Omar Di Felice partirà nei prossimi giorni per la sua nuova avventura invernale, forse la più estrema di sempre: attraversare tutto il versante nepalese dell’Himalaya per raggiungere il Campo Base dell’Everest a 5.364 metri di quota.

Un percorso di 1.300 chilometri e 40.000 metri di dislivello, che l’Ultracyclist italiano affronterà in Mtb. Per tanti un’impresa al limite della follia…
Tutti i dettagli su questa avventura li trovate nell’articolo qui sotto:

Omar Di Felice: traversata invernale dell’Himalaya in bici

Se siete abituati a visitare, anche solo saltuariamente, le pagine di BiciDaStrada.it, sicuramente vi sarete imbattuti nel racconto di qualcuna delle avventure estreme di Omar.

Ma in questo articolo vogliamo andare oltre.
Non ci limitiamo al racconto, ma cerchiamo di capire cosa c’è dietro, come nascono le idee, come vengono preparate.
Una chiacchierata a ruota libera, che ci svela come alla base di tutto ci sia una grande passione, ma anche preparazione e programmazione scientifica, perché quando si affrontano sfide di questo tipo nulla di ciò che è controllabile può essere lasciato al caso…

Omar Di Felice
Foto Luigi Sestili @6stili #6stili



– Omar, tra pochi giorni partirai per la tua nuova avventura sull’Himalaya, probabilmente la più estrema di sempre. Come ti è venuta questa idea, che forse va oltre l’ultracycling?
– Dopo l’avventura nel Deserto del Gobi, una sfida orizzontale attraverso uno dei luoghi più estremi in inverno, cercavo qualcosa che riassumesse il concetto di esplorazione “verticale”.
L’Himalaya, in questo, rappresenta nel mio immaginario la catena montuosa ideale dove ambientare una delle sfide invernali che ormai da anni caratterizzano il periodo dell’anno che amo maggiormente.

– In quanti giorni “hai previsto” di portare a termine l’impresa? E’ possibile fare una programmazione per eventi di questo genere?
– Nella mia mente vorrei tentare di rispettare il piano di concludere in circa 3 settimane. Ovviamente, però, sono consapevole che la questione “acclimatamento” (che è un fattore nuovo mai affrontato: pedalare 1.300 km e 40.000 metri di dislivello a quote superiori a 3-4.000 metri sarà una sfida nuova per me) giocherà un ruolo fondamentale e sarà il vero ago della bilancia dell’avventura.
Molto dipenderà dalla risposta del mio fisico al guadagno di quota.

2BROS Creative
Immagine 2BROS Creative

– Come ti sei preparato e, più in generale, come ci si prepara ad eventi del genere? Quanto conta l’aspetto fisico e quanto quello mentale?
– Dal punto di vista atletico ho svolto una preparazione molto più completa degli scorsi inverni: ho sacrificato leggermente la parte di endurance, su cui sono ormai molto allenato e preparato, per allenare alcune abilità tecniche (la guida di una mountain bike, in inverno, è per me un ulteriore nuovo elemento) e per aggiungere delle sessioni specifiche di trekking veloce in salita portando del peso sulle spalle, simulando ciò che potrebbe capitare in alcuni passaggi più tecnici in quota che mi vedranno costretto a caricarmi letteralmente la bici in spalla.

Omar Di Felice

– In questo caso, oltre al freddo, ci sarà anche la difficoltà legata all’altitudine. Hai fatto qualcosa di specifico per “allenarti” alla quota?
– Le restrizioni dovute al Covid-19 non mi hanno permesso di organizzare come in passato una piccola spedizione di training in un luogo che potesse assomigliare all’Himalaya.
Ho studiato insieme al mio coach e ad uno specialista il protocollo medico ideale in caso sopraggiungano le conseguenze del mal di montagna. Sperando ovviamente che non accada nulla, sono pronto a mettere in pratica tutte le disposizioni studiate in queste ultime settimane.

– Le scelte tecniche in condizioni estreme sono fondamentali. Quale sarà il tuo equipaggiamento tecnico?
– Per questa sfida mi sono dovuto affidare, appunto, ad una Mountain Bike scegliendo il telaio Wilier Triestina 110X, il compromesso ideale data la leggerezza e l’ottimo sistema di sospensioni anteriori. La bici sarà equipaggiata con il gruppo Shimano XTR in configurazione 1×12 e pacco pignoni 10-51, il massimo in termini di scala di rapporti e che spero mi consentirà di superare anche i sentieri più ripidi.

Le ruote saranno le nuove Mavic Crossmax XLR equipaggiate con coperture Continental Mountain King di sezione 2.3”.

Omar Di Felice

Avrò, inoltre, un sistema di borse da bikepacking della linea Discovery realizzata da PRO Bikegear mentre per la navigazione mi affiderò alle device Garmin, sia in versione Edge che dotate di tecnologia inReach per la comunicazione in caso di assenza di segnale telefonico.

Dal punto di vista dell’abbigliamento, invece, mi affiderò ai capi UYN con cui sto collaborando da inizio 2021 e con cui sono a stretto contatto nello sviluppo e la realizzazione di capi adatti non solo alla spedizione che affronterò, ma anche a completare le prossime collezioni invernali.
Infine Ferrino: avrò con me una tenda “SOLO” un sacco a pelo della serie Duvet.

Foto Luigi Sestili @6stili #6stili

– Per ogni tua impresa realizzi un video conclusivo. Viaggiando in solitaria riesci a fare tutto da solo? Lo farai anche sull’Himalaya?
– Realizzare un reportage è la cosa più complessa: documentare attraverso riprese che siano in grado di raccontare il luogo, le sensazioni e anche le difficoltà affrontate non è semplice, soprattutto quando bisogna maneggiare strumentazione elettronica a temperature così basse.

E’ senz’altro anche un modo per distrarmi dalla fatica e, talvolta, mi ha aiutato a spostare l’attenzione dal momento di crisi a quello in cui dovevo mettere le mie energie nella ripresa di uno scenario o di un determinato passaggio

Omar Di Felice
Foto Luigi Sestili @6stili #6stili

– Che attrezzatura usi per le riprese?
Già da un paio di anni mi affido alla strumentazione che Go Camera (distributore ufficiale DJI) mi mette a disposizione. Nello specifico avrò con me il kit DJI composto da Dji Action (action cam), Pocket (camera con gimbal/stabilizzatore) Mini Drone. Completeranno il corredo una fotocamera mirrorless Sony A7 e uno smartphone Blackview BL6000Pro che utilizzerò per i piccoli montaggi e l’editing delle foto/video da postare quotidianamente sui miei canali

– Torniamo al 2020 e all’avventura nel deserto del Gobi. Qual è stato il momento più critico? Hai mai pensato di non farcela?
– Sicuramente l’arrivo a Dalanzdgad nel cuore del Deserto, a metà percorso, quando sono stato letteralmente bloccato e portato in ospedale dalle autorità per venir sottoposto ad un tampone per la ricerca del Covid-19. Proprio di lì a poco il mondo sarebbe entrato in lockdown e l’idea di trovarmi in quella situazione di incertezza lontano da casa ha destabilizzato la mia capacità di concentrare gli sforzi per riuscire a concludere la traversata

Foto Luigi Sestili @6stili #6stili

– Cosa ti spinge? Come ti sei avvicinato all’ultracycling?
– Sicuramente alla base di tutto c’è un’infinita passione: per il ciclismo ma anche, e soprattutto, per l’avventura e l’esplorazione della natura e dei miei limiti. Le due cose sono strettamente correlate.

E’ proprio tramite l’esplorazione dell’ambiente circostante che in realtà cerco di scoprire qualcosa in più di me stesso. Ultracycling non è solo competizione e ricerca della massima performance ma anche, e soprattutto, una filosofia di vita, un modo di interpretare l’universo “ciclismo” a 360 gradi.

Foto Luigi Sestili @6stili #6stili

– Nel 2020 non abbiamo avuto gare, in tanti hanno pedalato da soli, magari sfidando i propri limiti. Che consigli daresti a un ragazzo che si vuole avvicinare al mondo dell’ultracycling?
– Senz’altro l’assenza di gare ha spinto molte persone a confrontarsi prima di tutto con i propri limiti. Questo ha dato la possibilità di scoprire la bellezza di un viaggio in solitaria o di concludere una sfida individuale mai affrontata precedentemente.

Ovviamente l’ultracycling resta una disciplina estrema e consiglio sempre di approcciarla con il giusto metodo e, soprattutto, con la gradualità che uno sport di ultra endurance richiede. Gli adattamenti non richiedono lo stesso tempo per ognuno di noi, per questo sarebbe ideale affidarsi a un professionista in ambito di preparazione. Solo così ci si potrà godere la bellezza dell’ultracycling in relativa sicurezza e senza rischiare andando oltre i propri limiti e le proprie possibilità. 

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