E’ la legge delle 3 settimane: le energie di troppo che spendi un giorno non te le ritrovi per i giorni successivi.

Pogačar, fino ad oggi, sembrava l’unico non soggetto a questa legge.
Scatta di qua, scatta di là, da solo contro tutti, ma sempre primo. Nettamente più forte degli altri, al punto da sembrare davvero imbattibile.
Alla fine, però, il conto è arrivato anche per il fuoriclasse sloveno.
Prima o poi la giornata storta doveva capitare e, tutto sommato, lo rende anche più umano e più simpatico.

la legge delle 3 settimane
Foto facebook.com/UAETEAMEMIRATES

Superbia? Eccesso di sicurezza? Probabile.
Quando si è abituati ad essere così superiori a tutto e a tutti può capitare.
L’attacco nella tappa del pavé, la volata di ieri, l’accelerazione sul Galibier (foto sotto) dopo aver preso Roglic… Magari anche lui ora si sta domandando se erano davvero necessarie.

Tadej fino ad ora era stato talmente superiore agli altri da potersi permettere di non fare tanti calcoli. Gas a manetta e via. Sempre.

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Ma i grandi campioni delle corse di tre settimane hanno sempre insegnato che c’è il momento per attaccare e quello per recuperare, il momento di vincere e quello di lasciare qualcosa gli altri. Indurain era un maestro in questo, ma non è stato il solo.
Forse ha esagerato, però tutto serve per imparare, anche perché parliamo di un campione, ma pur sempre di 23 anni.

Oggi gambe e tattica da rivedere. Da applausi, invece, la stretta di mano con Vingegaard subito dopo l’arrivo.

Ora vedremo di che pasta è fatto davvero lo sloveno e che tossine avrà lasciato nelle gambe e nella testa la crisi di oggi.
Se è stata “solo” una giornata no da domani ne vedremo delle belle, anche se con il livello del ciclismo moderno recuperare oltre 2 minuti non sarà facile.

 

L’ombra del Covid

Dalla UAE non trapela nulla, ma dopo le positività di Majka, Bennet e Laengen qualche dubbio è legittimo.
Se anche Tadej stesse covando il virus e la crisi di oggi fosse dovuta a questo?
Basterà aspettare qualche giorno per scoprirlo, anche se sul Galibier aveva dimostrato di volare pure oggi e questo rende meno plausibile l’ipotesi.

Foto facebook.com/letour – A.S.O.

Più probabile una crisi di fame o, semplicemente, un momento di difficoltà dopo aver speso tante energie in questa prima parte del Tour.
D’altronde, se guardiamo i valori sulla salita finale, tutti i migliori sono andati al di sotto di quello che siamo abituati a vedere.
Vingegaard, che ha distrutto tutti, ha affrontato il Col du Granon con una VAM inferiore a 1700 m/h, mentre su arrivi del genere, almeno nell’ultimo periodo, siamo abituati a valori superiori a 1.800 m/h.

Di certo la fatica ha iniziato a farsi sentire per tutti e vedremo a chi presenterà il conto nei prossimi giorni.

la legge delle 3 settimane
Foto facebook.com/letour – A.S.O.

Jumbo-Visma: follia o convinzione

Alla fine hanno vinto la tappa e preso la maglia gialla, quindi hanno avuto ragione loro.
Ma se Pogačar non fosse andato in crisi ci sarebbe stato da discutere sulla tattica della Jumbo-Visma.

O erano super convinti delle potenzialità di Vingegaard, o qualcosa hanno sbagliato.
Ok gli attacchi sul Galibier, ma alla fine si sono fatti fuori a vicenda.
Poi Van Aert aspetta Roglic, palesemente cotto, e riporta sotto Majka, unico gregario rimasto alla maglia gialla.
Nella pianura prima del Granon, anziché attaccare a rotazione e provare a mettere in difficoltà lo sloveno, Van Aert tira dritto, quasi a fare il lavoro che avrebbe dovuto fare la UAE.
Alla fine le gambe di Vingegaard hanno messo d’accordo tutti, ma insomma…

QUI la classifica generale alla vigilia dell’Alpe d’Huez.