I numeri del mondiale di Pogačar: una botta secca e un passo insostenibile

Nicola Checcarelli
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I numeri del mondiale di Pogačar: una botta secca e un passo insostenibile

Nicola Checcarelli
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A Kigali è stato ancora una volta il mondiale di Pogačar, che dopo Zurigo ha conquistato la sua seconda maglia iridata consecutiva con una prestazione ancora più grandiosa di quella del 2024.

Ha attaccato a 104 km dall’arrivo, è rimasto da solo ai meno 66 km e ha chiuso con 1:28 su Evenepoel e 2:16 su Healy, senza mai calare, nemmeno nel finale.
La vera dimostrazione di forza, però, è osservare cosa è successo a Del Toro e Ayuso, che hanno provato a seguirlo: letteralmente esplosi, sul passo, e poi comunque bravi ad arrivare al traguardo nei primi 10.

Analizzando i dati del mondiale di Pogačar, infatti, oltre alla sua forza emerge la sua intelligenza e il suo acume tattico. Il percorso di Kigali era estremamente esigente, non ammetteva sprechi di energia e infatti Tadej ha dato una sola vera botta sul Mont Kigali (guarda caso, al netto della sfortuna, il tratto meno favorevole a Evenepoel, avversario più temuto), seguita poi dall’accelerazione per rispondere a Del Toro sul Mur de Kigali.

Una volta rientrati sul circuito ha preso il suo ritmo, insostenibile per gli altri, ma senza fare altri fuorigiri. Non ha fatto i migliori tempi sulle salite del circuito, ma ha viaggiato con una regolarità impressionante, come potete vedere dai dati nella seconda parte di questo articolo.

Il mondiale di Pogačar: i dati generali

Tadej ha chiuso un mondiale con oltre 5.000 metri di dislivello a 42 di media, ma gli ultimi 90 km, quelli da affrontare una volta rientrati sul circuito, li ha percorsi a 43,5 km/h di media.

La cadenza media è stata di 88 rpm (93 rpm negli ultimi 90 km), il dispendio energetico di 5.540 calorie.

Pogačar non condivide i dati di potenza, ma un’informazione interessante a riguardo ce la fornisce Ben Healy, che ha un peso simile a quello di Tadej e ha chiuso la prova con 270 watt normalizzati, vale a dire circa 4,2 w/kg su oltre 6 ore. Per Pogačar, che è stato molto più tempo da solo, possiamo ipotizzare una normalizzata di poco inferiore ai 4,5 w/kg su 6 ore.

L’attacco decisivo sul Mont Kigali

L’azione decisiva è arriva sul tratto finale, quello più duro, del Mont Kigali.
Tadej come al solito ha accelerato da seduto, facendo sembrare tutto semplice, ma come hanno raccontato alcuni atleti azzurri, su quelle rampe c’erano corridori che saltavano da tutte le parti.

Gli ultimi 900 metri hanno punte al 20% e secondo il segmento Strava una pendenza media del 12,6%. Pogačar li ha percorsi a 18,7 km/h, con una VAM di 2.358 m/h, dopo aver già affrontato i primi 5 km della salita a ritmo sostenuto. Non esiste un segmento Strava dell’intera ascesa, almeno per il momento, ma il nostro calcolo è di una VAM complessiva vicina ai 1.800 m/h.

Pavel Sivakov, che ha impiegato 22 secondi in più su poco più di 3 minuti totali, ha espresso circa 7,2 w/kg, quindi Tadej sarà stato intorno agli 8 w/kg su questo tratto.

Sul successivo Mur de Kigali (foto sotto), per seguire Del Toro, ha dato un’altra accelerata: pensate che i due in meno di 500 metri (anche se duri), hanno guadagnato altri 20 secondi su Healy e 25 secondi su Evenepoel. Solo che Del Toro poi ha pagato pesantemente questo sforzo, mentre Tadej ha continuato con grande regolarità.

Ultimi 90 km: un martello pneumatico

Come vi abbiamo già anticipato all’inizio di questo articolo, a impressionare è stato il ritmo tenuto da Pogačar negli ultimi 6 giri del circuito: 43,5 km/h di media, mai un piccolo cenno di cedimento, che invece aveva avuto nel 2024. Dietro ad inseguirlo c’erano corridori forti, ma ad eccezione del breve momento in cui è scattato Evenepoel, hanno sempre continuato a perdere.

Prendendo per buoni i 320 watt di Z2 dichiarati dallo stesso Pogačar come valore di riferimento, possiamo immaginare che gli ultimi 90 km abbia pedalato intorno ai 320-350 watt medi. È chiaro che con questi valori nessuno può recuperargli terreno.

Per capire meglio la regolarità con cui ha stroncato gli avversari, basta guardare i tempi sul giro e i tempi delle salite degli ultimi 90 km. Non ha fatto KOM, non ha fatto strappate, ma ha pedalato come un martello pneumatico…

Giro 10
Tempo sul Giro: 20:40
Côte de Kigali Golf: 2:07
Côte de Kimihurura (Kimiberg): 3:21

Giro 11
Tempo sul Giro: 20:22
Côte de Kigali Golf: 2:03
Côte de Kimihurura: 3:06 (miglior tempo personale dopo aver lasciato Del Toro)

Giro 12
Tempo sul Giro: 20:36
Côte de Kigali Golf: 2:02
Côte de Kimihurura: 3:06

Giro 13
Tempo sul Giro: 21:01
Côte de Kigali Golf: 2:03
Côte de Kimihurura: 3:11

Giro 14
Tempo sul Giro: 21:01
Côte de Kigali Golf: 2:06
Côte de Kimihurura: 3:07

Giro 15
Tempo sul Giro: 21:18
Côte de Kigali Golf: 2:08
Côte de Kimihurura: 3:21

QUI trovate la classifica finale del mondiale di Kigali, che ha visto all'arrivo solo 30 concorrenti.

Qui sotto, invece, i dettagli della bici usata da Pogačar al mondiale di Kigali:

Foto d'apertura Leon Van Bon

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Sull'autore
Nicola Checcarelli

Passione infinita per la bici da strada. Il nostro claim rappresenta perfettamente il mio amore per le due ruote e, in particolare, per la bici da corsa. Ho iniziato a pedalare da bambino e non ho più smesso. Ho avuto la fortuna di fare della bici il mio lavoro, ricoprendo vari ruoli in testate di settore, in Regione Umbria per la promozione del turismo in bici, in negozi specializzati. Con BiciDaStrada.it voglio trasmettervi tutta la mia passione per le due ruote.

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