Partecipare alla Granfondo Squali Trek a Cattolica-Gabicce ci ha permesso di goderci tutto il bello della Riviera romagnola, senza rinunciare alla nostra amata bici e a un po’ di sana competizione. 

Sarà per questo motivo che allineati in griglia, davanti all’Acquario di Cattolica, ci siamo ritrovati in più di 2.500, circondati da molte famiglie in festa che hanno accompagnato gli atleti sulla linea di partenza.
Per me che da un po’ non partecipavo ad una competizione su strada è stato emozionante vivere ancora una volta quegli attimi di eccitazione che precedono il via, con la musica che sale, insieme ai battiti del cuore.




Per Luca e me l’avventura Squali è iniziata in realtà sabato, quando siamo arrivati alla Shark Arena di Cattolica – il villaggio gara allestito con tutti i servizi per gli atleti e l’area riservata agli espositori – per incontrare gli amici di Trek a cui dobbiamo la gradita ospitalità di questo week end romagnolo.
Dopo esserci fatti raccontare le ultime novità di casa Trek, abbiamo ritirato una stupenda Trek Emonda SLR 7 dalla particolarissima colorazione “corallo radioattivo/giallo” per Luca. Io, invece, avrei corso con la mia amata Emonda SL 7 Pro. 

Letizia Paternoster, una degli ospiti d’onore alla Granfondo Squali Trek

Dopo il ritiro del pacco gara il pomeriggio è volato tra chiacchiere con amici e conoscenti ciclisti. Cena leggera a base di pasta e pesce fresco all’aperto, passeggiata e preparativi di rito completati.
Devo dire che l’atmosfera rilassata mi ha aiutato a dormire senza problemi, a differenza di quanto mi capita solitamente la notte prima di una granfondo: mi sono svegliata giusto in tempo per una colazione veloce e per incontrarmi con Luca davanti all’albergo.

Dal momento che quest’anno non ho pedalato molto su strada e non ho fatto una preparazione specifica per le competizioni, con Luca abbiamo definito una strategia di gara che privilegiasse la sicurezza e il divertimento, senza velleità agonistiche particolari, contando magari di allungare il passo nel caso di buone sensazioni lungo il percorso.

Granfondo Squali Trek

Dopo una partenza meno stressante di quanto temessi, il ritmo si alza in fretta nei primi chilometri, ma in qualche modo riesco a restare a ruota di Luca senza troppi problemi. Dopo aver lasciato sfilare i più scalmanati senza perdere troppe posizioni le sensazioni per entrambi sono buone, ma quando arriviamo al bivio tra Granfondo e Mediofondo devo ancora smaltire gli inevitabili fuorisoglia della partenza e preferisco optare per il percorso più breve.
Anche Luca decide di seguirmi.

La salita per Saludecio, su un terreno che conosco bene, mi restituisce buone sensazioni: le gambe non sembrano avere sofferto della prima parte.
So di dovermi dare il tempo per trovare il giusto ritmo, che per me arriva sempre tardi, ma sapendo di rendere di più nella seconda parte di gara mi dico che se questa è la mia condizione sicuramente ci divertiremo. Siamo ancora in buona posizione e arrivo abbastanza soddisfatta al ristoro di Tavullia, patria di Valentino Rossi, dove Luca mi aspetta dopo avere allungato sulle bellissime discese che si incontrano arrivando da Mondaino.
Mi dice di aver subito trovato il feeling su questa Emonda SLR e da come viaggia in discesa non stento a credergli.

Metto piede a terra, riempio la borraccia, bevo due dita di Coca Cola e sono pronta a riprendere la corsa.
Purtroppo, però, non ho fatto i conti con quello che mi aspetta alla ripartenza: ai primi colpi di pedale sento le avvisaglie di quello che dopo un paio di chilometri di saliscendi diventa un vero e proprio dolore alla schiena che non accenna a scemare.

Non sono troppo sorpresa, so di avere avuto poco tempo negli ultimi tempi per curare core training e mobilità che compensano un mio difetto posturale, e saltare l’ultimo appuntamento con l’osteopata dopo due cadute in mountain bike non ha di certo aiutato. Capisco presto che dovrò finire la corsa limitando i danni, con un ritmo dettato dalle fitte sempre più insistenti alla zona lombare che devo alleviare alzandomi spesso sui pedali. Sono contrariata soprattutto dal fatto che questo è il momento che preferisco nelle Granfondo: sparita la ressa delle prime fasi il clima si fa più disteso ma ancora stimolante, la temperatura si scalda, i muscoli lavorano bene, la testa è più lucida e l’andatura più sciolta: generalmente è qui che inizia la mia corsa, e invece… 

Invece mi vedo inesorabilmente perdere posizioni mano mano che il mio mal di schiena aumenta.
Gruppetti mi sfilano accanto senza che io riesca ad agganciarmi.
Le gambe avrebbero voglia di girare, ma ogni volta che cerco di accelerare il dolore mi ricorda che è meglio evitare di forzare per non rischiare di farmi male seriamente.
Mi rassegno a giocare in difesa, sapendo che mi mancherà quella sensazione di esaltazione e gioia che si prova quando la forma fisica ti assiste e il corpo lavora al suo meglio, ma sono ben decisa a non mollare.

Scaccio i pensieri negativi cercando di non disperdere energie.
Devo trovare una strategia mentale.
Non riesco a rimanere focalizzata sullo sforzo come quando le gambe girano bene e capisco di dover mettere in atto uno stratagemma opposto cercando di uscire “fuori di me”: in pratica, di distrarmi.

Alzo lo sguardo, sollevo il busto cercando una posizione più rilassata e mi guardo attorno: la strada davanti a me è piacevolmente in ombra, i pollini in volo nell’aria intercettano la luce primaverile rendendo l’atmosfera lattea e indistinta, quasi onirica.
Appena il tempo di registrare questi dettagli che il paesaggio cambia, lasciandomi scoperta in pieno sole e circondata da distese verdi punteggiate di miriadi di papaveri rossi, come non ne vedevo da tempo.

Nel frattempo inizio a recepire anche altri cambiamenti attorno a me: di mano in mano che perdo posizioni le pedalate di chi mi affianca si fanno più rilassate.
Ogni tanto qualcuno tenta una battuta. Due ciclisti si riconoscono e si affiancano, una pacca sulle spalle e proseguono appaiati, trovando un compromesso tra la voglia di spingere sui pedali e il piacere di ritrovarsi.
Sto lentamente passando dalla zona in cui si vive la corsa con la tensione della posizione, lottando ancora per un buon piazzamento, a quella in cui la voglia di godersi quest’esperienza prevale sulle ambizioni di classifica. 

Granfondo Squali Trek

Qualcuno addirittura risponde al telefono per aggiornare chi aspetta al traguardo sulla propria posizione: immagino una famiglia in attesa per cui il suo arrivo sarà sempre una festa.
Davanti a me ci saranno qualche centinaia di persone, il che significa che dietro saranno almeno altrettante, e inizio a credere che se dovessi continuare ad arretrare vedrei crescere la soddisfazione di essere lì a pestare sui pedali e a stringere il manubrio per arrivare in fondo, ottocentesimo o millesimo o ultimo poco importa. 

“Brava!” “Viva le donne”. Un gruppo di ragazze a bordo strada si affaccia dal cancello di una casa e si sbraccia allegramente ad ogni donna avvistata. 

Granfondo Squali Trek

Mi colpisce il pensiero che per la maggior parte di chi ci guarda sfilare quello che stiamo facendo è un’impresa, e se domani racconteremo al nostro vicino di scrivania che abbiamo fatto schifo alla Granfondo perché siamo arrivati seicentesimi, per lui varrà come se fossimo arrivati ventesimi o ultimi: siamo comunque degli eroi.
Per un qualche assurdo motivo, però, più alte sono le nostre aspettative e meno riusciamo a godere di quello che facciamo. 

Io oggi sto andando indietro come i gamberi, e da qui dietro prendo la rincorsa e vedo quello che a volte guardando sempre chi sta davanti ci dimentichiamo.

Ormai sono sulla Panoramica, una delle mie strade preferite, quella che si arrotola sul Monte San Bartolo e ci accompagna all’arrivo.
Una curva all’improvviso si affaccia sul mare, mi strappa ai miei pensieri, illumina l’orizzonte di blu. Com’è bello il mare!

“Ci siete, forza, mancano quattro chilometri!”.
Mi rendo conto che non ho più pensato al mio mal di schiena. Lui è ancora lì, ma non gli ho dato retta, ho ascoltato la gente, mi sono goduta il panorama, e adesso siamo quasi arrivati. Mi alzo sui pedali, rilancio l’andatura, spingo e ignoro le fitte, ormai non posso fare dei grandi danni comunque. Vedo la linea del traguardo, gli amici e i parenti ammassati a bordo strada. 

Si sente l’odore della “rustida” di pesce al ristoro. E’ una festa che ci aspetta, e in un attimo siamo tutti qui, insieme, come alla partenza, ma più rilassati, più felici. 

Luca mi aspetta al traguardo, oggi stava bene, ha allungato il passo e si è divertito.
Ha il viso soddisfatto e il primo pensiero è per casa. “Babbo, hai vinto?” chiede suo figlio al telefono.
E in quella domanda c’è così tanto da imparare che la risposta mi sembra ovvia.
Certo, piccolo, il babbo ha vinto.
Oggi abbiamo vinto tutti.

Granfondo Squali Trek
Luca e Silvia (autrice di questo articolo), i nostri inviati alla Granfondo Squali Trek

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Qui invece informazioni e dettagli sulla Granfondo Squali Trek, che ha già fissato le date per il 2023: granfondosquali.it