Qualche mese fa abbiamo realizzato un articolo sulla crisi delle Granfondo.
O comunque sulle loro difficoltĆ , certificate da numeri in calo per la maggior parte degli eventi (sia grandi che piccoli), oltre che dal sentiment condiviso dei granfondisti.
Quellāarticolo (che trovate qui sotto) ha suscitato molto interesse.
Da parte degli appassionati sono arrivate critiche agli organizzatori, ma anche tante idee più o meno interessanti per fare ritrovare appeal alle granfondo. Non tutte sono così facili da attuare, poiché organizzare un evento con centinaia/migliaia di persone è complicato, rischioso e molto costoso (oggi decisamente più che in passato).
Per questo, dopo aver raccolto la voce degli appassionati, abbiamo voluto dare la parola allāaltra faccia della medaglia, cioĆØ chi organizza.
Le Granfondo sono in crisi? Le cause e le possibili soluzioni
Il nostro interlocutore ĆØ stato Diego Persichetti (foto sotto), Responsabile Nazionale AiCS settore ciclismo e organizzatore in prima persona.
Con lui abbiamo parlato dellāaumento dei costi, delle complessitĆ organizzative e burocratiche, del futuro e di come si potrebbe trovare un punto di incontro tra organizzatori e granfondisti.
Eā chiaro che nel variegato mondo delle granfondo troviamo situazioni molto diverse tra loro, con differenze sostanziali tra eventi da 400/500 persone ed eventi da migliaia di persone, ma il quadro che ne emerge ĆØ molto interessante e ci deve invitare a riflettere prima di criticare.
– Cosa ĆØ cambiato a livello organizzativo in questi ultimi 5 anni? Quanto ĆØ più complicato mettere in piedi un evento?
– Lāorganizzazione ĆØ decisamente più complessa rispetto al passato, perchĆ© si sono complicate anche le faccende burocratiche. A titolo di esempio, pensiamo ai piani sicurezza che lāorganizzatore deve presentare alle Amministrazioni, ma che esulano da quello che ĆØ lāaspetto āorganizzativo strettoā.
Poi le richieste e le āpreteseā di chi partecipa sono sempre più alte. Alcune sono sacrosante, specie quando si parla di sicurezza, altre, a volte sono eccessive. PerchĆ©, diciamo la veritĆ , anche se un evento ĆØ quasi perfetto cāĆØ sempre chi ĆØ pronto a trovare il piccolo difetto per criticare.
Lāaumento dei servizi comporta costi sempre più alti che, negli ultimi anni, contrastano con una sempre maggiore difficoltĆ a reperire disponibilitĆ extra rispetto a quelle delle iscrizioni.
Dopo il Covid gli sponsor sono diminuiti. O meglio, ĆØ diminuita la loro disponibilitĆ economica.
E, in linea generale, sono diminuiti anche i contributi da parte delle Pubbliche Amministrazioni.
Una Granfondo di media rilevanza, tra le 800 e le 1.000 persone, riesce a sostenersi ugualmente, ma eventi più piccoli senza un contributo pubblico fanno fatica a restare in piedi.
Ogni evento fa storia a sĆ©, perchĆ© dipende da come viene investito il budget, ma per organizzare una manifestazione di buon livello, senza quote dāiscrizioni esorbitanti e senza rimetterci, servono un minimo di 600-650 iscritti. E forse non sono sufficientiā¦
In più, ad aumentare la complessitĆ organizzativa ora cāĆØ da mettere sul piatto anche la difficoltĆ a reclutare āforza lavoroā. Negli ultimi due anni, dopo il Covid, ĆØ sempre più difficile trovare volontari, persone disposte a dare una mano, a prescindere dalla cifra che gli viene riconosciuta.Ā

– Concentriamoci sui costi? Quanto sono aumentati?
– Non saprei quantificare una variazione in termini percentuali, ma di sicuro ĆØ aumentato tutto.
Eā aumentato il contributo che chiedono i volontari.
Eā aumentato il prezzo della benzina, quindi anche motociclisti e staffette chiedono rimborsi più alti.
Sono aumentati i costi dei prodotti per i premi e per tutti i servizi necessari allāorganizzazione.

Aumento dei costi che fa il paio con la diminuzione degli introiti pubblici e privati e che hanno portato ad un inevitabile aumento delle quote dāiscrizione. Poi ĆØ altrettanto vero che in alcuni casi vediamo cifre esagerate, non alla portata di tuttiā¦
La sfida del futuro, soprattutto per manifestazioni che si svolgono in territori a bassa attrattivitĆ , sarĆ quella di offrire eventi di qualitĆ , in sicurezza, a prezzi non eccessivi.
Sicuramente nei prossimi anni assisteremo ad una diminuzione degli appuntamenti in calendario, a mio avviso naturale, e qui dovrĆ entrare in campo la bravura dellāorganizzatoreā¦
– Quali sono le principali voci di costo di una Granfondo?
– In parte li abbiamo giĆ accennati. La principale spesa ĆØ (o almeno lo dovrebbe essere) quella per la sicurezza stradale e la sicurezza sanitaria. In questo ambito non si può assolutamente risparmiare, per una questione etica e di responsabilitĆ .
Per ogni percorso si può arrivare a 12 scorte tecniche, a cui si aggiungono altre motostaffette, che per i grandi eventi sono quasi sempre oltre 20.
Poi ci sono le persone agli incroci: quando organizzavo la Granfondo dellāAmore a Terni non erano mai meno di 200.

Se non hai sponsor tecnici lāaltra importante voce di costo ĆØ rappresentata dai pacchi gara e dai premi, senza dimenticare leĀ spese per le transenne, per il noleggio locali e strutture, per i servizi.

– Come si potrebbe trovare un punto di incontro tra organizzatori e partecipanti sul costo? Come si può riavvicinare la gente a questi eventi?
– Eā evidente che il costo dāiscrizione alle Granfondo, ad oggi, ĆØ il problema più grande per chi vuole partecipare. Sulla sicurezza, però, non si può centellinare.
Lāunico modo per contenere i costi ĆØ ridurre pacchi gara e premi, due cose non strettamente “necessarie”.
CosƬ si limitano le spese vive, ma anche quelle indirette, perchĆ© si riduce la forza lavoro necessaria. Pensate a quante persone servono a preparare mille o più pacchi garaā¦

Un altro problema ĆØ lāesigenza, sempre più frequente, di iscriversi ad un evento con grande anticipo, spendendo cifre importanti senza la certezza di poter partecipare 6 o 7 mesi più avanti.
Se va bene, in caso di mancata partecipazione la quota viene spostata allāanno successivo, altrimenti va persa.
Ecco, questo ĆØ un punto su cui si dovrebbe lavorare, anche recuperando il rapporto tra atleta e organizzatore, che in questi ultimi anni si ĆØ un poā perso.
Anche le partenze allāalba non sono viste da tutti di buon occhio, dato che richiedono levatacce oppure costi aggiuntivi per dormire in hotel. Eā un aspetto su cui discutere, ma si tratta di una questione delicata.
La necessitĆ di partire presto va incontro alle richieste delle amministrazioni, che cercano di portare più gente a dormire sul territorio, ma spesso ĆØ anche figlia delle problematiche legate al traffico. Prima parto, prima rientro, meno traffico trovo…
In ogni caso, non possiamo dimenticare che le gare creano una serie di problemi alla viabilitĆ , alla vita quotidiana delle persone e spesso la scelta degli orari ĆØ obbligata dalle Amministrazioni e dalle Prefetture.
Anche per questo, dal mio punto di vista, il format futuro delle granfondo non può rimanere quello visto fino ad oggi, cioĆØ prettamente agonisticoā¦

– E qual ĆØ secondo te il futuro?
– Una buona fetta di granfondisti oggi pensa questo: āMa perchĆ© devo pagare 40-50 euro per far divertire solo i primi? Quando passo io non ci sono più persone ai bivi, il traffico ĆØ aperto, magari trovo pure il pasta party freddoā. Tutto sommato hanno ragione.
Lāaumento costante del livello di prestazione ha contribuito ad acuire queste differenze e piano piano molti di quelli che arrivano sempre più dietro non partecipano più.
Il futuro ĆØ tutto da scrivere, ma da quello che stiamo vedendo potrebbe essere rappresentato dallāintegrazione tra cicloturismo e momenti di agonismo.

Una formula che sembra accogliere le simpatie dei partecipanti è quella delle prove cicloturistiche con tratti agonistici, anche se è un format che non funziona ovunque e che ha più appeal in territori che si prestano, che attirano, dove magari ci sono grandi salite.
Unāaltra opzione ĆØ quella che si vedeva fino a diversi anni fa, cioĆØ la cicloturistica con finale agonistico.
Senza dimenticare che in questi ultimi due anni anche le cicloturistiche āpureā sono tornate a fare numeri importanti. Dopo il Covid in tanti hanno perso lo spirito agonistico e sono tornati a popolare questi eventi, in cui si pedala per il gusto di stare insieme e godersi il territorio.

– La partenza scaglionata per categorie potrebbe essere una soluzione? Magari ripensando le categorie non solo per etĆ , ma per merito, come si fa allāestero?
– Potrebbe essere unāidea, ma ci sono alcune criticitĆ da considerare.
La prima è che non puoi più fare una classifica assoluta e questo non a tutti sta bene.
La seconda, specie volendo fare una revisione delle categorie per merito, ĆØ la base su cui definisci questo “merito”.
In Italia ci sono diversi Enti di promozione sportiva oltre alla FCI. Dovremmo creare un calendario unico, uniformare punteggi e regolamenti. Volere ĆØ potere, magari ragionandoci con tempo, ma non la vedo cosƬ sempliceā¦

– Abbiamo parlato di distacchi e di traffico aperto. La questione del fine corsa con tempi risicati ĆØ un altro motivo di discussione. Si può migliorare qualcosa?Ā
– Partiamo da un presupposto, il tempo che intercorre tra inizio e fine gara lo stabilisce la Prefettura (o lāEnte che autorizza la chiusura della strada) a seguito della domanda dellāorganizzatore.
Lāorganizzatore può chiedere un intervallo più ampio, ma la decisione finale spetta sempre allāente responsabile. Nella maggior parte dei casi parliamo di una chiusura massima compresa tra i 15 ed i 30Ā minuti, anche se dipende molto dalla tipologia di strada su cui passa la gara.

Eā una questione di equilibrio tra i disagi causati al territorio e le esigenze degli eventi. Equilibrio che oggi ĆØ sempre più difficile da trovare per due motivi.
Il primo è costituito dal cattivo stato delle strade secondarie. Se vuoi trovare asfalti buoni sei limitato, devi scegliere di passare su strade principali creando più problemi al traffico e questo, ovviamente, fa sì che le Prefetture concedano il minor tempo di chiusura possibile.
Il secondo motivo sta nellāeccessivo numero di eventi.
Mi spiego meglio: noi stiamo ragionando solo di Granfondo, ma in alcuni territori ogni fine settimana cāĆØ qualche evento (in bici, a piedi, eccā¦) e la gente inizia a storcere il naso per i disagi. Sappiamo che in Italia non cāĆØ una grande cultura sportiva e anche per questo tante Prefetture si sono irrigidite.
Per un partecipante 30 minuti di chiusura sono pochi, per chi deve aspettare fermo in macchina sono tanti. Come dicevamo ĆØ una questione di equilibri.
La cosa che ci tengo a sottolineare ĆØ che lāorganizzatore non ha molta libertĆ in questo senso, poichĆ© deve rispettare i tempi imposti dalle autorizzazioni, altrimenti incorre in sanzioni amministrative.

– Hai parlato di responsabilitĆ . Cosa rischia chi organizza?
– Il livello di responsabilitĆ ĆØ medio-alto, dal punto di vista civile e penale. Si tratta di un aspetto di cui molti ciclisti si dimenticano.
I grandi eventi hanno introiti importanti, ma tanti organizzatori lo fanno per passione, fanno fatica ad andare in pari, prendendosi però tanti rischi.
Ci sono le assicurazioni, ma se vieni chiamato in causa in seguito a incidenti le complicazioni sono parecchie e non banali. Anche perché in una gara di 100 o 200 chilometri, pur se curata in ogni dettaglio, tutto può succedere.
Qui sotto vi proponiamo le interviste agli organizzatori di due grandi eventi, L’Eroica e la Maratona delle Dolomiti:
Il ciclismo secondo Brocci. A tu per tu con lāideatore de LāEroica
Quale futuro per la Maratona dles Dolomites? A tu per tu con Michil Costa