Uscire da soli in bici da strada spesso è per scelta.
Sono io che decido orari, rotte e andature e sono io e solo io che pedalo davanti, per tutta la durata dell’uscita.
Ok, messa così non è proprio una situazione invitante.
“Ma come fai a divertirti da solo in bici?”
Eppure, lo sapete anche voi, uscire da soli può essere molto appagante.
Insomma, sabato scorso ho deciso di uscire in bici da solo.
Avevo in mente un itinerario, ma come al solito lascio che siano la gamba, le sensazioni del momento e quell’eventuale guizzo di sfida che decidano dove andare.
Inizio con 25 km di pianura, poi salgo un po’, di nuovo pianura per altri 15 km e all’orizzonte intravedo un ciclista.
Mi compare lì davanti, a circa 300 metri, dopo una curva.
Significa che va molto più piano di me, perché nei rettilinei precedenti non l’ho proprio visto.



Ma poco importa: lo raggiungo, lo affianco, lo saluto con un “Ciao!” entusiasta e rispettoso quanto basta e lo sorpasso.
Ma da lui nessuna risposta.
Bene, eccone un altro da inserire nella triste categoria dei “ciclisti non salutanti”.
E le ragioni per cui i ciclisti non rispondono al saluto secondo me possono essere sei:

1 – sono maleducati;
2 – non si stanno divertendo e tu, che li saluti sorridendo, gli sbatti in faccia il fatto che loro non si stanno divertendo come te;
3 – se non hai come loro tatuaggi, barba, vene sul polpaccio, S-Works o un 10% di grasso corporeo non ti ritengono degno di un cenno di saluto (anche se ti hanno squadrato per bene);
4 – magari sono presi in tutt’altri pensieri e/o stanno spingendo di brutto sui pedali;
5 – sei Peter Sagan dopo 40 km di continui “Ciao!” ?
6 – vorresti essere come Peter Sagan ma, diciamocelo, non lo sei…

Comunque sia, è una categoria triste alla quale io, salutando sempre e comunque tutti ma proprio tutti, ho scelto di non appartenere.
Continuo la mia pedalata e riprendo il filo dei miei pensieri interrotto momentaneamente dai suddetti ragionamenti.
La gamba va abbastanza, il cuore è abbastanza basso, ma sinceramente, non so, forse quella salita di 8 km con 600 metri di dislivello che pensavo di fare, beh, forse, meglio di no.

se sei un ciclista rispondi al saluto
La tua fantastica bici da 12000€ non giustifica la tua spocchia: rispondi al saluto se sei un ciclista…

No, senti: oggi me ne torno a casa tranquillo e concludo con scioltezza questa settimana di allenamenti e ritmi di lavoro non proprio facili.
Sento le ruote che scorrono bene e avere davanti a me una strada in leggerissima discesa mi dà un grande morale.
Scendo di un rapporto e tengo il cuore sui 115 battiti.
Viaggio a 35-36 all’ora e con questo ritmo torna a casa anche prima.
Alla grande!

Poi all’improvviso sento un cambio, che non è il mio cambio, sferragliare.
Con la coda dell’occhio intravedo l’ombra di qualcuno alle mie spalle.
Sono con la presa bassa sul manubrio e quindi abbasso la testa per vedere chi è.
E’ lui!

E’ quel ciclista che non mi ha salutato e che ora si è messo a ruota.
Vediamo se dice qualcosa…

Faccio finta di non averlo visto in attesa che si palesi alle mie spalle.
Io, nei suoi panni, avrei detto: “Ciao, mi metto un attimo a ruota, ti dispiace?”
E magari gli avrei anche chiesto da dove arriva e dove sta andando.
Però è chiaro che… io non sono come questo ciclista.
Che, fra le altre cose, mi sta facendo riflettere su una cosa: io potrei essere infastidito di questa forzata vicinanza con una persona che non conosco.
La mia ruota posteriore, anzi, la mia scia aerodinamica non è mica pubblica!
Vabbè, tengo il ritmo e vado avanti.
Proseguo per un chilometro, forse due, quando alla fine se ne esce con un:

«Ehi, ma a quanto vai?»



E io per nulla sorpreso della sua voce mi limito a rispondere “36” e proseguo.
Anzi, in prossimità di buche e ostacoli lo avviso anche.
Proseguo ancora un paio di chilometri, poi mi volto e non lo trovo più alle mie spalle.
Si è tolto di torno da solo, ancora una volta senza proferire verbo.
Che tristezza…
Allora mi viene da pensare, anzi, da scrivere a questa categoria di ciclisti un paio di parole che, in buona sostanza, sono sintetizzate in una domanda:
Ma in bici cosa ci andate a fare?
Anzi, a voler essere ancora più precisi e diretti, la domanda corretta sarebbe questa:

Ma quando esci in bici ti diverti?

Perché, cari ciclisti non salutanti, capita anche a me di stare sui pedali e di accorgermi che oggi, strano ma vero, non mi sto divertendo come al solito.
Quindi cosa faccio?
A volte me ne torno a casa, altre volte cerco un itinerario diverso, a volte mi fermo ad un bar, a volte chiamo qualcuno che possa unirsi al mio giro in bici, ma, insomma, cerco di ripristinare lo stato ideale di cose.
Che, per noi amatori e appassionati della bici, è DIVERTIRSI, oppure svagarsi (ed è un lusso, lo sapete vero?), oppure stare per i fatti propri per un paio d’ore (anche questo è un super lusso…), quindi, miei cari ciclisti non salutanti…

…in bici ci si saluta, se non altro per educazione, e perché c’è una passione che ci accomuna.

Non sono la bici che possiedi, i tatuaggi su braccia e gambe, la barba, gli Oakley che hai sul naso e nemmeno un eventuale palmares agonistico (amatoriale o professionistico) a darti il diritto di tirare dritto e di non filarti nessuno.
Puoi farlo, certo, ma non sei simpatico e, secondo me, non sei nemmeno un vero ciclista.

Qui altre Storie di Strada

PS: ah, poi quella salita di 8 km x 600 metri di dislivello l’ho fatta. E mi sono divertito…