I giovani campioni sono aiutati dal powermeter? Sentite Froome

Nicola Checcarelli
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I giovani campioni sono aiutati dal powermeter? Sentite Froome

Nicola Checcarelli
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I giovani campioni sono aiutati dal powermeter.
Può sembrare un’affermazione piuttosto ovvia, visto che tutti i ciclisti di elite oggi si allenano (e si affidano al misuratore di potenza).

Ma in un’intervista video rilasciata a Wiggle, Chris Froome è andato oltre, fornendo un’interpretazione per nulla banale sulle prestazioni dei giovani campioni e sull’andamento del ciclismo moderno.

giovani campioni sono aiutati dal powermeter

Foto facebook.com/chrisfroomeofficial

Negli ultimi anni, infatti, abbiamo assistito all’esplosione di campioni giovanissimi, che sono stati capaci di imporsi già a 19, 20 o 21.
Ovviamente i primi a venire in mente sono Pogačar, Bernal ed Evenepoel, ma ce ne sono molti altri.
E’ una cosa piuttosto inusuale nel mondo del ciclismo e, in effetti, in molti si sono chiesti a cosa sia dovuto questo trend.

Secondo Froome, uno dei Pro’ che più di tutti si è affidato al misuratore di potenza per ottenere i suoi successi, il merito è proprio del powermeter.

Attenzione, però, non tanto e non solo dell’utilizzo del misuratore di potenza in corsa, ma dell’enorme mole di dati che è stato possibile raccogliere negli ultimi anni grazie a questi strumenti.

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“I misuratori di potenza sono ormai in uso da tanti anni e questo ha permesso a tecnici e allenatori di raccogliere una grande quantità di informazioni e perfezionare le metodiche di allenamento - spiega Froome - tanto che oggi un coach sa perfettamente quali sono i valori necessari per vincere un Tour o una classica”.
Grazie a questi dati per gli allenatori è più facile guidare i giovani corridori e far loro esprimere sin da subito il massimo delle loro potenzialità.

"Le conoscenze maturate grazie al powermeter hanno anche contribuito a cambiare l’approccio all’allenamento, sin dall’adolescenza. Oggi, a 16-17 anni, i giovani talenti si allenano già in modo mirato e strutturato e questo gli permette di arrivare al professionismo a 20-21 anni con una grossa base di lavoro alle spalle.

giovani campioni sono aiutati dal powermete

"Non è tutto legato ai misuratore di potenza, ma sono strumenti importanti che aiutano i ciclisti più giovani ad allenarsi come professionisti in una fase ancora precoce della loro carriera.
Quando io ero adolescente non c’erano tutte queste informazioni, soprattutto a livello giovanile, e ci si affidava più alle sensazioni, per non dire all’improvvisazione.

"Inoltre, i dati forniti dal misuratore di potenza aiutano a gestirsi in gara e possono sopperire alla mancanza di esperienza dovuta alla giovane età.
Se 5 anni fa mi avessero detto che un atleta di 21 anni avrebbe vinto il Tour, avrei detto che era impossibile, perché non aveva le basi e l’esperienza necessaria”.

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Froome attribuisce ai misuratori di potenza e, più in generale, all’enorme mole di dati che oggi è possibile monitorare e raccogliere, anche un’altra tendenza che si sta affermando nel ciclismo moderno: il passaggio dei giovani talenti direttamente dalla categoria juniores al professionismo, saltando gli Under 23.

“Per i corridori della mia generazione - continua Froome - il percorso classico era quello di correre come dilettante o semi-professionista in una squadra U23, prima di guadagnare un posto in una squadra di secondo livello e poi di raggiungere il WorldTour.

"Oggi, i dati di potenza condivisi consentono a team manager, allenatori e direttori sportivi di avere una visione reale del motore di un ciclista e di identificare un potenziale campione in un'età ancora più precoce”.

Avevamo approfondito questo aspetto nell’articolo che vedete qui sotto, in cui abbiamo parlato dei parametri fisiologici indispensabili per poter diventare un corridore di alto livello:

I numeri che servono per diventare professionisti: VO2max, watt/kg e...

Continuando a parlare di strumenti in grado di migliorare allenamento e prestazioni, Froome sottolinea che la nuova rivoluzione arriverà dagli strumenti per la misurazione in tempo reale del glucosio, come il Supersapiens.

In questo caso la dichiarazione può apparire "di parte", visto che il corridore della Israel non solo è consulente tecnico, ma anche investitore in Supersapiens, ma a suo avviso “i sensori di misurazione del glucosio stanno già portando l’allenamento e le prestazioni a un nuovo livello”.

Non è un caso, ad esempio, che questi dispositivi l’anno scorso fossero utilizzati da alcune delle squadre più vincenti, come la Ineos-Grenadiers e la Jumbo-Visma.

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Froome con indosso il sensore Supersapiens

Dall’estate 2021 l’UCI ne ha vietato l’utilizzo in corsa, ma ne consente l’uso in allenamento, permettendo dunque la raccolta di un grande quantitativo di dati e informazioni che possono poi essere utilizzati per migliorare le performance in gara.

Insomma, anche se Froome si sta avviando alla termine della sua carriera, quando rilascia interviste non dice mai cose banali.

Foto d'apertura instagram.com/chrisfroome - BettiniPhoto

Per chi fosse interessato a seguirlo, qui trovate il link al suo canale Instagram e YouTube.
instagram.com/chrisfroome
youtube.com/c/ChrisFroomeOfficial

Qui sotto, invece, le sue dichiarazioni in merito ai freni a disco:

Chris Froome e i freni a disco: “Non sono ancora convinto al 100%”



 

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Sull'autore
Nicola Checcarelli

Passione infinita per la bici da strada. Il nostro claim rappresenta perfettamente il mio amore per le due ruote e, in particolare, per la bici da corsa. Ho iniziato a pedalare da bambino e non ho più smesso. Ho avuto la fortuna di fare della bici il mio lavoro, ricoprendo vari ruoli in testate di settore, in Regione Umbria per la promozione del turismo in bici, in negozi specializzati. Con BiciDaStrada.it voglio trasmettervi tutta la mia passione per le due ruote.

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