Quello che succede dopo un incidente in bici è qualcosa di simile a una serie di ingranaggi che si rimescolano fra di loro, cercando un nuovo ritmo e una nuova velocità.
Quello che state per leggere è l’esperienza umana di un ciclista appassionato, considerazioni tecniche ed elucubrazioni più o meno fondate.
In altre parole, vi sto aprendo il cuore perché sono convinto che la mia vicenda vi possa aiutare ad usare la bici in modo più consapevole e, spero, più appagante.
Vi dico come ci si sente e provo a spiegarvi come cambiare atteggiamento mentale quando siamo in strada, con qualunque mezzo.

La fascia cardio e le scarpe parcheggiate
Su Strava ho impostato due obiettivi: 7 ore di allenamento settimanali e circa 9000 km nel 2019.
Ed ero a buon punto.
Ho smesso di pensarci e non apro più quell’applicazione.
So che per un po’ di tempo quelle 7 ore a settimana saranno un miraggio.
La fascia cardio, come le scarpe da bici, sono in un cassetto.
I calzoncini sono belli lavati e sistemati in ordine dove dovrebbero essere.
Calzini, maglie intime, occhiali, tutto pronto per essere usato.
Quando mi capita di aprire questi cassetti, il vedere questi oggetti lì fermi mi fa male.
Non sto più uscendo in bici.
Sono due settimane che non lo faccio.
E non so ancora per quanto sarà così.

dopo un incidente in bici




Il metabolismo che rallenta…
Ho cambiato la mia dieta.
Sto mangiando meno cibo e non dico che conto le calorie, ma ci vado vicino.
Sto andando in piscina, senza forzare, per tenermi attivo, perché il metabolismo non deve rallentare.
O meglio, non deve rallentare troppo altrimenti, lo sapete, ci si ritrova con 5-6 Kg in più addosso.

Scopri di essere un “drogato”
Forse questo è uno dei punti cruciali: la pratica costante di uno sport di resistenza aumenta la produzione di β-endorfine, cioè una morfina prodotta dal nostro corpo.
Tanto più sei allenato, tanto maggiore sarà la produzione di questa sostanza, e tanto più difficilmente tenderai a saltare una sessione di allenamento.
Ne siamo tutti più o meno consapevoli, salvo che nel momento in cui si interrompe questa magica routine il proprio umore ne risenta in modo netto.
Ma anche il proprio corpo.
Fatto sta che ti senti un po’ come un pesce fuor d’acqua, come se ti mancasse qualcosa di importante nella tua routine settimanale (o quotidiana) e alla fine cerchi altrove appagamento e soddisfazione.
Che non sono facili da trovare e soprattutto difficilmente ti daranno quello splendido rapporto con te stesso, il tuo corpo e la tua mente che la bici ti dava.

E scopri anche che non sarai mai abbastanza esperto…
Sebbene siano oltre 30 anni che vado in bici e sebbene io mi reputi un ciclista esperto, in realtà non lo sarò mai abbastanza.
C’è sempre da imparare, ci sono sempre errori da evitare, ma SOPRATTUTTO ci sono gli errori altrui da considerare e poi, possibilmente, da evitare.
E questa considerazione deve far cambiare tutto nella mente di un qualunque ciclista e, poi, di un qualunque utente della strada.
Puoi essere esperto, bravo, preparato, dotato di tecnologie e reattivo quanto voi, ma l’errore degli altri è imponderabile, imprevedibile e a volte inevitabile.
Quando sei alla guida, sei alla guida e basta.
Se la velocità sale e stai pensando ad altro, sappi che stai aumentando il rischio.

Cosa cambierà quando tornerò in sella?
Ecco, appunto: come sarà Simone su una bici da strada?
Sono ottimista di natura e sento che un giorno tornerò in sella senza troppe preoccupazioni, ma con nuove consapevolezze.
Le medesime che sto già attuando alla guida della mia auto.
Ovvero, conserva sempre un margine per fare manovre di emergenza in sicurezza.
Ricordandosi che se si chiamano di emergenza è perché avvengono quando meno te l’aspetti.

Sai quali sono i reali limiti del mezzo che guidi?
Sai rispondere a questa domanda: la mia bici, moto, auto come si comporta se dovessi farle fare una frenata o un cambiamento di traiettoria improvviso?
Se non sai la risposta, puoi trovarti in situazioni di potenziale pericolo (per te e per gli altri) senza saperlo.
Cerca la velocità opportuna in ogni situazione.
Usando il cervello e togliendoti dalla testa le immagini del Giro, della MotoGp e del mondiale Rally.

Luce led frontale
Fino allo scorso anno ero un motociclista.
Avevo una Honda VFR 800 che ho venduto perché non avevo tempo di usare e soprattutto perché mi esponeva a dei rischi in strada che volevo assolutamente evitare.
Per me e la mia famiglia.
Già la bici, mi dicevo, è un rischio, per cui la moto, potendo farne a meno, è meglio darla via.
Cosa che ho fatto lo scorso ottobre.
Ma se quel giovedì 16 maggio fossi stato in moto, come sarebbe andata?
Quell’automobilista mi avrebbe visto, grazie al fanale, ed avrebbe evitato quella manovra disastrosa?
E se sulla mia bici, invece, avessi avuto una luce led lampeggiante, come sarebbe andata?
Non ho le risposte e non le avrò mai.
Ma di sicuro appena tornerò in bici su strada non mancherò di avere una luce led lampeggiante anche davanti.
Nel frattempo continuo a ripetermi, anche mentre guido la macchina, “conserva un margine per fare manovre di emergenza in sicurezza”.

Curve consapevoli
Ecco: quel “conserva un margine per fare manovre di emergenza in sicurezza” si applica soprattutto in curva e in modo particolare nelle curve coperte.
Cioè, rallenta, specialmente in bici.
Perché, pensateci bene, certamente sono fatte per andare su strada, per essere leggere e scorrevoli, ma solo di recente hanno iniziato ad essere anche un po’ più sicure e facili da guidare.
E questa evoluzione continua.
Tutte le raffinatezze e le tecnologie a bordo, però, non ti salvano quando c’è la situazione di emergenza e, soprattutto, la frenata in curva di emergenza.
In quel momento le bici hanno un comportamento che è molto lontano da quello di un auto o di una moto moderna nella medesima situazione.
Tornano ad essere dei “giocattoli”.
Splendidi quanto vuoi, ma giocattoli.
Quindi, in curva, da oggi, adotta una nuova consapevolezza mentre guidi la tua bici.

Gomme più larghe e/o cerchi più larghi?
Questa esperienza mi porta a pensare che servirà un passo indietro.
E vi spiego come e perché.
Le gomme più larghe hanno un’impronta a terra maggiore e questo da un lato riduce la scorrevolezza, ma dall’altro aumenta il grip e la sicurezza.
Se una gomma più larga, diciamo da 28 mm, viene montata su un cerchio di ultima generazione la cui larghezza interna passa dai classici 17-19 mm a 22 o anche 25 mm, l’impronta a terra della gomma e la rigidità torsionale della ruota aumentano ulteriormente.
Insieme, ahimè, al peso.
Ed è questo il passo indietro di cui parlo.
Solo che sacrificare la leggerezza e, in una certa misura, anche la scorrevolezza è davvero dura.
Però, siccome le strade su cui pedaliamo non sono quelle del Giro o del Tour, siccome non siamo tutti i giorni in gara (e anche in gara non siamo liberi di fare quel cavolo che ci pare), ma sono le nostre solite più o meno malmesse strade di tutti i giorni, forse, questo sacrificio vale la pena almeno di essere considerato.
Se siete arrivati a leggere fino a questo punto è perché conoscere quello che succede dopo un incidente in bici è qualcosa che vi interessa se non addirittura spaventa.
E sono certo che darete a queste considerazioni la giusta importanza.

dopo un incidente in bici

Voglio tornare a stare bene
Mi manca la bici, tutte le mie bici, mi mancano i gesti abitudinari dell’essere ciclista, il guardare il meteo e le previsioni, il pianificare l’uscita in bici, la doccia dopo l’allenamento, le β-endorfine nel sangue e tutte quelle piccole cose che ognuno di noi conosce e ama.
Io voglio tornare a stare bene come ciclista e nel frattempo mi guardo intorno.
Mi ritrovo con del tempo in più che non so come impiegare in modo altrettanto felice per me.
So che devo cambiare le mie abitudini e allo stesso tempo non vorrei farlo, perché magari è solo una situazione transitoria.
Sebbene per me la bici sia uno strumento di lavoro, ho sempre cercato di vederla come uno svago.
Di viverla e raccontarla da appassionato perché mi ha insegnato e fatto scoprire tantissime cose di me e del mondo.
E voglio tornare in sella.

Ma non può esserci solo la bici
Questa è la ri-scoperta delle ultime due settimane.
Perché in realtà mi riporta indietro di oltre 25 anni, quando da adolescente agonista impallinato di ciclismo e con il sogno del professionismo i medici mi dissero che non potevo più farlo.
E lì, in maniera più o meno traumatica, mi accorsi che non c’era solo la bici e che la vita, là fuori, era magnifica.
Adesso a distanza di anni hanno di nuovo fatto capolino nella mia mente quelle sensazioni.
Non può esserci solo la bici.
O meglio, è lecito, corretto, opportuno, sano dare alla bici tutta questa importanza?
Qualcuno più saggio di me una volta disse che non bisogna farsi guidare dalle proprie passioni.
Ognuno risponda per sé.

Ho in mano i risultati dell’ecografia e quelli della risonanza magnetica.
Oggi pomeriggio c’è la visita con l’ortopedico del CONI e spero di sapere come e quando tornare in bici.
Sono nato ottimista.

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