Quelle ali di folla, Nibali, il Tour, l'esibizionismo e il senso civico

Nicola Checcarelli
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Quelle ali di folla, Nibali, il Tour, l'esibizionismo e il senso civico

Nicola Checcarelli
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Ve le ricordate quelle ali di folla che si aprivano come d'incanto quando in salita passava Pantani? Se siete appassionati da parecchi anni sicuramente sì.

Io ero ragazzo, con tanti sogni nel cassetto, e quelle immagini mi facevano venire la pelle d'oca. Forse proprio quelle immagini mi hanno fatto innamorare del ciclismo e mi hanno spinto a provare a diventare corridore.

caduta Nibali all'Alpe D'Huez

Pantani tra due ali di folla nel 1995. Foto Sport.Sky.it

Poi gli anni sono passati, ma quelle ali di folla che, ogni anno, si aprono al passaggio del campione di turno continuano ad affascinarmi.
Fanno parte della storia del ciclismo, dai tempi di Coppi e Bartali e pure da prima. Perché nel ciclismo gli appassionati, (quelli veri) sono da sempre vicino ai propri campioni.

Sono passati solo quattro giorni dalla caduta di Nibali all’Alpe D’Huez e la delusione per il ritiro di Vincenzo è ancora troppo grossa per provare ad analizzare veramente “a freddo” quello che è accaduto.
Anche perché Nibali aveva la gamba dei giorni migliori e sicuramente avrebbe lottato fino alla fine per la maglia gialla.
Possiamo solo immaginare la sua delusione per aver buttato mesi e mesi di allenamento e sacrifici per una colpa non sua.
Ma Vincenzo è un duro e siamo sicuri che saprà riprendersi al più presto. E oltre che un duro è pure un signore, come dimostrano le sue parole subito dopo la tappa incriminata: "Sono cose che possono accadere, quanto c'è tanta gente, tanto pubblico e ci sono dei restringimenti".
Qui sotto potete vedere il video con la sua intervista pubblicato su Gazzetta TV:

In questi giorni ne abbiamo lette un po’ di tutti i colori. Critiche all’organizzazione del Tour, critiche ai tifosi francesi (ma i tifosi sull’Alpe D’Huez arrivano da tutte le parti del mondo), tante possibili soluzioni, alcune sensate, altre un po’ meno.

Di certo l’organizzazione del Tour dovrà fare un’analisi di coscienza e immaginare possibili (difficili) soluzioni.
Transennare 10 o 15 km di strada? Non sappiamo se sia tecnicamente fattibile e soprattutto se sia la soluzione. Le tappe durano 200 km e al Tour anche sui Gpm di quarta categoria a 100 km dall’arrivo ci sono due ali di folla.
Aumentare la presenza di guardie e gendarmi nei punti più critici? Sicuramente potrebbe aiutare, ma resta il fatto che controllare tappe da centinaia di chilometri, in cui centinaia di migliaia di persone sono lungo la strada non è facile.
Prevedere delle pesanti sanzioni nei confronti degli scalmanati e degli indisciplinati? Potrebbe almeno fare da deterrente e sembra sia una delle soluzioni al vaglio sin da subito.

caduta Nibali all'Alpe D'Huez

Il cordone di alpini che ogni anno "protegge" i corridori sullo Zoncolan. Una soluzione ottimale, ma forse non sempre applicabile. Foto mondoudinese.it

Ma in queste righe non vogliamo ipotizzare soluzioni, non spetta a noi.
Vogliamo solo proporvi qualche riflessione che probabilmente va un po’ controcorrente. Non penso che chilometri e chilometri di transenne siano la soluzione per gli arrivi in salita dei Grandi Giri.
La forza del ciclismo, da sempre, è il suo pubblico. E il pubblico, da sempre, è lì a incitare i grandi campioni, a guardarli in viso da vicino.

caduta Nibali all'Alpe D'Huez

Credo che il problema non siano le transenne, sia la mancanza di educazione e senso civico.

Venerdì Riccardo Magrini, durante il suo solito commento della tappa su Eurosport, ha fatto un discorso a nostro avviso saggio. Più o meno il concetto era questo: "Non è questione di transenne o no, è questione di educazione civica. Il 95% dei tifosi del ciclismo è gente per bene. Devono tenere a bada quelli scalmanati. Non è che gli devono menare, ma se nessuno gli dice niente e ci facciamo andare bene sempre tutto poi le cose vanno a finire così. E questo vale non solo nel ciclismo, ma anche nella vita di tutti i giorni”.

Ecco, crediamo che Magrini abbia centrato il punto.
La soluzione al problema del pubblico scalmanato è proprio il pubblico stesso, quello civile, quello appassionato, che ha rispetto per i ciclisti, che li applaude, li incita, li incoraggia tutti, nessuno escluso.

caduta Nibali all'Alpe D'Huez

Il pubblico, quello appassionato e civile, fa del bene al ciclismo ed è apprezzato anche dai corridori. Foto Movistar Team.

E allora continuiamo ad andare a vedere i nostri campioni, difendiamoli, cacciamo a pedate questi quattro cretini che non fanno del bene al nostro sport.
I fumogeni non servono, così come non servono gli esibizionisti nudi o vestiti da pagliacci e quelli che corrono a fianco ai corridori senza guardare dove vanno. Non servono a fare spettacolo, ma a rovinarlo.
Lo spettacolo, quello vero, lo fanno i corridori con le loro gesta, dal primo all’ultimo. E lo fanno anche quelle ali di folla, fatte di tifosi per bene, che si aprono come d’incanto al passaggio dei campioni del pedale.

caduta Nibali all'Alpe D'Huez

Foto Gazzetta.it

Detto questo, forza Vincenzo, la Vuelta e il mondiale ti aspettano!

Nell'attesa del suo rientro, guardate il video di Nibali che passeggia con il busto dopo l'incidente insieme alla moglie. Speriamo che sia di buon auspicio.

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Sull'autore
Nicola Checcarelli

Passione infinita per la bici da strada. Il nostro claim rappresenta perfettamente il mio amore per le due ruote e, in particolare, per la bici da corsa. Ho iniziato a pedalare da bambino e non ho più smesso. Ho avuto la fortuna di fare della bici il mio lavoro, ricoprendo vari ruoli in testate di settore, in Regione Umbria per la promozione del turismo in bici, in negozi specializzati. Con BiciDaStrada.it voglio trasmettervi tutta la mia passione per le due ruote.

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