L’acqua, immensa risorsa per tutti noi.
Trasparente, inodore, quasi insignificante, eppure indispensabile alla sopravvivenza.
Tuttavia, quando inizia a cadere dal cielo, diventa un incubo per tutti noi che della bici ne facciamo una passione.

Da questa riflessione nasce l’idea di raccontarvi un momento magico e il mio controverso rapporto con l’acqua.

Ore 13:00, Mangio qualcosa al volo, mi vesto in pochi secondi e via, salto in sella e mi dirigo verso il solito percorso.
Sterrato battuto, dislivello quasi zero e poca confusione, l’ideale per far girare le gambe durante la pausa pranzo in compagnia della mia Gravel.
(trovate il test della Specialized Diverge in fondo all’articolo)

Storia



Il cielo oggi non promette nulla di buono, è davvero scuro, quasi a voler annunciare momenti di tempesta.
Punto tutto sul vento, fino a che soffierà in questo modo sarò salvo.

Inizio a pedalare e dopo pochi chilometri la sensazione che mi sto per cacciare in un guaio diventa sempre più concreta.
Il cielo plumbeo, con i suoi nuvoloni bassi e minacciosi sembra quasi volermi schiacciare.
I sentori per un acquazzone ci sono tutti.

Quel vento che prima mi faceva sperare, ora si affievolisce, trasformandosi in un soffio che di buono non porta nulla.
Preso dall’ansia di chiudere il mio giro prima che venga a piovere alzo il ritmo.
La bici scorre veloce, intorno a me solo il silenzio, un silenzio al quale non sono abituato.
Spingo, spingo ancora sui pedali, quasi a voler fuggire da qualcosa.

Ore 14:00, sono vicino al giro di boa.
Forse l’ho scampat….. non finisco di pensarlo e inizio a sentire le prime gocce.

Storia

Non mi perdo d’animo, non posso bagnarmi!
E se dovesse andar male ho l’antipioggia.
Ho l’antipioggia? L’ho preso vero?
In un attimo tutte le mie paure diventano realtà, e come in un film, davanti a me, appare l’immagine della mantellina lasciata sul tavolo di casa.

Ore 14:05, inizia a piovere.
Inizio ad assumere una strana posizione difensiva, una sorta di contorsione, come a volermi difendere dalle pesanti gocce che continuano a scendere.
Odio la pioggia, odio bagnarmi, e in più inizia a far freddo: il computerino indica 10 C°.
Sono sulla strada di ritorno, ma manca ancora molto e la pioggia non accenna a diminuire.
Divento sempre più nervoso e persevero nell’aumentare la velocità, voglio sbrigarmi!

La quantità d’acqua che sta scendendo aumenta, ormai sono zuppo e ho i piedi congelati.
Vorrei non essere mai uscito, penso tra me e me.

La bici chiama

Ore 14:20, la situazione diventa sempre più complicata.
Ho freddo, sono infastidito e non posso fermarmi.
Poi ad un tratto un brivido…una strana sensazione di calore mi attraversa dalla testa ai piedi.
Rumore dell’acqua, pensieri, nervosismo tutto finisce.

Alzo gli occhi al cielo, forse ha smesso di piovere, penso, ma le gocce che mi entrano negli occhi non lasciano dubbi.
E allora cosa sta succedendo?
Di colpo inizio a sentire l’odore dell’acqua che scorre sotto le mie ruote, il profumo della terra bagnata.

La bici chiama

Non sono più teso come prima, invece di “contorcermi”, mi distendo, alzo la testa e inizio a guardarmi intorno.
Sono circondato da lunghe distese erbose e terreni coltivati, alla mia destra scorre il biondo Tevere, purtroppo non più così biondo come una volta.
Riesco a sentirne l’impetuoso scorrere delle acque.

Come se nulla fosse accaduto inizio ad apprezzare i più piccoli dettagli di una natura che fino a pochi istanti prima mi stava dando filo da torcere.
La testa torna a quei lontani anni in cui, ancora bambino, passavo gli inverni ad allenarmi sotto la pioggia.
Era parecchio che non ne prendevo così tanta.

Sono felice.
E’ incredibile, pioggia vento e freddo continuano a imperversare su di me, ma io sono felice.

Storia

Ore 15:00, sono vicino a casa.
Come uno scherzo beffardo un raggio di sole penetra tra le nubi, la pioggia comincia a scemare.
Sono zuppo, ma non mi importa.
Oggi dopo 15 anni di amore verso questo sport rimango convinto che non finirò mai di stupirmi, non finirò mai di imparare qualcosa da queste due ruote a pedali.
A volte per essere felici basta poco, basta una bici.

P.S. Appena rientrato a casa prendo un tè per scaldarmi e penso: non può essere un caso se tante grandi imprese del ciclismo su strada e fuori nascono in condizioni meteo avverse…

La bici chiama

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