Dopo aver pedalato per cinque tappe e circa 600 chilometri tra i fiordi norvegesi, ormai solo 140 chilometri separano Omar Di Felice da Capo Nord.

Dopo la durissima tappa nell’entroterra della Lapponia norvegese che lo ha costretto a tornare indietro verso il mare, Omar ha dovuto affrontare nella quinta frazione le condizioni più estreme mai provate nella sua vita da ultracyclist: 4 ore pedalando ad una temperatura media di -32°C.
La tappa portava da Alta a Olderfjord (circa 110 km) e prevedeva di superare un altopiano a 500 metri sul livello del mare, rimanendo in “quota” per circa 60 chilometri. Una situazione che lo ha messo a dura prova, come potete capire da un suo post su Facebook.

Omar Di Felice verso Capo Nord

Allenamento e passione: solitamente sono questi i due ingredienti principali per riuscire a raggiungere un grande sogno.
Ma quando si parla di estremo, di condizioni pericolose che potrebbero mettere a rischio la salute, allora entra in gioco la motivazione e la capacità di soffrire, pur rimanendo cosciente dei rischi connessi all’avventura.
Una persona poco motivata, per quanto possa amare il freddo estremo, probabilmente non riuscirebbe a pedalare vestito da ciclista “normale” a quelle temperature per 4 ore, senza nessuna possibilità di supporto, senza mangiare e bere (perché ovviamente tutto è congelato).

Seguendolo sui suoi canali social si comprende che Omar, in questa occasione, trova la motivazione per pedalare e cercare di arrivare a Capo Nord in un episodio che lo ha coinvolto proprio durante una sua avventura artica 3 anni fa.

Omar Di Felice verso Capo Nord

È lo stesso Omar, in un post su Facebook, a rendersi conto che ciò che ha superato è, forse, l’esperienza più dura mai affrontata fino ad oggi: “Oggi era un giorno particolare per me. Le emozioni che si agitavano nel cuore erano tante e contrastanti. Grinta, determinazione, malinconia, voglia di fermarmi, consapevolezza di poter arrivare: c’era tutto.
Ma lassù, in quell’inferno che, probabilmente, non sarò mai in grado di raccontarvi, pedalando 4 ore con il termometro a -35°C sono stati solo l’amore e la voglia di tornare a casa a farmi arrivare.
Sono esausto. Voglio solo un letto caldo e il silenzio di questa stanza nel nulla artico”.

Ci piace prendere spunto dai suoi post perché, se qualcuno mi raccontasse che un uomo vestito da ciclista sta tentando di raggiungere Capo Nord in solitaria, in inverno, con queste temperature, non ci crederei mai.
A meno che non registrasse e documentasse tutto proprio come sta facendo lui.

La sfida di Omar Di Felice è personale, ma il suo intento è quello di dimostrare che un qualsiasi essere umano, se motivato, può raggiungere grandi obiettivi.
E’ per questo che documenta ogni momento e pubblica foto e video in diretta, giorno per giorno, per rendere la sua avventura reale e visibile agli occhi di tutti.

Omar Di Felice verso Capo Nord

Stiamo seguendo questa appassionante avventura in tempo reale, così abbiamo contattato nuovamente Omar, disponibile come sempre, per fargli altre domande:

– La tua sfida è affrontare queste avventure vestito come un normale ciclista; nello specifico che abbigliamento stai usando?
-“Ho sempre affrontato queste sfide in pieno stile ciclistico. In molti hanno esplorato, ed esplorano, queste terre così estreme con attrezzatura di tipo alpinistico, magari con delle bici meno performanti ma più sicure (ad esempio le Fat Bike).
La mia mission, invece, è cercare di pedalare quassù come se fossi sulle nostre strade: ogni giorno percorro oltre 100 chilometri nonostante la mia Wilier Triestina Jena (qui trovate il nostro test) sia dotata di 8 kg di bagaglio nelle borse da bikepacking di cui è munita, ed io stesso abbia sulle spalle uno zaino del peso di oltre 7 kg.
Per quanto riguarda l’abbigliamento, quindi, mi affido a normali capi della linea Mavic, scegliendo tra i modelli con maggior tenuta al freddo seppur siano, tutto sommato, quelli che molti appassionati utilizzano a temperature tipiche del “nostro” inverno (senz’altro più mite dell’inverno artico).

Omar Di Felice verso Capo Nord

Nello specifico indosso la giacca termica Cosmic Pro Softshell nella colorazione specifica per la visibilità notturna (con inserti catarifrangenti di serie) che mi offre anche la giusta sicurezza, viste le pochissime ore di luce (circa 3 ogni giorno) tipiche delle notti invernali artiche.
Per le gambe scelgo tra due tipi di setup: per le giornate più miti gambale e pantaloncino della linea invernale Cosmic, durante quelle più fredde la tipica calzamaglia lunga.
Gli strati direttamente a contatto con la pelle, invece, sono i più importanti in quanto cerco di creare una membrana protettiva in lana merino grazie ai prodotti della Brynje of Norway, specifica per questo genere di avventure estreme.

“Veniamo infine a guanti e scarpe: per i primi ho sempre con me un sottoguanto Brynje cui abbino il classico Guanto termico Mavic invernale oppure, come oggi, affrontando 4 ore di esposizione a temperature fino a -35°C, la muffola specifica realizzata per l’alpinismo; per i piedi, invece, calza termica in lana merino e scarpa Mavic Crossmax Thermo.
Per questa avventura, non avendo al seguito un’ammiraglia, ho deciso di sperimentare il pedale da Mtb Shimano XT con tacchetta di tipo SPD, senz’altro più confortevole in caso di necessità per brevi tratti camminati nella neve e più resistente al ghiaccio e alla neve che spesso si attacca sotto la suola della scarpa stessa”.

Omar Di Felice verso Capo Nord

– Con queste temperature il dispendio energetico è sicuramente maggiore: come ti alimenti durante la tappa giornaliera? Quante ore pedali?
– “L’alimentazione è la parte che curo maggiormente quando mi alleno a temperature normali: spesso mi viene chiesto che senso abbia allenarmi a digiuno per molte ore o introdurre meno calorie di quante io ne consumi (e, per di più, provenienti da fonti grasse). Il mistero è presto spiegato: quando ti ritrovi a pedalare ore ed ore a queste temperature senza alcuna possibilità di mangiare né alimenti solidi né liquidi (e per quanto tu possa portarne sfido io a mantenerli a temperatura ideale) devi insegnare al tuo fisico ad utilizzare i grassi già presenti. E alla mente a sopportare il senso di fame.
Ovviamente devi anche essere capace nel regolare lo sforzo di conseguenza, bilanciando l’attività affinché non sia troppo dispendiosa dal punto di vista calorico, ma neanche troppo poco intensa visto che, l’attività cardiaca, attiva anche il meccanismo di termoregolazione.

“Una cosa è certa, quassù, per quante teorie sia facile elaborare a tavolino, salta ogni tipologia di schema. Le soste sono in funzione delle reali sedi dove trovare piccole aree di servizio o villaggi con market attrezzati.
Le fonti di grasso e proteine sono date dai cibi molto più simili a quelli dei fast food (carne, hot dog, hamburger, formaggi) che non da quelli prescritti in ambito sportivo dai nutrizionisti.
Una buona base è senz’altro data dalla colazione super abbondante a base di grassi, e dolci di ogni tipo (biscotti, creme di nocciola spalmabile, burro, fette di dolci, ecc…) condita da abbondanti bevande calde come the o caffé”.

Omar Di Felice verso Capo Nord

La #LaplandExtremeUnsupported continua e noi rinnoviamo il nostro in bocca al lupo ad Omar Di Felice per gli ultimi chilometri verso Capo Nord.
Lo aspettiamo per un’intervista finale al suo arrivo.

Qui trovate altre storie su due ruote pubblicate su BiciDaStrada.it