Tecnica, forza e coraggio… e perché no un pizzico di sana follia.
La descriverei così, se mi chiedessero cos’è una bici a scatto fisso o “fixed”.

bici a scatto fisso
Credit Paolo Martelli




Ma qual è la differenza sostanziale rispetto ad una bici tradizionale?
Le bici a scatto fisso non hanno freni e hanno una sola corona e un singolo pignone.
Non essendoci la ruota libera ad ogni pedalata corrisponde il movimento della ruota posteriore.
Ciò obbliga il ciclista a non smettere mai di pedalare e a non farlo a vuoto.
Non si può pedalare all’indietro come con una bici tradizionale, perché si provocherebbe l’arresto forzato della bici stessa con forte rischio di caduta.

bici a scatto fisso
Credit Paolo Martelli

La velocità è direttamente proporzionale alla cadenza di pedalata, quindi si agisce sull’andatura scegliendo di aumentare la cadenza, e quindi aumentare la velocità, o di abbassarla, e quindi diminuirla.
La scelta del rapporto utilizzato è importante soprattutto nelle competizioni: nel caso di percorsi con continui rilanci e accelerazioni meglio scegliere un rapporto corto, nel caso di percorsi con lunghi rettilinei e discese dove si raggiungono velocità sostenute è più indicato un rapporto più lungo. 

bici a scatto fisso
Credit Paolo Martelli

Al giorno d’oggi le bici fixed vengono usate per:

  • Allenamento su strada, soprattutto nel periodo invernale, per migliorare la rotondità di pedalata; una metodica che permette di acquisire il “colpo di pedale” tramite allenamenti a velocità non elevata ma ad alta frequenza di pedalata.
  • Uso urban, un fenomeno nato e cresciuto in America grazie ai bike messenger che iniziarono ad utilizzare questo tipo di bicicletta perché più maneggevole da guidare nel traffico cittadino.
  • Gare professionistiche e amatoriali sia su pista (dove l’assenza di cambio, deragliatore e altri componenti legati alla trasmissione riducono l’attrito in cui si possa dissipare potenza, fattore non trascurabile quando si vogliono raggiungere velocità alte in brevi periodi), sia su percorsi cittadini nelle più grandi città europee.
    Qui sotto il video del Criterium fixed di Carpi:

Le prime manifestazioni sportive nacquero in America, in particolare nel quartiere Red Hook di Brooklyn a New York, dove inizialmente venivano organizzate gare clandestine.
E’ proprio dal quartiere americano che ha preso il nome l’evento fixed più famoso al mondo, ossia la Red Hook Criterium, una sorta di campionato del mondo a tappe di livello internazionale, che dopo una pausa per problemi di tipo organizzativo tornerà a partire dal 2020.

Nato e cresciuto in America, il movimento fixed ha appassionato ciclisti in tutto il mondo.
Anche in Italia la disciplina ha catturato molti amatori e non solo: nella sola stagione 2018 sono state quasi 30 le gare svolte nel nostro paese.
La Federazione Ciclistica Italiana insieme a Criterium Italia, Italian Fixed Cup, Scatto fisso Crew e ad alcune società organizzatrici ha organizzato il primo Campionato Italiano a squadre “fixed”.

bici a scatto fisso
Credit Paolo Martelli

Molte gare di quest’anno sono entrate a far parte del ranking per la Fixed Nations Cup, la “coppa del mondo” che di fatto sostituirà come importanza la Red Hook Criterium, che si svolgerà a Dijon il prossimo 31 Maggio, 1 e 2 Giugno 2019. 

Una grande abilità di guida è sicuramente la caratteristica fondamentale per affrontare questo tipo di eventi; non a caso il mondo fixed affascina molti ex professionisti e giovani under 23, soprattutto nelle categorie femminili.  

Credit Paolo Martelli

Noi abbiamo contattato una delle atlete più forti in Italia, Paola Panzeri, campionessa italiana già nel 2017 che a Ostia, il prossimo 8 Giugno tenterà di riconquistare il tricolore.
Nonostante appena ventiduenne, ha già collezionato ottimi piazzamenti nella Red Hook e nelle varie gare internazionali correndo in Svizzera, Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Belgio, dove nella stagione 2018 ha vinto la DeDraai.

– Com’è nata la passione per la bici a scatto fisso? 
– Qualche anno fa il mio allenatore mi ha portata a vedere la RedHook a Milano ed è stato amore a prima vista. Da allora non ho più smesso, correndo in giro per il mondo

– Ti piace gareggiare molto all’estero: perché? Quali sono le differenze sostanziali che noti a livello internazionale?
– Andiamo spesso all’estero perché trovo avversarie forti e questo ha contribuito a farmi crescere di livello, ma soprattutto perché gli eventi internazionali si svolgono sempre in locations affascinanti.

Credit Paolo Martelli

– Per queste gare serve un tipo di allenamento specifico? Come e dove ti alleni, vista la scarsa presenza di velodromi in Italia?
– Mi alleno principalmente su strada, ma questo inverno abbiamo fatto allenamenti e gare al velodromo di Ginevra nonché a Berlino per acquisire il colpo di pedale con lo scatto fisso; una parte importante la fa la preparazione invernale in palestra.

– Le gare fixed sono un mix di coraggio e abilità di guida, ma è fondamentale avere una preparazione psico-fisica adeguata: come affronti quei momenti in cui sei “a tutta” e non hai possibilità di errore?
– La differenza, oltre alla preparazione, sta tutta lì: come si dice in gergo “saperla guidare” e impostare le traiettorie ottimali alla fine fa la differenza.

Credit Paolo Martelli

– Quali sono i tuoi obiettivi di stagione?
– Quest’anno siamo orfani della Red Hook (tornerà nel 2020) quindi ci siamo posti più obiettivi: la Mission Crit a San Francisco era uno di quelli (sono arrivata seconda), gli altri più importanti sono la ThunderCrit a Londra, la Fixed Nation Cup a Dijon, la King of Trak a Seoul ed ovviamente riprendermi la maglia Tricolore di Campionessa Italiana.

– Dettagli della tua bicicletta?
– È rossa, va veloce ed è una figata guidarla. È un telaio da pista in carbonio molto leggero, una Look 875 Madison montata con guarnitura Vision e rapporti McLennan fatti a mano, sella Ergon, ruote Spinonthese in carbonio solitamente da 58 mm con coperture Challenge. Rapporto usato 49×15. 

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