Quando senti parlare della Maratona delle Dolomiti pensi subito alla montagna, al paesaggio e alla fatica degli atleti che affrontano una delle Gran Fondo più dure e ambite al mondo.
I partecipanti provengono dai paesi più diversi: Brasile, Stati Uniti, da tutta Europa e anche dall'Australia, ed ogni anno fanno a gara per accaparrarsi il pettorale.
Io che questi paesi li ho attraversati in bici durante tutta la carriera, non avevo mai partecipato alla Maratona e finalmente quest'anno ci sono riuscito.
E’ stata una giornata da ricordare sotto tanti punti di vista, oltre che un’occasione perfetta per concludere la prova della Specialized Aethos Expert che ho avuto modo di usare in queste settimane.
Al test dedicheremo un approfondimento specifico, ma in fondo a questo articolo trovate tutte le info sull’allestimento della bici per la Maratona e sulle impressioni avute in gara.
La domenica la sveglia suona prestissimo, intorno alle 4:30 del mattino, così da avere il tempo per fare colazione ed essere in griglia per le 5:30.
Verso le 6:00 assisto al primo spettacolo regalato da questi paesaggi dolomitici: il sole che illumina il Piz Boè, sopra il Campolongo.
Il via ufficiale viene dato alle 6:30, ma io parto in seconda griglia e mi muovo qualche minuto dopo. E’ solo quando faccio la prima pedalata che mi accorgo di quanto sia affascinante partecipare a questo evento.
L'emozione è parecchia, anche dopo tanti anni di carriera da Pro’, perché sono a mio agio e sono felice di poter pedalare libero da pressioni su queste strade chiuse al traffico, per tutta la giornata.
Inizio il Campolongo cercando compagni di viaggio, amici e conoscenti.
Mi piace stare in compagnia e scambiare impressioni e sensazioni anche durante la gara. Lo spirito con cui affronto queste prove, ovviamente, è diverso da quando correvo da professionista. Ora mi godo la strada, il paesaggio e ogni tanto scarico a terra quei pochi watt che mi sono rimasti nelle gambe.
Anche se un piccolo obiettivo ce l’ho anche a questa Maratona 2022: scorterò l’amico Paolo Miodini (ex ciclista dilettante di successo) che vuole concludere il lungo sotto le 6 ore. Insomma, proprio una passeggiata non sarà…
Il SellaRonda (Campolongo, Pordoi, Sella e Gardena) lo affronto in mezzo a tanta gente e sempre con il naso all'insù, per ammirare la bellezza di questi luoghi, per un giorno completamente liberi dal traffico.
Lo sport, e la bici in particolare, possono aiutare a preservare questo ambiente dall’inquinamento e dal cambiamento climatico, grazie ad un turismo più consapevole.
Non a caso quest’anno la Maratona ha dedicato la maglia ufficiale firmata Castelli ai fiori (Ciuf) e ha scelto il Green come colore simbolo della natura e della mobilità sostenibile.
Tornando alla corsa, al mio passaggio da Corvara dopo circa 2 ore dalla partenza mi sento ancora motivato per affrontare il percorso lungo e quindi anche il mitico Giau, che per me ha un fascino davvero unico.
Lungo la strada incontro tanti ciclisti famosi, come Miguel Indurain, Paolo Bettini, Davide Cassani, che come me hanno partecipato alla Maratona per divertirsi e godere al massimo di questi momenti.
Con Bettini, un campione anche in simpatia, scambio qualche battuta e poi ci sfidiamo in discesa, sempre in sicurezza. Vince lui, perché guida la bici ancora come se fosse un professionista in attività…
Dopo il secondo passaggio dal Campolongo mi ritrovo con un piccolo gruppetto e in questo tratto di leggera discesa verso il Colle Santa Lucia mi porto dietro tutti, senza chiedere cambi. Il vento in faccia mi è sempre piaciuto e dopo quasi 3 ore è venuto il momento di concentrarsi per concludere la gara sotto le 6 ore prefissate in partenza.
In cima al Colle Santa Lucia mi fermo ad uno dei tanti ristori, molto ben forniti, a cui lavorano moltissimi volontari, che sono la forza motrice di questo evento.
Riempio la borraccia di acqua e riparto velocemente, anche perché ho con me gel e barrette a sufficienza per terminare la gara. Nello specifico, per ogni evenienza, avevo nelle tasche 6 gel e 3 barrette. Inoltre, in partenza, nelle due borracce avevo sciolto due misurini di maltodestrine e una bustina di sali minerali.
Arrivato a Selva di Cadore non rimane altro che salire sul passo Giau in compagnia del mio amico Paolo e di quei pochi superstiti che ho trovato lungo la strada.
“Il Giau è una salita da rispettare”, me lo dicevano sempre anche da professionista.
E’ un errore prenderlo a tutto gas, soprattutto se dopo devi completare ancora passo Falzarego e Valparola. Prendo il mio ritmo: 10-11 kmh e 160 battiti.
Su questa bici non avevo il Powermeter, ma con il cardio ed i rapporti adeguati (52-36 e 11-30) si può salire con i giusti riferimenti.
Scalo il Giau in 56:50”. Il mio record personale su Strava è di 38:26” (fatto al Giro 2016), che mi ricorda che l'allenamento conta tanto e che lo spirito con cui ho affrontato questa prova è quello giusto, calmo e rilassato.
La vetta del Giau è la ciliegina sulla torta di una giornata splendida, soleggiata e con temperature dai 15 ai 25 gradi, perfette per godersi una meravigliosa pedalata in montagna.
In tanti mi dicono che una giornata così calda, già in partenza, alla Maratona forse non c’è mai stata.
Lungo la discesa del Giau faccio attenzione, perché è molto veloce. Raggiungo velocità altissime (fino a 92 kmh) e siccome non sono sulla mia bici di sempre, mi sento meno a mio agio.
Terminata la discesa inizia il lunghissimo Passo Falzarego e insieme al mio compagno di avventura Paolo decidiamo di metterci a testa bassa, nonostante qualche crampo muscolare che comincia a farsi sentire.
Sono più di 4 ore che siamo in bici e abbiamo già percorso oltre 3.000 metri di dislivello. L’obiettivo iniziale di finire la gara sotto le 6 ore si fa più concreto, ma non si può mollare un attimo.
Superato il Falzarego manca solo il Valparola: forse i 2 km più duri e maledetti di tutta la prova.
Paolo ha i crampi e gli consiglio di alzarsi sui pedali ogni tanto per sollecitare meno i quadricipiti e usare il peso del corpo per pedalare, ma è dura, anche per me.
Arrivati in cima ci buttiamo a capofitto in discesa, anche perché abbiamo solo 45 minuti per arrivare a Corvara entro il tempo che ci siamo prefissati.
L’ultima discesa scorre in fretta e ci porta ai piedi del Mur del Giat, che non è una salita, ma una rampa che mi ricorda che il ciclista ama soffrire invece che godere della pedalata…
Ad ogni modo bisogna affrontarlo, con o senza crampi, e siccome io non li ho ancora, provo “a fare il tempo” sullo strappo: a fine gara sarà il 5° tempo assoluto con 1:06”, che è anche il mio PR. Ma ora ho qualche crampo in più…
Arrivo a Corvara stremato dopo 138 km in 5 ore e 46 minuti.
Sono felice che Paolo abbia raggiunto il suo obiettivo e soddisfatto di aver vissuto una nuova esperienza personale tra queste bellissime montagne.
Ci vuole una buona preparazione e una bella motivazione per percorrere così tanti metri di dislivello su un percorso di sola salita e discesa.
Se avete già pedalato alla Maratona, sapete bene di cosa parlo.
Se non l’avete mai fatta, vi consiglio di provarla almeno una volta, perché vi ricorderete per sempre delle emozioni che vi regalerà.
La Maratona delle Dolomiti lascia a tutti un ricordo indelebile.
La Specialized Aethos usata per la Maratona 2022
La Maratona delle Dolomiti è stata l’occasione perfetta per concludere il test della Specialized Aethos Expert che avevo in prova da qualche settimana.
Una bici dalle linee classiche, superleggera anche negli allestimenti di media gamma, pensata proprio per percorsi come quelli della Maratona.
La versione Expert è equipaggiata con Shimano Ultegra Di2 12v e ruote Roval C38, montate con copertoncino S-Works Turbo da 26 mm.
I rapporti sono 52-36 sull’anteriore e 11-30 sul posteriore.
Sono alto 181 cm, pedalo a 79 cm di altezza sella e per il test ho usato una taglia 56.
In questo allestimento, senza pedali, la Aethos Expert pesa 7,1 kg. Non è economica (7.000 euro), ma è sicuramente una delle bici disc più leggere che si possono trovare sul mercato a questo prezzo.
Delle impressioni nel dettaglio vi racconteremo in un articolo specifico, ma posso già anticiparvi che la Specialized Aethos Expert si è comportata bene, direi benissimo, in salita, facendomi risparmiare un po' di energie sugli oltre 4.000 metri di dislivello.
In discesa è sempre difficile spingersi al limite su un mezzo su cui si pedala da pochi giorni, ma nei segmenti tecnici di Pordoi e Sella mi ha fatto davvero divertire, perché è agile e maneggevole.
Nei tratti più veloci, invece, necessita di un po’ più di attenzione, immagino anche in virtù del peso così contenuto. Probabilmente mi sarebbe servita qualche uscita in più per prenderci più confidenza e sfruttarla al massimo.
Per maggiori informazioni sulla bici: specialized.com/it/it/aethos-expert
Per maggiori informazioni sulla Maratona: maratona.it
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Sull'autore
Matteo Montaguti
Ho sempre avuto due priorità nella mia vita: la prima è la famiglia, la seconda la bicicletta. Il ciclismo agonistico fa parte di me da più di 30 anni. Ho iniziato all'età di 6 anni, fino al 2019, anno in cui ho terminato la mia carriera da professionista lunga 12 stagioni. Ho sempre condiviso con la mia famiglia la passione per lo sport, i sacrifici e le vittorie, anche nei momenti difficili mi spingevano verso nuovi obiettivi. Ecco perché dopo tanti anni sono ancora qui a parlare di biciclette e di ciò che mi rende felice.