Se la grandezza di una prestazione si misura anche grazie al valore degli avversari possiamo affermare che la prestazione messa a segno da Van der Poel ai Mondiali di Glasgow è da vero fuoriclasse. La conferma, se mai ce ne fosse bisogno, sta anche nei numeri fatti registrare da Pogačar sul Col de la Madone una settimana prima del Mondiale concluso al 3° posto a 1’45” da Van der Poel.
Sabato 29 luglio.
Lo sloveno si allena con ogni probabilità a gas aperto per l’ultima volta prima della settimana di scarico pre-gara (o tapering). Un allenamento di quasi quattro ore e 2.401 metri di dislivello.
Un approccio differente rispetto a quello di Van Aert che quasi in modalità vecchia scuola il giorno seguente punta sulla distanza: 233,81 km e 2.278 metri di dislivello.
Il KOM strappato a Richie Porte
Il Col de la Madone situato nell’entroterra tra Montecarlo e Mentone (Francia) è una salita epica. Un vero e proprio test per molti professionisti tra fine anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio.
Un luogo che ha saputo creare un assonanza con la prestazione al punto da portare Trek nel 2004 a scegliere questo nome per una delle sue bici da competizione d’alta gamma.

Pogačar sul Col de la Madone ad una settimana dal Mondiale sale a circa 7 w/Kg per quasi 24 minuti: 23’53” per la precisione. Una media di circa 460 watt medi se di considera un possibile e leggero vento a favore su alcuni tratti.
Cade dopo sette anni il KOM di Richie Porte messo a segno il 31 maggio 2016 ad un mese dall’inizio del Tour de France concluso poi dall’australiano in 5° posizione a 5’17” da Chris Froome.
A differenza di Van Aert emerge una diversa filosofia. Pogačar porta a casa un allenamento allegro, ma non troppo con una prima salita affrontata a ritmi non impossibili a cui fa seguito una seconda ascesa a gas aperto (o quasi).

Pogačar sul Col de la Madone ed il “cecchino” Van der Poel
La Milano-Sanremo vinta dall’olandese questa primavera sembra far il paio con il Mondiale di Glasgow e con il Giro delle Fiandre.
Se alla base c’è una corsa dura Van der Poel ha solo una cartuccia da sparare contro Pogačar che viceversa può contare su un rapporto w/kg d’assoluto spessore ed su uno stile di corsa piuttosto garibaldino che a tratti ricorda il primo Van der Poel.

Un Van der Poel che di contro a partire da questa stagione ha iniziato ad essere più freddo, cinico e calcolatore.
Lo abbiamo visto al Tour: al servizio di Philipsen e dell’alta velocità/intensità delle volate con attacchi personali studiati a tavolino in prossimità dei giorni di riposo.
Sono con ogni probabilità queste “evoluzioni di stato” a generare lo spettacolo con nuove consapevolezze sotto il punto di vista tecnico. Del tipo: “Riesco a battere Tadej solo se…”.
Insomma ancora una volta i numeri contano e ci restituiscono il valore sportivo di quella “trinità” che ha popolato il podio di Glasgow.
E se ancora non vi basta a fare la tara di quello che abbiamo visto ieri ecco il carico d’esercizio registrato dal Garmin Edge 840 di Van Aert.

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Nella giornata che ha incoronato Van der Poel i Mondiali multidisciplina hanno sottolineato un paio di verità.