Si è appena conclusa la gara olimpica di Mtb di Tokyo 2020 e due dei grandi favoriti, Mathieu Van Der Poel e Tom Pidcock, hanno disputato due gare diametralmente opposte.

Il primo è caduto su uno dei passaggi più impegnativi del tracciato, mentre il secondo ha vinto, resistendo agli attacchi di Nino Schurter e Mathias Flueckiger, arrivando in solitaria.
Da dominatore.
Cioè, dimostrando di avere un “motore” formidabile e che, sebbene le gare su strada abbiano dinamica e durata molto differenti, se si ha il manico di Pidcock, ci si ritrova con un vantaggio davvero importante in una gara di cross country.
Anzi, un vantaggio decisivo.

E Van Der Poel?
La gara di Tokyo non è la prima gara di Mtb importante al quale l’olandese partecipa, ma di certo era quella più attesa.
Era il suo obiettivo dichiarato, ma oggi qualcosa, o forse, più di qualcosa è andato storto.
Prima ancora della caduta, forse è la gestione della tensione.

VDP è uscito in anticipo dal Tour de France (in maniera molto discussa, fra l’altro), perché puntava alla gara olimpica di Tokyo in Mtb.
Poche ore fa, durante il primo giro, ha fatto un errore quasi da principiante, cioè ribaltandosi su un salto.

Anzi, ribaltandosi perché ha tentennato durante un salto.
Oppure, secondo VDP, perché l’organizzazione avrebbe rimosso (senza darne notizia) la passerella che permetteva di passare sopra la roccia anziché saltarla.
Senza dimenticare che la scelta tecnica di non montare un reggisella telescopico non lo ha aiutato di certo.

Ma Van Der Poel è così: o tonfa o trionfa.
E un po’, oggi, ha ricordato quel Peter Sagan che alla gara Mtb di Rio 2016, quando, dopo un certo digiuno di gare in Mtb (il suo “lavoro” è sulla bici da strada), pur partendo dalle retrovie, chiuse la sua rimonta (che sembrava trionfale) con una foratura, forse causata da una traiettoria sbagliata.

Peter Sagan alla gara olimpica di Rio 2016: qui l’articolo su MtbCult.it

Difficile dire se con il reggisella telescopico Mathieu Van Der Poel oggi sarebbe stato lì davanti.
Forse sì.
Forse no.
Il gioco dei se e dei ma lascia il tempo che trova.
Quello che abbiamo visto, però, è che ha sbagliato proprio laddove i biker di punta non hanno sbagliato per tutte e sette le tornate.

Tom Pidcock

Ma veniamo al vincitore, Tom Pidcock, che in Mtb ha fatto vedere numeri impressionanti tanto quanto VDP.
Nel palmares dell’inglese figura il mondiale XC (ed e-Mtb XC) Under 23 dello scorso anno.
Più altre vittorie nel ciclocross e su strada.
Ma il titolo olimpico XC di oggi è quel traguardo che lo fa entrare fra i grandi.
Della Mtb? Sì, anche se non è un biker full-time
Del ciclismo su strada? Sì, ma è anche molto forte nel ciclocross.
Insomma, che ciclista è questo Pidcock?
E’ la rappresentazione migliore della nuova generazione, al pari di Mathieu Van Der Poel, che fa della multidisciplinarietà la sua grande virtù.
Nel ciclismo moderno contano, sì, i watt e il VO2 Max, ma soprattutto contano le capacità tecniche, intese come saper affrontare situazioni di guida critiche con lucidità (su strada come in mtb).
O situazioni di grande stress con la maggiore tranquillità possibile.
Quella che si chiama “calma olimpica”.

Chissà quanto l’oro olimpico di Tokyo andrà ad alterare questi preziosi equilibri in Tom Pidcock?
Noi speriamo poco.
E, anzi, speriamo di rivederlo presto in Mtb, visto che, ora, non è più solo un outsider molto pericoloso.

Qui tutti i nostri articoli sui Giochi Olimpici di Tokyo 2020

QUI l’articolo in cui si parla della “pedana scomparsa” che avrebbe provocato la caduta di Van der Poel.