Van Aert e la limitazione dei rapporti: e se non fosse un’idea così folle?
Nicola Checcarelli
Van Aert e la limitazione dei rapporti: e se non fosse un’idea così folle?
Nicola Checcarelli
In una recente intervista rilasciata a Sporza, Wout Van Aert ha raccontato il suo difficile 2024, ma ha anche rilasciato alcune dichiarazioni sulla sicurezza in gruppo che hanno acceso un forte dibattito.
Van Aert è convinto che mettere un limite allo sviluppo metrico dei rapporti permetterebbe di ridurre le velocità del gruppo in certi frangenti della corsa (vedi il tratto della Dwars door Vlaanderen 2024 dove Wout è caduto rovinosamente, che non a caso è stato tagliato dal percorso 2025) e quindi aumentare la sicurezza.
Queste le sue parole sulla questione: “Limitare i rapporti, secondo me, renderebbe il nostro sport più sicuro. Altri ciclisti non la pensano così, ma io ne sono convinto. Se in quel tratto di discesa della Dwars door Vlaanderen hai dei rapporti limitati non riesci a risalire il gruppo. Adesso è possibile fare delle accelerazioni così grandi che anche in quei tratti provi a recuperare posizioni”.
Van Aert e la limitazioni dei rapporti: cosa cambierebbe?
La proposta di Van Aert va contestualizzata nella realtà del ciclismo moderno, dove il “classico” 53x11 è stato ormai da tempo soppiantato dal 54x11, 55x11 o 54x10: da 0,5 a 1 metro di sviluppo metrico in più rispetto al 53x11. Le corone grandi consentono un piccolo risparmio di watt grazie ad una riduzione degli attriti, ma come ci hanno spiegato molti corridori, vengono usati soprattutto perché servono, visto che in gruppo si fanno velocità sempre più alte.
Un’idea del genere era emersa anche in una nostra intervista con Matteo Trentin alla vigilia del Giro 2024, uno che di esperienza ne ha da vendere…
Chi critica le parole di Van Aert pensa che la gara è gara e ognuno può decidere quanto rischiare e, se reputa che non valga la pena, tirare i freni.
Ma diciamo la verità, chiunque abbia messo il numero sulla schiena ad un certo livello sa che non è così. Quando sei in corsa ti si “chiude la vena” e sfrutti tutti i mezzi che hai per andare forte.
Anche perché qui non si parla di saper andare in discesa, ma di situazioni molto specifiche.
Van Aert fa riferimento in particolare ad alcuni tratti, come discese rettilinee e punti cruciali della corsa in cui tutti vogliono stare davanti. In estrema sintesi, il concetto è questo: con il 53x11 si faceva fatica a pedalare oltre i 65 km/h e quindi in certi tratti dovevi per forza stare in fila, perché più forte non potevi andare. Con i rapporti di oggi si può pedalare anche fino a 75-80 km/h e questo fa sì che si possa provare a risalire, “limando”, anche in discesa.
E un conto è limare a 60 km/h orari, un conto è farlo a 80 km/h. I rischi aumentano. E le conseguenze in caso di caduta sono più gravi.
A tal proposito ricordate la caduta di Evenepoel e Vingegaard al Giro dei Paesi Baschi? A quelle velocità fino a qualche anno fa il gruppo scendeva in fila indiana, oggi occupa l’intera carreggiata, perché in tanti approfittano di questi momenti per provare a risalire posizioni. Basta un errore e succede il patatrac.
💥🚨 Etapa neutralizada… Esperando noticias de los ciclistas implicados, Vingegaard entre los más afectados
— COPEdaleando (@Copedaleando) April 4, 2024
📽️ @Eurosport_ES #Itzulia2024 pic.twitter.com/jrKWlrW0YP
E’ giusto porre dei limiti alla velocità e al progresso?
E’ un eterno dilemma, ma quando c’è di mezzo la sicurezza alcune valutazioni vanno fatte.
In Formula 1, sport di velocità e modernità per eccellenza, negli anni sono state introdotte delle limitazioni alle monoposto per renderle più sicure, anche se a volte più lente. Inoltre, i circuiti più pericolosi sono stati estromessi dal mondiale.
Nel ciclismo è difficile agire sui percorsi, o lo si può fare solo in parte con alcune scelte preventive, perché mettere in sicurezza l’intero chilometraggio di una gara è quasi impossibile. Anzi, le strade tra asfalti rovinati, rallentatori, rotonde, sono forse più pericolose che in passato.
L’aspetto su cui è più facile agire è proprio limitare in qualche modo la velocità
Anacronistico? Forse, ma visto quanto accaduto nelle ultime stagioni non così campato per aria… Spetterà a SafeR, la nuova struttura che all’interno dellUCI si occupa della sicurezza dei corridori, valutare se può essere una proposta da valutare, anche se sicuramente non può essere l'unica...
E voi cosa ne pensate? Fatecelo sapere nei commenti del post FB che trovate qui sotto.
Più in basso, invece, il podcast realizzato con Matteo Trentin, in cui si parla proprio di sicurezza
Condividi con
Tags
Sull'autore
Nicola Checcarelli
Passione infinita per la bici da strada. Il nostro claim rappresenta perfettamente il mio amore per le due ruote e, in particolare, per la bici da corsa. Ho iniziato a pedalare da bambino e non ho più smesso. Ho avuto la fortuna di fare della bici il mio lavoro, ricoprendo vari ruoli in testate di settore, in Regione Umbria per la promozione del turismo in bici, in negozi specializzati. Con BiciDaStrada.it voglio trasmettervi tutta la mia passione per le due ruote.