Elezioni nuovo presidente FCI: 5 domande "scomode" ai 4 candidati
Veronica Micozzi
Elezioni nuovo presidente FCI: 5 domande "scomode" ai 4 candidati
Veronica Micozzi
Il 21 febbraio prossimo a Roma si terranno le elezioni per il rinnovo delle cariche nazionali della Federciclismo.
Dopo la lunga gestione di Renato Di Rocco, presidente dal 2005 e rieletto per 4 volte consecutive, quest'anno ci troviamo di fronte a 4 candidati per la carica di nuovo presidente Fci.
Quale futuro aspetta la Federazione?
Noi di Bicidastrada.it abbiamo sentito tutti e quattro i candidati e abbiamo sottoposto loro 5 temi che riteniamo di importanza strategica per il mondo della bicicletta italiana.
Ecco le loro risposte, da cui emergono le rispettive visioni, gli obiettivi e i modi di agire di ciascuno.
Prima di entrare nel vivo, però, vi proponiamo una breve presentazione di ognuno di loro.
CORDIANO DAGNONI - Lombardo, con un passato da atleta e poi da imprenditore, ora manager di successo e membro del Comitato Regionale Lombardo FCI, di cui è stato consigliere prima e presidente poi.
Sulla base delle sue esperienze, vorrebbe dare un'impronta più "manageriale" alla Federazione, semplificando le procedure, migliorando la digitalizzazione e dando più spazio e più autonomia alla base.
Di lui dicono che il suo punto di forza sia proprio la combinazione tra passione sportiva e competenze manageriali.
DANIELA ISETTI - Emiliana, è attualmente uno dei Vice Presidenti Federali, ha ricoperto vari ruoli all'interno del CONI, è stata assessore allo Sport, Cultura ed Eventi del Comune di Salsomaggiore Terme, viene da una famiglia in cui la passione per il ciclismo è sempre stata presente.
Lei stessa ha corso in bici da ragazzina "senza nessun risultato apprezzabile ma con tanta,
educativa, fatica".
Conosce bene i meccanismi federali e vorrebbe una presidenza "concreta, ed ispiratrice di un clima pacato, molto collegiale e dialogante".
SILVIO MARTINELLO - Veneto, nato nel 1963, ciclista professionista per 18 anni, ha vinto un oro olimpico su pista ad Atlanta 1996, oltre a 5 titoli di Campione del Mondo.
Per anni è stato commentatore tecnico dei principali eventi ciclistici per Rai Sport e Rai Radio Uno.
Vuole rappresentare il rinnovamento della FCI nel segno della discontinuità, con maggiore partecipazione, trasparenza e democrazia e maggiore sostegno alle società. Con un occhio anche al ruolo internazionale.
FABIO PEREGO - Lombardo, classe 1966, professione promotore finanziario, ha corso su strada e su pista fino all'età di 22 anni, per passare poi all'attività di DS. Ha fatto parte del Comitato Regionale Lombardo della FCI, prima come consigliere e poi come vice presidente. E' stato presidente del Consorzio Velodromo di Dalmine per 15 anni.
Punta a una Federazione con un grande "senso di unità e appartenenza", di cui i Comitati Regionali siano parte integrante.
Si dice convinto del "ruolo sociale" della FCI e vuole riportare al centro l'attività giovanile e il tesseramento dei giovani in età scolare.
Abbiamo posto a tutti le stesse 5 domande: sotto ad ogni domanda troverete quindi le 4 risposte, identificate dai rispettivi cognomi.
- Il ciclismo giovanile va sostenuto e incentivato, perché solo così si può garantire un movimento di successo, anche in ambito professionistico. Oggi invece le squadre e le gare dedicate ai giovani sono sempre meno numerose. Quale sarà la sua ricetta per migliorare le cose?
DAGNONI: Tra le mie iniziative c'è quella di valorizzare e premiare la filiera di quei team che svolgono attività in almeno 3 categorie differenti e consecutive, in modo da limitare la dispersione dei ragazzi nel percorso di crescita.
Per quello che riguarda il bacino dei giovani tesserati è importante permettere loro di allenarsi in sicurezza in strutture protette, come i ciclodromi. Il discorso legato all'impiantistica è molto importante e per questo nel mio programma ho già spiegato che è mio desiderio creare una Academy, a partire da Montichiari (ho già avuto il benestare dal Comune in modo che possa lavorare in sinergia con il velodromo), che possa essere poi replicata su altre sedi.
Inoltre promuoverò i campus estivi per i giovani ciclisti.
ISETTI: Per le fasce più giovani sarà importante avviare nuovi progetti con il Ministero dell’istruzione e per questo ambito ho un “sogno nel cassetto” che rappresenta un mix tra promozione e cultura di base.
Le scuole di ciclismo e le società giovanili dovranno avere maggiori supporti per incentivare la promozione e l’offerta sportiva e formativa da rivolgere alle famiglie, anche attraverso una rinnovata immagine della nostra Federazione.
Altro elemento importante dovrà riguardare l’incentivazione degli impianti di base, per favorire la pratica sicura: la commissione impianti dovrà essere declinata anche sui singoli comitati, per dare il giusto impulso e la consulenza necessaria per la realizzazione di qualsiasi opera possa favorire lo sviluppo dell’uso della bicicletta.
MARTINELLO: La ricetta dovrà essere quella di far sentire la vicinanza della Federazione alle nostre società, attraverso strumenti di formazione e sostegno economico.
Parallelamente intervenendo sulle norme, creando delle tutele che consentano di superare il complicato periodo pandemico e post pandemico, invertendo il trend di decrescita che registriamo da molti anni.
PEREGO: È fondamentale che la Federazione abbia come obbiettivo immediato il supporto all’attività giovanile, dato che stiamo vivendo una fase storica senza precedenti che ha ridotto al minimo l’attività e che vede in grandissima difficoltà le squadre.
Per fare questo è necessario migliorare la collaborazione con i Comitati Regionali nonché creare un filo diretto che possa definire, attraverso progetti economicamente sostenibili dall’apparato centrale, un calendario di gare ed il supporto economico per quelle società impegnate nello sviluppo dell’attività sportiva giovanile.
La Federazione deve intervenire con lo stanziamento diretto di contributi ed anche tramite sgravi di tasse e diritti, premiando chi opera nel settore giovanile e privilegiando quelle squadre che, tesserando corridori di più categorie, creano di fatto una filiera che permette ai giovani atleti una crescita senza particolari stress e senza l’assillo del risultato.
Per l’ottimizzazione di ogni calendario Regionale, inoltre, nel rispetto delle particolari esigenze di ognuno, può essere determinante creare un pool tra le società che determini un centro di spesa al quale la Federazione potrà integrare gli importi necessari per soddisfare il requisito minimo di garantire l’attività organizzativa.
- Organizzare eventi e granfondo è sempre più complesso, senza contare che alcuni eventi sono penalizzati dall’agonismo esasperato e dal problema doping. Cosa ritiene di fare per il ciclismo amatoriale su strada e in Mtb?
DAGNONI: Innanzitutto il problema del doping è un argomento molto delicato e per questo la guardia va sempre tenuta alta in qualunque categoria.
Ritengo che le granfondo non debbano essere delle gare in linea per amatori. Potremmo pensare di rivedere la formula e le classifiche, che possono anche essere eliminate cancellando l'esasperazione. Lo scopo principale è quello ludico e turistico.
All'interno dello stesso evento è giusto che partano prima gli agonisti, che possono pagare anche un prezzo più alto visto che richiedono dei servizi extra come la giuria e i cronometristi.
A seguire la parte turistica della granfondo, a prezzo calmierato.
ISETTI: Non dimentichiamo che siamo penalizzati e condizionati fortemente dalla pandemia, sia per la strada che per la MTB.
A prescindere da questo, regolamenti e norme vanno semplificati, occorre dare maggiore supporto agli organizzatori e ai comitati territoriali.
Nel mio programma si parla di “una Federazione di servizio”: sportelli tematici di consulenza e modulistica accessibile e disponibile per il territorio.
Assieme agli organizzatori sarà importante istituire un tavolo di lavoro permanente che sappia intercettare le esigenze in termini di servizi da consorziare e convenzionare, che sappia interpretare le esigenze dei territori in termini anche di indotto turistico e di sviluppo economico. Nel contesto territoriale, con le dovute differenze tra le necessità della strada e quelle del fuoristrada che, ad esempio, necessita di analizzare e convenzionare i rapporti con i Parchi.
MARTINELLO: Il mondo amatoriale non va assolutamente criminalizzato, anzi, deve essere veicolo di promozione sull’utilizzo della bicicletta, nonché fonte di sostegno dell’attività agonistica giovanile.
Ritengo che i grandi eventi granfondistici, strada ed mtb, possano ospitare anche eventi delle categorie agonistiche, concentrando in quel weekend più eventi utilizzando la stessa organizzazione.
Altro aspetto su cui sarà necessario lavorare, collaborare in modo più efficace e costruttivo rispetto a quanto non si sia fatto finora, con gli enti di promozione sportiva.
La burocrazia va necessariamente snellita, e sul problema doping non ci è consentito abbassare la guardia.
PEREGO: L’attività amatoriale è stata di fatto esasperata e resa un vero e proprio business negli ultimi anni, anche a discapito - purtroppo – delle più elementari norme di sicurezza.
Dobbiamo fare in modo che l’attività amatoriale possa diventare un veicolo di sostegno per l’attività giovanile: chi organizza le gare deve fare un passaggio fondamentale pensando meno al proprio tornaconto e più all’attività degli atleti più giovani. Abbiamo già sperimentato il sistema in Lombardia abbinando gare di amatori e gare giovanili ed è stato un autentico successo, non vedo perché non si debba poter replicare il modello a livello nazionale.
La Federazione deve farsi parte attiva perché questo processo venga intrapreso al più presto, intervenendo perché ci sia un’immediata sensibilizzazione di soggetti interessati, con un contributo economico presso le società del settore amatoriale che aderiscono all’iniziativa.
- La sicurezza in strada, sia in gara sia per quanto riguarda la mobilità quotidiana: quali azioni metterà concretamente in atto (compatibilmente con la volontà del legislatore di recepirle, ovviamente)?
DAGNONI: Come scritto nel mio programma, dobbiamo favorire le piste ciclabili vere (non le ciclopedonali), come si fa nei paesi con cultura delle bicicletta più avanzata.
Inoltre è importante favorire l'accesso ai bandi per le società sportive interessate e sensibili verso le tematiche della mobilità sostenibile.
ISETTI: La sicurezza passa anche attraverso una nuova cultura ed è un argomento trasversale.
È necessario mettere al centro la formazione dei giovani.
Importante entrare in contatto in maniera sempre più incisiva con le scuole; già in questo periodo, docenti delle scuole primarie stanno frequentando webinar sul progetto sicurezza per le scuole, presente nella Piattaforma Nazionale per l’Educazione Stradale del Ministero dell’Istruzione e realizzato in collaborazione con Miur, Ania e Polizia Stradale.
Si deve comunque ampliare l’offerta formativa nei confronti degli Istituti Scolastici, predisponendo “format didattici” dedicati anche alle Scuole Secondarie di II grado e promuovendo l’uso della bicicletta per gli spostamenti casa/scuola.
Tutto questo vale per ogni spostamento in bici.
In gara, importante valorizzare il ruolo del direttore di corsa, così come il dialogo con le figure deputate alla sicurezza e, ovviamente, un confronto diretto con la parte politica per trasferire nelle normative questa nuova cultura della bicicletta e della mobilità alternativa.
Dovremo realizzare anche uno spot televisivo, per diffondere a tutti i livelli una diversa cultura di rispetto tra gli utenti della strada.
E ancora, è importante che la FCI predisponga un format operativo (materiale e proposte di attività) per essere presente nelle iniziative sulla mobilità in bicicletta promosse dagli Enti Locali (ad esempio domeniche ecologiche). C’è davvero tanto da fare per la sicurezza e per la nuova mobilità che vede la bicicletta al centro.
MARTINELLO: La Fci dovrà proporsi al legislatore come interlocutore principale ogni qual volta si andrà ad intervenire sul codice della strada, cosa non avvenuta negli ultimi 15 anni, aiutando lo stesso ad assumere decisioni finalmente funzionali al miglioramento delle condizioni con cui l’utilizzatore della bicicletta si trova a convivere oggi.
Se riusciamo a trasmettere una maggiore sicurezza, avvicineremo un numero sempre più ampio di fruitori che si trasformerà in numero maggiore di tesserati e di conseguenza agonisti.
Gli esempi virtuosi di Gran Bretagna e Germania testimoniano l’efficacia dell’iniziativa.
Anche i bonus bici erogati nel 2020 hanno sortito l’effetto di svuotare i magazzini, ma non incideranno sulle abitudini della gente, sarebbe stato più costruttivo partire dal potenziamento delle infrastrutture.
PEREGO: Tema fondamentale quello della sicurezza, sia per quanto riguarda l’attività agonistica, che per quanto riguarda il ciclismo cosiddetto “urbano”.
É compito della Federazione adoperarsi presso le competenti istituzioni - quindi Parlamento e Governo - affinché in fase di stesura del nuovo codice della strada la bicicletta venga tenuta nella giusta considerazione come mezzo di trasporto. Oggi e nel futuro prossimo sempre più persone hanno scelto e sceglieranno la bici per muoversi ed è necessario chiarire i molti aspetti relativi alla conduzione della bicicletta secondo il codice della strada.
Bisognerà insistere perché nelle autoscuole venga insegnato ai giovani neo patentati il rispetto di chi occupa la carreggiata in bicicletta, ma allo stesso tempo dobbiamo assolutamente fare in modo, tramite il competente Ministero, che l’educazione stradale sia uno dei punti cardine del programma scolastico.
Per quanto concerne la sicurezza in gara, oltre a migliorare quello che è l’attuale percorso formativo dei Direttori di Corsa, è necessario prendere atto che il rapporto tra lo sport del ciclismo ed il traffico veicolare è drasticamente cambiato: sono quindi convinto che le nostre società dovranno ragionevolmente adeguarsi e cercare di effettuare il maggior numero di gare in circuiti chiusi da ripetere più volte a seconda delle categorie, riducendo al minimo così tutti quei rischi derivanti dal gareggiare su strade con la circolazione aperta.
- La sfida della mobilità urbana e le piste ciclabili, e la bicicletta come opportunità per il turismo: la FCI può fare qualcosa e come?
DAGNONI: Devo premettere che l'obiettivo di una federazione è legato allo sport d'alto livello.
In questo caso possiamo procedere in 2 modi.
Favorire la creazione di figure qualificate da impiegare nel settore del cicloturismo che è in grande crescita.
Inoltre si può trovare collaborazione con la Fiab, un’organizzazione ambientalista, la cui mission è la diffusione della bicicletta quale mezzo di trasporto ecologico, per una riqualificazione dell’ambiente urbano ed extraurbano. Insomma un ciclismo più lento, ma che vede sempre più praticanti.
ISETTI: Su questi temi la Federazione deve essere presente e protagonista: per tutelare il settore ed i ciclisti, per creare una onda positiva di comunicazione e anche una opportunità per favorire l’avviamento allo sport dei più giovani.
Serve un'attenzione particolare allo sviluppo delle ciclostoriche, così come la Fci può avere un ruolo chiave per stimolare la formazione e creazione di professionalità in ambito sia sportivo che turistico.
Un esempio è la formazione delle Guide Cicloturistiche Sportive; forti degli accordi già stipulati con regioni e enti di formazione, i tempi sono maturi per avanzare una proposta legislativa nazionale e periferica nell’ambito del ciclo-turismo ed in particolare nel riconoscimento delle figure professionali quali la Guida Cicloturistica Sportiva Federale.
La sfida è anche quella di diventare catalizzatore delle esigenze territoriali periferiche, andando ad occupare spazi sinora occupati da altre realtà, sensibilizzando le Autorità Governative, le Amministrazioni Regionali e Locali e rendendosi stimolo lungimirante per le aziende private, per lo sviluppo di infrastrutture in grado di portare la bicicletta a essere mezzo di trasporto sostenibile e privilegiato ai fini turistici, volano per l’indotto economico e anche mezzo di trasporto per spostamenti quotidiani.
MARTINELLO: La Fci potrà fare molto, anche in questo caso guidando le amministrazioni locali a scelte lungimiranti ed oculate, che possano considerare le esigenze dell’utilizzatore semplice, e dell’utilizzatore agonista.
Pensiamo alle aree turistiche di montagna, d’inverno nei comprensori troviamo le piste adatte ai vari livelli di abilità, utilizzate anche dagli agonisti al bisogno; nelle stesse zone, quindi, pianifichiamo percorsi ciclabili adatti a tutti i livelli di abilità degli utilizzatori, realizzando percorsi per turisti e per agonisti, coprendo le esigenze di chiunque.
In questo modo aiuteremo sia il turismo sia i nostri agonisti.
PEREGO: La Federazione deve assolutamente guardare con interesse alla mobilità urbana e allo sviluppo delle piste ciclabili, soprattutto queste ultime che di fatto per la stragrande maggioranza dei casi vengono identificate come ciclo-pedonali, rendendole di fatto quasi inutilizzabili per chi pedala.
Nelle grandi città dobbiamo assolutamente porci come interlocutori principali presso le amministrazioni perché con la Federazione vengano adottate le misure necessarie alla circolazione in sicurezza, creando di fatto apposite convenzioni e garantendo, tramite un particolare tesseramento, coperture assicurative.
Ad oggi esiste una tessera chiamata “Urbanbike pedala la città” che oltre ad essere scarsamente conosciuta, non assolve purtroppo se non nel nome a quanto ho appena spiegato.
Per quanto riguarda l’utilizzo della bicicletta per lo sviluppo del turismo, attualmente la Federazione ha sviluppato dei corsi per la Guida Ciclo-Turistica-Sportiva, questa è una figura che opera in ambito sportivo-escursionistico e/o turistico: dobbiamo assolutamente insistere con questo programma e, come detto, in favore del ciclista “urbano”, facendo in modo che i cicloturisti nel senso più puro del termine, possano essere tesserati cercando successivamente, tramite accordi con gli Enti di promozione turistica locali di fidelizzarli e promuovere il nostro magnifico territorio.
Non dimentichiamoci che deve essere tenuta in grande considerazione anche tutto quel movimento relativo allo sviluppo sostenibile legato al paraciclismo.
- Crede sia opportuno puntare sui grandi eventi o sugli eventi radicati nei territori?
DAGNONI: Sicuramente la via corretta è quella che lega un mix delle 2 cose.
Infatti ci sono grandi eventi che sono anche legati a territori, oltre ai piccoli eventi che hanno una valenza promozionale e sociale.
I grandi eventi hanno invece un aspetto comunicativo e di promozione con strategie che vanno oltre lo sport, quindi da incentivare anche in questo caso.
ISETTI: A livello internazionale, quello che il nostro sistema è riuscito a fare nel 2020 – con i Mondiali e gli Europei in piena pandemia di Covid-19 – ha ristabilito il nostro ruolo di attori protagonisti e di riferimento in questo settore. La pandemia ha sicuramente messo a dura prova le categorie giovanili e i Comitati regionali e provinciali, senza dimenticare le società, i relativi dirigenti e i volontari, chiamati a confrontarsi con difficoltà a cui nessuno era pronto.
Sicuramente in questo contesto, ma anche quando torneremo a una quotidianità meno condizionata dal Covid-19, la Federazione avrà un ruolo importante per rafforzare il lavoro già intrapreso e per favorire uno sviluppo collegiale degli eventi e di tutte le attività sui territori, agonistiche, amatoriali, cicloturistiche, di livello internazionale ma anche locale, per i professionisti ma anche per i bambini e le bambine.
La Federazione può e deve lavorare in questa direzione, così come si sta facendo anche per la formazione, per mettere a regime un asset da offrire ai Comitati Regionali per permettere loro il salto in avanti, organizzativo e tecnologico, con un supporto della Federazione caratterizzato da uniformità, collegialità e vicinanza ai territori e alle risorse che li rendono unici.
MARTINELLO: Il nostro paese ha una grande tradizione, che non bisogna perdere e che è necessario tutelare, i grandi eventi sono importanti, ma devono essere pensati e realizzati pensando anche a cosa lasciano sul territorio in cui si svolgono.
Non sempre siamo stati in grado di garantire una benefica ricaduta, pensiamo alle tante edizioni del mondiale su strada che il nostro paese ha ospitato negli ultimi 20 anni, prematuro fare un bilancio definitivo per Imola 2020, ma per le altre edizioni possiamo certamente farlo; ciò che hanno lasciato sono state lunghe scie di polemiche e di debiti, nulla la ricaduta sul movimento.
Dobbiamo e possiamo fare meglio, pensando al bene comune.
PEREGO: Penso che i grandi eventi, come il recente Campionato del Mondo svoltosi ad Imola, vadano sostenuti se funzionali poi allo sviluppo e al sostentamento dell’attività giovanile. Un’organizzazione che costa decine di milioni di Euro deve assolutamente essere un volano per l’attività sportiva e contribuire in solido all’organizzazione di eventi collaterali che mettano al centro dell’attività i giovani atleti.
Qualora non possa essere così, in un momento di grande difficoltà economica e sociale come quella che stiamo attraversando, non è possibile destinare fondi a sostegno di eventi che non portano nulla al movimento: meglio, come ho spiegato rispondendo alla prima domanda, investire risorse a sostegno di progetti per la ripartenza immediata.
Sul tema dell'organizzazione degli eventi e sulle loro ricadute economiche e sociali, vi invitiamo a a leggere anche questa intervista.
- Per finire, in una battuta, qual è la differenza fondamentale tra lei e gli altri tre candidati?
DAGNONI: Su questa risposta credo di poter essere molto breve. La mia peculiarità è la concretezza. Il mio motto è «I fatti più delle parole» ed il mio percorso professionale lo dimostra.
ISETTI: In realtà non mi piace parlare delle differenze: credo che il nuovo presidente della Fci debba saper unire, non dividere.
Dal 22 febbraio si dovrà lavorare per aiutare chi lavora quotidianamente nel (e per) il ciclismo, per far sognare i tifosi adulti e per appassionare i più giovani. Per farlo serve tanta concretezza, serve una conoscenza profonda della macchina gestionale e organizzativa, delle risorse disponibili e delle difficoltà da superare. E serve anche un dialogo con tutti coloro che al ciclismo portano un contributo fattivo, per questo preferisco parlare di ciò che unisce rispetto a ciò che divide. Parlando di me, citerei l’amore viscerale che ho per il ciclismo: mio padre giudice di gara, mia madre direttore sportivo, la mia esperienza in bici con pochi risultati (ma tanta, educativa, fatica) e poi il percorso dentro il mondo federale, maturando nuove competenze passo dopo passo fino a oggi, ma senza mai staccarmi dalle mie radici e dalla base: ecco perché mi piace sentir dire alle corse e fuori dalle corse “Daniela c’è sempre”.
MARTINELLO: Ho puntato molto sulla discontinuità, ritengo che il timbro sia proprio questo: la necessità di tentare un approccio diverso e maggiormente determinato per proporre soluzioni alle tante criticità che il nostro movimento si trova a contrastare, alcune delle quali - parlo ad esempio della sicurezza - rischiano di minare in modo permanente la nostra stessa sopravvivenza.
I miei competitors, analizzando il loro percorso, non possono garantire questa svolta, sono cresciuti e stati plasmati a somiglianza dell’attuale presidente, al quale, non a caso, hanno garantito un ruolo.
PEREGO: Sono convinto che alla nuova Federazione serva un po’ meno politica e molta più praticità organizzativa ed io penso di essere la persona giusta.
Qualora il prossimo Presidente, ahimè, sia uno dei miei competitors, se mi verrà chiesto, sarò comunque felice di poter dare il mio contributo mettendo a disposizione tutta la mia esperienza.
Se volete approfondire i programmi dei singoli candidati, vi indichiamo i rispettivi link:
QUI il programma di Cordiano Dagnoni.
QUI il programma di Daniela Isetti.
QUI il programma di Silvio Martinello.
QUI il programma di Fabio Perego.
Per altre informazioni vi ricordiamo il sito ufficiale della Fci: www.federciclismo.it.
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Sull'autore
Veronica Micozzi
Mi piace leggere, scrivere, ascoltare. Mi piacciono le storie. Mi piace lo sport. Mi piacciono le novità. Mi piace la sana follia che anima i seguaci della bici. E credo di aver capito perché vi (ci) piace tanto la bicicletta, al di là della tecnica, delle capacità, dell’agonismo: è per quella libertà, o illusione, di poter andare ovunque, di poter raggiungere qualsiasi vetta, di poter superare i propri limiti che solo le due ruote sanno regalarti…