità della posizione in bici anche tra i professionisti, un corridore di alto livello, tra un assetto più performante ed uno più comodo, sceglierà sempre quello più performante.

Inoltre, è bene ricordare che i Pro’ sono atleti d’élite, con un’età media di 30 anni, un fisico allenato e meglio predisposto di altri a sostenere certi sforzi e certe posizioni, seguiti costantemente da uno staff di specialisti che lavorano per ridurre il rischio di infortuni e farli rendere al massimo.
Tutti aspetti, questi, che noi appassionati ci dimentichiamo quando proviamo ad allenarci come i professionisti o a prendere spunto dalle loro posizioni in sella.

Detto questo, vediamo quali sono le 3 abitudini in termini di assetto in sella che è bene non imitare. O comunque, farlo con attenzione.

Sella completamente avanzata

La tendenza degli ultimi anni, in parte di derivazione Mtb, è quella di spostare la sella completamente avanti per pedalare più sopra possibile al movimento centrale. Una posizione che, se vogliamo, riprende quella delle bici da crono.

Da un punto di vista tecnico i vantaggi sono due: migliore efficienza meccanica e maggiore facilità nel mantenere una posizione aerodinamica, poiché in questa posizione il bacino ruota più facilmente in avanti e aiuta il busto a stare più piegato verso il manubrio.

Valverde è uno dei Pro’ che usa la sella completamente scarrellata in avanti. Foto facebook.com/movistarteam

Di contro, esagerare con l’avanzamento della sella accresce il rischio di problemi al ginocchio, a causa dell’aumento delle forze esercitate sulla rotula.
Inoltre, la sella molto avanzata aumenta il carico su mani e braccia, che possono generare fastidi, specie nelle uscite più lunghe.

Dunque, ok ad una sella un po’ più avanzata rispetto a quanto si diceva anni fa, ma attenzione a non esagerare, soprattutto se non siete agonisti incalliti e avete una predisposizione a problemi alle ginocchia.

Posizione in bici
Foto facebook.com/quickstepalphavinyl

Manubrio strettissimo

Gli osservatori più attenti avranno notato che negli ultimi tempi le bici dei Pro’ sono equipaggiate con manubri sempre più stretti. In alcuni casi si tratta di scelte davvero “imbarazzanti” rispetto alla stazza del ciclista.

Posizione in bici
Foto facebook.com/LottoSoudalCyclingTeam

La spiegazione, ancora una volta, sta nel miglioramento delle prestazioni aerodinamiche, poiché un manubrio stretto, magari abbinato a comandi del cambio intraruotati, riduce l’ingombro frontale del ciclista. Nel caso dei velocisti, inoltre, permette anche di destreggiarsi con più agilità in mezzo al gruppo nelle fasi più concitate della gara.

Un manubrio molto stretto, però, oltre al fatto che per alcuni può risultare più scomodo e affaticare i tricipiti, rende la bici più nervosa e difficile da guidare.
Poco male per i Pro’, che hanno doti di guida fuori dal comune, ma per il cicloamatore questo incide negativamente sulla guidabilità del mezzo, comportando anche qualche problema di sicurezza.

posizione in bici
La Specialized con cui Alaphilippe ha vinto il mondiale 2021, equipaggiata con manubrio Pro da 40. Foto Credit specialized.com

Misura del telaio più piccola di quella ottimale

E’ una tendenza che ormai vediamo da tantissimi anni.
In passato, soprattutto quando i telai erano in acciaio o alluminio, la scelta di una bici più piccola del dovuto era fatta per aumentarne la rigidità e ridurre il peso.
Oggi, ancora una volta, le motivazioni sono da ricondurre alla ricerca di vantaggi aerodinamici.

Un telaio di una o due taglie più piccolo ha un tubo sterzo più basso e dunque permette di mantenere una posizione più bassa sul manubrio (a chi è in grado di sostenerla).
In genere, per compensare le dimensioni del telaio, quasi tutti i Pro’ sono costretti ad utilizzare attacchi lunghissimi, che possono arrivare anche a 13 o 14 cm (ne avevamo parlato in questo articolo).

Foto facebook.com/quickstepalphavinyl Wout Beel

Molti amatori sono attratti da questa soluzione perché avere un fuorisella abbondante e un attacco lungo “fa figo”, ma quanti sono in realtà in grado di sostenere dislivelli sella/manubrio da professionista?
Senza considerare che, come per il manubrio molto stretto, anche l’attacco lungo influisce non poco sulla guidabilità del mezzo.

Manubrio stretto e attacco lungo influenzano anche la guidabilità della bici. Foto facebook.com/AstanaQazaqstanTeam

In conclusione

Insomma, se siete giovani, fate gare e avete una buona flessibilità della schiena, alcune soluzioni dei Pro’, con attenzione, possono essere fonte di ispirazione.
In caso contrario, meglio lasciar perdere per non rischiare di ottenere più danni che vantaggi.
E’ più opportuno ricercare una posizione sostenibile, con un buon equilibrio tra prestazioni e comfort, magari facendosi aiutare da un biomeccanico competente.

QUI trovate molti altri contenuti dedicati alla biomeccanica pubblicati su BiciDaStrada.it, mentre in basso un articolo dedicato al corretto posizionamento in sella:

TUTORIAL – Più veloci e più comodi? Serve la corretta posizione in sella…