Come diventare professionisti di alto livello?
Quali doti sono necessarie per primeggiare nel ciclismo moderno?

Nell’articolo qui sotto, in un lunga chiacchierata con Paolo Alberati, ex pro’, allenatore e manager di molti corridori, avevamo concentrato la nostra attenzione sui valori fisiologici e sulle capacità tecniche.

I numeri che servono per diventare professionisti: VO2max, watt/kg e…

Ma avevamo anche sottolineato che da sole queste due qualità non bastano.
Sono indispensabili anche determinazione e doti mentali e umane di altissimo livello.
Insomma, come si dice in gergo, oltre al motore serve la testa.

“E sempre stato così e ce lo ha insegnato tanti anni fa il grande Alfredo Martini – spiega Alberati – quando ci raccontava che parlando dello sport della bicicletta non si dice “gioco a ciclismo” ma “pratico ciclismo”. E’ una disciplina che somiglia tanto ad un mestiere, anche a livello giovanile, con i rischi connessi al “campo da gioco”, che è la strada, e la necessaria concentrazione che tale disciplina ti richiede.
E negli ultimi anni l’aspetto mentale ha acquisito un valore ancora più importante, perché tutti i corridori, non solo quelli di spicco, devono sopportare livelli di stress elevatissimi”.

In questa seconda puntata, dunque, andiamo oltre i numeri e ci concentriamo proprio sull’importanza dell’aspetto psicologico, ricordando ancora una volta che qualità fisiche e mentali non sono scindibili.

campioni nel ciclismo modern
Foto facebook.com/TrekSegafredo




DETERMINAZIONE
Nella prima puntata abbiamo già spiegato che la passione per la bici è una molla importante per iniziare, ma non è sufficiente per diventare un campione.

Molto più importanti sono la determinazione, la predisposizione al sacrificio e la voglia di arrivare.
Molle meno romantiche, ma molto più concrete.

“Lo straniero, soprattutto se proviene da nazioni dove il tenore di vita è inferiore al nostro – spiega Paolo – ha una determinazione fuori dal comune, perché sa bene da dove arriva e dove il ciclismo lo può portare. Non ha limitazioni nella forza dei sogni che lo animano, perché difficilmente qualcuno gli ha detto: «questo è troppo per te!».

Foto instagram.com/eganbernal/

“Io lavoro spesso con giovani sudamericani e la loro fame di arrivare (e guadagnare) e la loro predisposizione al sacrificio è superiore a quella degli italiani, anche se per fortuna ci sono eccezioni anche tra i nostri corridori.

“Si è ricamato molto sulla passione dei Coppi e dei Bartali, sul ciclismo epico, ma la verità è che a quei tempi eravamo noi i sudamericani di oggi. Cosa significa? Che la passione aveva un ruolo, ma il ciclismo era soprattutto un mezzo per affrancarsi dalla povertà e avere un vita migliore”.

Immagine tratta dal video Behind the Smile – The Esteban Chaves Documentary

INDIPENDENZA DALLE FAMIGLIE
Un altro aspetto su cui Alberati insiste molto è la capacità di essere indipendenti dalle famiglie già in giovane età.
Capacità che può avere risvolti importanti nella carriera di un ciclista.

“Vi faccio un esempio – continua a raccontare Paolo – quando Egan Bernal è venuto in Italia e dopo pochi mesi come juniores c’è stata la possibilità di firmare un contratto da professionista con Gianni Savio, la prima cosa che gli ho proposto è stata quella di confrontarsi con suo padre in Colombia.
La sua risposta è stata questa: «Non ne ho bisogno: a mio papà andrà bene quello che decido io».
Ho pensato che fosse una battuta, ma la verità è che Egan era un diciottenne con la testa di un cinquantenne navigato. 

campioni nel ciclismo modern
Egan Bernal (a destra) a bordo strada alla Coppa Agostoni 2015. Sognava di entrare in quel gruppo e lo avrebbe fatto solo poco dopo… Foto Paolo Alberati

“Ciò non significa che non sia importante avere il supporto della famiglia, ma denota maturità e capacità di gestione della propria persona, che nel mondo dello sport moderno sono indispensabili.
Questa indipendenza, questa capacità di prendere decisioni in totale autonomia, è una caratteristica che ho notato in molti altri atleti di alto livello.

“Purtroppo, e se vogliamo non è proprio bello da dire, è una caratteristica che ad oggi è più facile trovare negli stranieri che nei giovani italiani, dove per cultura e abitudini sociali siamo molto meno indipendenti dalla famiglia.
Da un lato questo è un aspetto positivo, ma basta chiedere a qualche direttore sportivo delle categorie giovanili per capire che l’eccessiva ingerenza dei genitori (soprattutto dei papà), spesso costituisce un problema per la carriera dei figli, anche di quelli più dotati”.

Insomma, sostenere il proprio figlio è giusto, intromettersi troppo nella sua attività e nella sua carriera può essere un problema, anche se ovviamente si tratta di un argomento delicato e ogni caso dovrebbe essere valutato singolarmente.

campioni nel ciclismo modern
Fabio Jakobsen, tornato alla vittoria dopo un anno dalla caduta che poteva costargli la vita: un esempio di determinazione e forza mentale. Foto deceuninck-quickstep.com

EQUILIBRIO NEL GESTIRE LE SITUAZIONI
Dare il giusto valore ai successi e agli insuccessi.
Questa è un’altra dote indispensabile per primeggiare nello sport moderno, ma più in generale per “sopravvivere” nella società attuale, in cui, anche a causa dei social, tutti sono pronti a dire la loro, spesso con cattiveria e poca educazione.

“Oggi ci sono tante pressioni in più rispetto ad una volta – continua Alberati – Non è solo una questione legata al maggior giro di soldi, ma più che altro è una situazione dovuta ai social: si è sempre connessi e spesso in balia del giudizio altrui. Ci vuole capacità di estraniarsi, di lasciarsi scorrere addosso i problemi e le critiche, soprattutto nei momenti negativi, altrimenti il rischio è di saltare di testa, come ultimamente sta succedendo a molti atleti di alto livello.

campioni nel ciclismo modern
Foto deceuninck-quickstep.com

“Una caratteristica comune ai corridori forti che mi sono passati tra le mani, spesso anche dentro casa mia, è che dopo l’allenamento ed il pasto “staccano la testa” e si fanno delle gran dormite. Per avere carriere lunghe come quelle di Nibali e di Valverde è indispensabile possedere questa dote”.

Un aspetto delicato e spesso sottovalutato, che avevamo approfondito nell’articolo qui sotto, dopo il ritiro temporaneo di Tom Dumoulin.

Qualcosa non va nel ciclismo moderno? Ne abbiamo parlato con Luca Guercilena

SI POSSONO “MISURARE” LE DOTI MENTALI?
Nella prima puntata su come diventare professionisti avevamo parlato dell’importanza delle doti fisiche e soprattutto del fatto che queste possono essere misurate oggettivamente.
Ma oggi, anche nella valutazione delle qualità umane, la scienza ci può dare una mano importante, probabilmente non ancora del tutto sfruttata ad alto livello (o almeno non da tutti allo stesso modo).

“Per intenderci – conclude Alberati – tra i membri del nostro staff c’è Valentina Laura Abril, ex campionessa del mondo di MTB in Val di Sole nel 2008 nella categoria Juniores (quell’anno tra i maschi Juniores il titolo lo aveva vinto un certo Peter Sagan) e oggi psicologa dello sport. 

Valentina Laura Abril con la maglia di campionessa mondiale nel 2008, insieme ad Andrea Bianco, tecnico della Nazionale Colombiana Mtb dal 2003 al 2015 e parte del gruppo di AFB Cycling Academy insieme ad Alberati e Fondriest

“Quando individuiamo un giovane talento lo indirizziamo da lei e gli sottoponiamo alcuni test, perché la scienza e la psicologia dello sport riescono a fornirci risposte piuttosto oggettive per capire se un giovane può avere il profilo di un atleta di alto livello.

E’ ovvio che si tratta di un tema delicato e che in questo campo l’occhio e l’esperienza continuano a giocare un ruolo importante, ma la verità è che la mente di ogni atleta è diversa dagli altri, che alcuni possono necessitare di percorsi psicologici diversi da altri, e anche nel definire queste situazioni la scienza ha un ruolo chiave”.

CHI E’ PAOLO ALBERATI
Nato a Perugia il 13 aprile 1973, Paolo Alberati dal 1995 è stato ciclista professionista su strada per 4 anni ed in mountain bike per 11.
Laureato in Scienze Politiche nel 2004 con una Tesi di Laurea storica sul Gino Bartali eroe della resistenza nella Seconda Guerra Mondiale, tesi poi diventata il film Rai Gino Bartali l’Intramontabile, è ad un esame dalla seconda Laurea, stavolta in Scienze Motorie.
Paolo è anche scrittore per la Casa Editrice Giunti e Giornalista Iscritto all’Albo.

Diplomatosi tecnico direttore sportivo di Ciclismo e Mtb oltre che Nutrizionista Sportivo, oggi Paolo con la sua A&G SPORTING OFICINA è allenatore di ciclisti di categorie giovanili, di professionisti e di ciclisti amatori. Diplomatosi Rider Agent nel 2012 alla UCI, conduce anche l’attività di Manager di Corridori Professionisti nella sua AFB CYCLING ACADEMYinsieme a Maurizio Fondriest e Andrea Bianco.