Spettacolare, entusiasmante, travolgente, vincente. Le braccia al cielo e poi via a ridere e far sorridere: questo il ciclismo firmato Peter Sagan.
Le sue interviste nel dopo gara? Mai banali. A volte sfrontate e irriverenti. Come un tunnel in area di rigore.

«Peter ti manca la vittoria?»«A chi manca???».
E poi ancora: «Tanti mi guardano perché sono differente, ma io rido degli altri perché sono tutti uguali».

Foto: Buchli Fotografie // Sam Buchli

Sul podio del Giro delle Fiandre 2013 va oltre e sbanda: tocca il fondoschiena di una miss.

Il 14 marzo 2017 nel corso della cronometro conclusiva della Tirreno- Adriatico a San Benedetto del Tronto (Ap), una signora con il suo cane gli attraversa la strada.
Sagan lanciato a 50 km/h evita l’impatto e devia sulla ciclopedonale poi torna sul percorso.
A fine gara commenta: “Per fortuna non è successo niente… Io ero contromano, lei sulle strisce. Aveva ragione lei”.

Foto: © A.S.O. / Pauline Ballet

Peter, 32 anni, da Žilina (Slovacchia).
Nella speciale classifica dei corridori più vincenti di tutti i tempi stilata da procyclingstats.com è “solo” (per ora) al 19° posto tra Tom Boonen e Jacques Anquetil.

Peter, l’unico uomo in grado di conquistare tre Campionati del Mondo su strada di fila (2015, 2016, 2017) quando già le dita di una mano bastano per contare coloro che hanno saputo conquistare il tris iridato: Binda, Freire, Merckx, Van Steenbergen.

Nel 2015 a Richmond (Stati Uniti) il primo titolo iridato. Foto: federciclismo.it/Bettini

Il ciclismo firmato Peter Sagan è fatto di 121 vittorie, più il record di Maglie Verdi al Tour de France (7), più la Parigi-Roubaix 2018, più il Giro delle Fiandre 2016, più le tappe vinte in tutti e tre i Grandi Giri. Più molto altro.

Oltre al palmarès, se c’è un merito che va riconosciuto a Sagan è quello di aver traghettato il ciclismo in un dimensione postmoderna, non mainstream, dove internet, i social e i contenuti agili e creativi a volte finiscono per oscurare perfino il prestigio di una vittoria.

ciclismo firmato Peter Sagan
08/04/2018. Velodromo di Roubaix. Foto: © A.S.O. / Bruno Bade

In soldoni (correggeteci se sbagliamo) il ciclismo firmato Peter Sagan ha riportato e riporta questo sport vicino alla gente, ma non solo.
Sotto l’aspetto tecnico il campione slovacco dimostra in maniera chiara e dirompente che la multidisciplinarietà serve eccome al punto da non passare inosservata.

ciclismo firmato Peter Sagan
Foto: © A.S.O. / Gautier Demouveaux

– Mettiamo da parte le vittorie… Chi è oggi Peter Sagan?
– Un uomo… Una persona. Non sono una donna… (Ride, si ferma, rimane in silenzio, sembra pensarci su noi non andiamo oltre, ndr). Difficile rispondere. Potrei dare una risposta semplice, ma anche complicata.

– Di ciò che senti il tempo è tiranno…
– Allora ho già risposto.

Le prime vittorie da pro’ al Team Liquigas divenuto poi Team Cannondale. La vittoria alle Strade Bianche 2013. Foto: Gian Mattia D’Alberto/Lapresse

– Hai vinto tutto quello che potevi vincere?
– No… In realtà ho vinto molto di più di quello che dovevo vincere.

– Hai anche imparato a perdere?
– La sconfitta ha a che fare con lo sport, ma in realtà è una dimensione che fa parte della vita. E capire la sconfitta è una bella sfida.

– Tu ci sei riuscito?
– Sì, ma questo è un percorso che ha a che fare con le vite di ognuno di noi…

14 giugno 2022. Tour de Suisse. Sagan vince la 3° tappa. Il secondo acuto di questa stagione in occasione del Campionato Nazionale su strada. Foto: Buchli Fotografie // Sam Buchli

– Peter Sagan si diverte ancora?
– Ora comincio a divertirmi molto più di prima, nonostante tutto. Davvero! Se guardo agli ultimi due mesi ho fatto il giro del mondo grazie alla bicicletta. Non è facile, ma c’è ancora spazio per il divertimento.

– L’esperienza al Mondiale e-Mtb di Les Gets in Francia (foto sotto) com’è stata?
– La più bella di questa stagione.

Foto: Specialized
ciclismo firmato Peter Sagan
Foto: @billy_lebelge

– Hai dato nuove sfumature al ciclismo. Pensiamo alla tecnica, al modo di comunicare. Ti senti protagonista di questo cambiamento?
– Faccio qualche passo indietro. Io ho iniziato con la Mtb, la strada era solo propedeutica al fuoristrada. Poi per scherzo mi sono buttato nel ciclocross (nel 2008 a Treviso, 2° al Mondiale Junior, ndr) semplicemente perché volevo dimostrare che è più facile vincere una medaglia in questa disciplina rispetto alla strada. Nella mia testa però avevo sempre la Mtb. Così tutto quello che ho fatto su strada è diventato… uno scherzo. A questo punto le persone potrebbero pensare: “Ok, Sagan vince, ma non è serio”. Io rispondo che non è vero perché se non sei serio il successo non arriva.

– Quindi, hai segnato un’epoca e continui a lasciare il segno grazie al divertimento?
– Sì… Questo è quello che il pubblico vede. Dietro le quinte la bicicletta non perdona.

ciclismo firmato Peter Sagan
Sagan versione rockstar al Cycling Gala UCI 2015 ad Abu Dhabi. Assieme a lui il presidente Brian Cookson. Foto: Ansa/Angelo Carconi

– Nel 2013, a Firenze, Van der Poel vince il Mondiale Junior su strada. Tu sei già un Campione affermato. Pensi di aver influenzato questa generazione di ciclisti?
– Bisognerebbe chiederlo a loro… Io penso di aver dato tanto al ciclismo.

– Sappiamo che ognuno di noi è unico ed irripetibile. Al netto di questo c’è oggi un corridore che assomiglia a Peter Sagan?
– Vedo tante mie caratteristiche in altrettanti corridori. La questione vera è che la corsa è corsa ed è una dimensione diversa rispetto alla vita. Quindi la vera domanda è: parliamo del ciclista o della persona?

– Uniamo le due cose…
– Beh allora se prendiamo Van Aert posso dire che siamo totalmente diversi.

Al Tour de France 2019 mentre scala il Tourmalet, Sagan autografa il suo libro ad un tifoso:
My world. La mia storia di ciclista tre volte campione del mondo UCI

– Quanto è cambiato il ciclismo da quando sei passato pro’ nel 2010?
– Tanto! Ed è un argomento che genera un bel confronto tra i professionisti di oggi ed i corridori del passato. Le gare sono diventate più dinamiche ed imprevedibili. Prendiamo il Tour de France ad esempio. Fino a qualche anno fa arrivavano più fughe. La squadra della Maglia Gialla controllava la corsa e sapevi già come andava a finire. Oggi la stessa squadra tiene sempre alto il ritmo e il leader può essere il primo ad attaccare. Gli interessi sono diversi e più ampi. E poi… Andiamo anche più forte.

– Si va più forte per via delle evoluzioni tecniche?
– Un insieme di cose. Lo sviluppo della bici sicuramente incide, ma fino ad un certo punto. Il ciclismo su strada in meno di dieci anni è diventato molto più professionale. Non che prima non lo fosse, intendiamoci. C’è stato un cambio di passo notevole sotto l’aspetto logistico ed organizzativo. Anche l’insegnamento di questo sport alle giovani generazioni è cambiato. Vengono trasmesse più nozioni che hanno a che fare con l’alto livello.

 

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– Il Mondiale di Wollongong è stata l’ultima corsa per tuo fratello Juraj che ti ha sempre seguito nella tua carriera. Senti di aver perso qualcosa?
– Tutti noi nasciamo e prima o poi dobbiamo morire. Brutto da dire, ma la carriera di un atleta è così. Nasce una stella che però è destinata a scomparire. La vera differenza la fa come abbandoni. C’è di mezzo un infortunio? Il mancato rinnovo del contratto? O senti di aver fatto il tuo e sei semplicemente al capolinea? Juraj aveva la possibilità di continuare, ma lui ha capito che non aveva senso proseguire. Quindi perché non iniziare a pensare ad un nuovo percorso?

Da sinistra: Martin Haring, Peter Sagan, Juraj Sagan. Foto: Santini Media

– Primo Campionato del Mondo Gravel. Quale futuro per questa disciplina?
– Con Daniel (Oss, ndr) abbiamo partecipato all’Unbound Gravel negli Stati Uniti (foto sotto). Una rassegna che anche solo dal punto di vista del percorso non ha nulla a che vedere con il tracciato di questo primo Mondiale che predispone ad una gara tecnica, tattica e più dinamica. Al di là del Mondiale, il gravel è una disciplina piacevole, ma dico la verità… Anche per me tutta da scoprire e decifrare.

Il gravel, un altro capitolo del ciclismo firmato Peter Sagan. Al via della Unbound Gravel 2022 con Daniel Oss. Foto: Unbound Gravel
Al primo Mondiale Gravel tra le mura di Cittadella (Pd). Foto: Specialized

Foto in apertura: © A.S.O. / Alex Broadway

Qui tutte le nostre news e gli approfondimenti sul Mondiale Gravel 2022.

Qui sotto tutti i dettagli della Specialized Roubaix utilizzata da Sagan in occasione della prima rassegna iridata di questa disciplina.

La bici di Sagan per il mondiale gravel è… una Roubaix