Quale futuro per i negozi di bici?
Quali scenari avremo da qui a qualche anno per la vendita e l’assistenza sulle biciclette?

La situazione attuale di overstock (ossia di esubero di prodotti nei magazzini) è destinata a risolversi nel corso di quest’anno e, forse, anche di una parte del 2025, ma a spingere a riflettere è il ruolo che i negozi hanno e avranno.
Saranno ancora loro l’interfaccia fra produttore e appassionati?
Sarà ancora il negozio il luogo dove guardare, toccare, capire e scegliere se un oggetto fa al caso proprio?
Oppure già adesso questo ruolo di interfaccia e vetrina è riservato solo ad alcuni dealer?

All’interno del negozio Bike Town di Rose, in Germania. L’immagine risale al 2014. Le dimensioni sono a dir poco giganti: 6000 metri quadri di negozio. Qui l’articolo

La risposta alla domanda del titolo non è affatto semplice.
Perché per rispondere occorre capire, fra le altre cose, quali saranno le dinamiche di approvvigionamento dei prodotti.

Ad oggi per avere 10 bici da vendere (e dico un numero volutamente molto basso) le devi ordinare con ampio anticipo e pagare a prezzi e tempistiche non sempre agevoli.
Questo include anche essere pronti alla guerra degli sconti con altri negozi, online inclusi, che erode il margine (a volte esiguo) di guadagno del rivenditore.
Insomma, vendere bici è tutt’altro che facile, ma allo stesso tempo il ruolo del rivenditore è cruciale per tutto il movimento ciclistico.

Michele Leonardi all’opera nella sua vecchia officina a San Sepolcro, AR. La foto risale al 2013. Qui l’articolo
Dentro il negozio-officina di Leonardi si trovava questa “composizione” sul soffitto, ovvero alcuni dei telai che hanno fatto la storia di Cannondale.

Dove e con chi ci confronteremmo?
Dove incontreremmo altri appassionati?
A chi porteremmo la nostra bici quando richiede manutenzione o una diagnosi accurata?

L’officina del negozio Pro-M di Pedrengo, BG

Quale futuro per i negozi di bici?

Molti marchi di bici hanno chiaramente detto che non hanno intenzione di rinunciare alla rete vendita, perché ad oggi è l’ossatura che permette loro di vendere.
Sì, ci sono anche le vendite online e molti marchi hanno iniziato seriamente a strutturare i loro siti web di riferimento come degli e-commerce a tutti gli effetti.
Ma questo non basta.
Anzi, rischia di essere disorientante.

Cosa succede se compro la bici online e poi ho bisogno di ripararla o, peggio, devo richiedere una garanzia? Dove la porto?

Occorre istruire gli appassionati, ma prima di tutto occorre fare una scelta chiara.
Ovvero, quale ruolo avranno i negozi di bici?
Se guardiamo lo scenario attuale si stanno prefigurando diverse opzioni: rivenditori di bici, officine di riparazione e una terza opzione, strettamente legata a servizi sul territorio, servizi per i ciclisti, showroom monomarca e altro ancora.
Senza dimenticare che, almeno fino ad oggi, abbiamo sempre parlato di acquisto di bici, ma non è escluso che la formula del noleggio a lungo termine possa prendere piede anche nel nostro settore.

Non tutti i negozi possono permettersi un’area espositiva di grandi dimensioni. Quanto è ancora realmente efficace-necessaria per la vendita?

L’online è una grande opportunità

Per alcuni negozi internet è un problema. Comprensibilmente.
Ma allo stesso tempo è un’opportunità, a patto di riuscire a coglierla.
Di riuscire a costruirla, strutturarla e di tenerla viva e al passo coi tempi.
Ovvero una serie di operazioni tutt’altro che facili e alla portata di tutti.

La faccenda però è importante e riguarda tutti i negozi.
Chi ha le spalle grosse a livello finanziario in questo momento può creare un divario netto fra sé e gli altri approdando sulla vendita online.
Ma anche chi ha una ciclo-officina non può più pensare che basti alzare la saracinesca per garantirsi la clientela.
L’online è una grande opportunità.

Alberto Biffi di Pro-M all’opera con il web nell’officina del negozio di Milano. La foto è del novembre 2013 e questi erano i primi passi del loro negozio nel mondo online.

Di overstock si può morire

E’ vero, l’online è una grande opportunità, ma allo stesso tempo espone a rischi finanziari non trascurabili.
L’esempio è quello di Probike Shop e di ChainReaction Cycle, due colossi storici della vendita online finiti in bancarotta.
Se il magazzino si riempie di merce e non riesci più a venderla nei tempi e ai prezzi previsti, sei nei guai.
Non riesci più a pagare i fornitori e in un attimo succede l’irreparabile.

Da sinistra, Franco Gritti (responsabile negozio), Gianni e Alberto Biffi nel secondo negozio Pro-M a Pedrengo, BG

Un esempio italiano di successo

Per capire meglio le dinamiche di un negozio di bici e, soprattutto, comprendere come dal negozio “fisico” si riesca a passare anche alla vendita online ho intervistato Gianni e Alberto Biffi di Pro-M, uno dei negozi più popolari e noti sul web in Italia.
Qui l’articolo che annunciava l’esordio del negozio online nel 2017.
Qualche settimana fa mi sono recato nel nuovo negozio di Pedrengo (BG) e ho posto loro domande su come hanno fatto a passare alla vendita online, se torneranno i mega-store online e altro ancora…
L’intervista potete ascoltarla nel podcast seguente:

Torneremo a parlare di negozi per conoscere più a fondo le loro realtà e le sfide che si annunciano all’orizzonte.

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