E’ giusto inserire lo sterrato nelle corse a tappe?

Dal punto di vista dello spettacolo non ci sono dubbi e la risposta è sicuramente sì.
Ma ci sono anche altri fattori da valutare, che sono tornati alla ribalta dopo la terza tappa della Volta Valenciana della scorsa settimana, caratterizzata da un tratto di strada bianca veramente sconnesso, posizionato lungo la salita finale, a pochi chilometri dall’arrivo.




Evenepoel, che proprio in quella tappa ha perso il primato in classifica, si era subito espresso in maniera negativa sull’inserimento di tratti sterrati nelle corse a tappe. Dichiarazioni d’istinto, quelle del belga, che comunque non è mai stato un amante dello sterrato, anche perché lo soffre in modo particolare.

A sostenere la posizione di Evenepoel, però, poche ore dopo sono arrivate le parole di Matteo Trentin (foto sotto), che ha toccato alcuni aspetti delicati.

Foto facebook.com/matteo.trentin.79

“Non sono entusiasta di vedere lo sterrato in una corsa a tappe – ha dichiarato Trentin a Cyclingnews, dove trovate l’intervista completapenso che stiamo andando un po’ troppo oltre, verso uno spettacolo di cui non abbiamo bisogno. Lo sterrato della Volta Valenciana era troppo sconnesso e non adatto ad una gara su strada. Non ha aggiunto niente da un punto di vista tecnico, ma ha solo tagliato fuori alcuni corridori dalla lotta per il successo a causa di forature (come Ayuso e Valverde, ndr)”.

“La Strade Bianche è unica – ha proseguito Trentin – è nata in questo modo ed è speciale per via delle strade toscane, che sono diverse da quelle di tutto il resto d’Italia”.

Il corridore della UAE Team Emirates ha poi esteso il discorso anche al pavé, che sarà affrontato di nuovo al Tour di quest’anno, rincarando la dose: “C’è un motivo per cui esistono corridori da Grandi Giri e altri da Classiche. Non puoi mischiare le due cose. Ci saranno tante cadute, come abbiamo già visto nel Tour di qualche anno fa. Non so se aggiungerà davvero qualcosa o rischierà solo di far perdere la corsa a qualcuno”.

Nibali sul pavé durante il Tour 2014. Quella tappa permise a Vincenzo di guadagnare tempo sui rivali e costò il ritiro a Froome. Foto facebook.com/letour ASO/B.Bade

Nei panni dei corridori

Il principale spunto di riflessione che emerge dalle dichiarazioni di Trentin sta proprio in quest’ultima frase: i Grandi Giri sono una cosa, le Classiche un’altra.

Strade Bianche o Parigi-Roubaix sono inimitabili e spettacolari proprio per lo sterrato e il pavé, ma sono corse di un giorno. Chi partecipa accetta il rischio, sa che può perdere la corsa a causa di una caduta o di un incidente meccanico, ma tutto rimane circoscritto a quell’evento. Nessun campione da corse a tappe partecipa alla Roubaix, anche perché sa che il rischio di farsi male è alto.

Foto facebook.com/stradebianche

I Grandi Giri sono un’altra cosa: un corridore si prepara per mesi in vista di quelle tre settimane e pensare di buttare alle ortiche la classifica generale a causa di una foratura o di una caduta su pochi chilometri di sterrato o pavé, non è il massimo.
In quei pochi chilometri non ti giochi una corsa di un giorno, ma l’intera classifica generale.

L’esigenza di fare spettacolo

L’altra faccia della medaglia è quella degli organizzatori e degli appassionati, che ovviamente desiderano battaglia e spettacolo.
E, inutile dirlo, sterrato e pavé quasi sempre movimentano la corsa e generano divertimento, dunque ascolti più elevati.
Come dimenticare, ad esempio, lo spettacolo della tappa di Montalcino al Giro 2021?

Sterrato nelle corse a tappe
Foto facebook.com/intermarchewg

E’ anche vero, però, che a volte basta scegliere i percorsi con attenzione per avere tappe combattute, senza necessariamente inserire tratti sterrati che non aggiungono niente da un punto di vista tecnico, ma solo rischi per i corridori (come alla Volta Valenciana).
Inoltre, è bene ricordarlo, nessuna corsa diventerà mai la Strade Bianche inserendo qualche tratto di sterrato, oppure la Roubaix inserendo qualche tratto di pavé…

Senza dimenticare che le corse a tappe sono tali anche perché hanno alcune caratteristiche particolari. Le tappe pianeggianti, ad esempio, sono quasi sempre noiose, ma non per questo vengono eliminate in nome dello spettacolo. I corridori devono poter avere anche dei giorni di “respiro”, così come i velocisti devono poter avere le loro opportunità. Altrimenti si snatura l’essenza stessa di queste gare.

Sterrato nelle corse a tappe
Foto facebook.com/VueltaCV

La scelta giusta sta nel mezzo?

Insomma, l’argomento è complesso e delicato, tanto che anche i Pro’ hanno opinioni contrastanti a riguardo.

La scelta giusta, probabilmente, è quella dell’equilibrio.
Sterrato e pavé oggi sono di moda e fanno spettacolo, ma sono più consoni alle classiche che alle corse a tappe.
A nostro avviso nei Grandi Giri possono essere inseriti, ma in maniera ragionata, senza forzature che possano generare rischi per la sicurezza dei corridori o falsare la classifica generale. Anche perché, non dimentichiamolo, saper guidare bene la bici è una delle doti che servono per diventare professionisti di alto livello.

Dunque, un conto è pedalare su uno sterrato sistemato e ben battuto come quello del colle delle Finestre, che permette di affrontare una salita mitica e aggiunge alla corsa qualcosa dal punto di vista tecnico.
Oppure quello dell’arrivo in quota a Campo Felice al Giro 2021 (foto sotto), che ha permesso di allungare di 3 km la salita finale, senza però rischiare di comprometterne il risultato.

Sterrato nelle corse a tappe

Un altro conto, invece, è pedalare su una mulattiera, piena di pietre e grossi sassi, come quello della Volta Valenciana, che per di più era evitabile, visto che al traguardo si poteva arrivare tramite una durissima salita in asfalto.
In questo caso lo sterrato non ha aggiunto molto, ma ha solo tagliato fuori dai giochi alcuni campioni in lotta per la vittoria, come Ayuso e Valverde.

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