Bandire le bici da crono nel ciclismo su strada?
E’ la domanda che Chris Froome si è posto nel suo ultimo video su YouTube, che potete vedere per intero qui sotto.

In un ciclismo in cui a fare la differenza sono sempre più i marginal gain può sembrare un’idea anacronistica, ma il quattro volte vincitore del Tour la sostiene con tesi che non sono prive di senso.
Pur non facendo esplicito riferimento all’incidente di Bernal, è evidente che lo spunto per la discussione è nato proprio da quell’episodio, anche se appare chiaro che il colombiano potrebbe essere caduto per una distrazione.

Froome si dichiara un grande amante delle crono ed è consapevole che buona parte dei suoi successi nelle grandi corse a tappe sono arrivati proprio grazie alle prove contro il tempo.
Allo stesso tempo, però, è proprio durante una ricognizione con la bici da crono che ha avuto il terribile incidente che ne ha segnato l’ultima parte di carriera.
Nei giorni scorsi avevamo approfondito il discorso relativo all’evoluzione della posizione sulle bici da crono nell’articolo che trovate qui sotto:

La posizione sulla bici da crono dei pro’ tra sicurezza ed evoluzione

“Le bici da crono non sono pensate per essere guidate su strade aperte al traffico – spiega Froome nel video – Per essere competitivo al Tour de France in una crono di un’ora, però, devi uscire regolarmente con la tua bici da crono per abituarti alla posizione e simulare quello sforzo.
Ma quante strade conoscete dove si possa pedalare in sicurezza per un’ora, senza traffico, senza incontrare incroci o semafori?

Senza dimenticare che quando posizioni le mani sulle appendici non hai i freni a portata di mano e questo può essere un pericolo se qualcuno attraversa la strada”.

Foto facebook.com/IsraelPremierTech

Oltre a quello della sicurezza in strada, Froome tocca anche un altro tema interessante, cioè quello delle disuguaglianze tra le squadre che hanno più budget e quelle che hanno meno disponibilità economiche, e quindi possono permettersi meno test.
E’ innegabile, infatti, che nelle crono l’impatto dell’attrezzatura e del tempo dedicato in galleria del vento rivestano un ruolo determinante.

“Non sarebbe più equo correre le crono su normali bici da strada? – continua Froome – In questo modo emergerebbero le reali qualità dei corridori, non influenzate dai soldi che le squadre possono investire in test, ricerca e sviluppo per essere pronti per una crono.
“Personalmente – conclude il corridore della Israel-Premier Tech – mi fa sorridere che l’UCI abbia vietato alcune posizioni che possiamo usare in bici, mentre non abbia pensato a questo, che avrebbe un impatto di gran lunga maggiore sulla sicurezza”.

Si tratta di un argomento complesso, intorno al quale probabilmente si accenderanno critiche e dibattiti, ma le argomentazioni di Froome non sono prive di senso.

bici da crono nel ciclismo
Foto instagram.com/chrisfroome/

Il britannico, infine, è tornato anche sulla polemica nata dopo la Volta Valenciana e relativa all’introduzione del pavé e dello sterrato nelle corse a tappe, mostrandosi, in linea di massima, d’accordo con Evenepoel e Trentin: “Il pavé e lo sterrato sono eccitanti e spettacolari, ma allo stesso tempo trasformano la tappa in una lotteria. Basta un attimo per finire a terra e compromettere la classifica generale e mesi di lavoro. Perdere alcuni dei contendenti alla vittoria finale in situazioni del genere sarebbe un vero peccato, perché renderebbe il resto della gara meno emozionante”.

Qui sotto trovate le nostre considerazioni su sterrato e grandi giri a seguito delle dichiarazioni di Trentin: 

Sterrato nelle corse a tappe: sì o no? Alcune riflessioni