Le temperature che si abbassano, l’inverno oramai alle porte e quel freddo che blocca la schiena.
La credenza popolare mette in relazione questo tipo di dolore ai Giorni della Merla (29, 30 e 31 gennaio) che in genere viene considerato il periodo più freddo dell’anno.
Al di là dei falsi miti, non c’è nulla di strano nel sentire che il fisico è meno reattivo in risposta agli stimoli quando il termometro scende sotto i 10°C.
È fisiologico ed ognuno di noi replica a questa condizione critica più o meno velocemente con altrettanta efficacia.
Il campanello d’allarme deve iniziare a suonare quando il freddo blocca la schiena al punto da impedire di vivere al meglio la vita quotidiana, oltre a ridurre (o impedire del tutto) le uscite in bicicletta.

La scienza è riuscita a dimostrare che c’è una chiara correlazione tra freddo e mal di schiena. In sostanza, quando fa freddo il mal di schiena non fa sconti e non guarda in faccia nessuno: donne e uomini, sportivi e sedentari, giovani e meno giovani, fumatori e non fumatori e così via…
Su questo binomio a sé stante si innestano molte altre cause di carattere biomeccanico che hanno a che fare con l’interfaccia ciclista-bicicletta. Le abbiamo analizzate in questo contenuto.
Mal di schiena in bici da corsa: le cause e le possibili soluzioni
Il freddo blocca la schiena: perché?
A questo punto è fondamentale capire cosa succede al nostro corpo quando è esposto a temperature rigide.
Un ruolo cruciale lo svolge il cosiddetto sistema fasciale (S.F.).
I muscoli sono rivestiti da due strati di tessuto connettivo (foto sotto) posti a diverse profondità, formati principalmente da collagene ed elastina.
Questa matrice crea una sorta di tuta molto aderente che trova spazio sotto la cute e che permette di dividere i muscoli nei relativi compartimenti (compartimenti fasciali).
Il tessuto connettivo in condizioni normali è morbido e viscoso. I due strati scivolano uno sull’altro ed il relativo attrito viene compensato dalla qualità viscoelastica della struttura.

Ci sono diverse cause che possono contribuire ad irrigidire il tessuto connettivo generando il dolore.
– Meccaniche: traumi, contusioni, infortuni, ecc…
– Posturali: compensi, disfunzioni, ecc…
– Metaboliche: come ad esempio l’alterazione del pH.
– Storia clinica: interventi chirurgici, fratture, patologie, ecc…
– Fattori esterni: l’elemento chiave in questa categoria è la temperatura dell’ambiente.

Il freddo altera in maniera importante lo stato del tessuto connettivo che diventa meno elastico, più denso e meno resiliente all’attrito che si genera tra i due strati.
Questa condizione può portare all’insorgenza di nodi: vere e proprie densificazioni che diventano dei punti di accensione di un dolore che può essere anche diffuso.
L’elasticità muscolare gioca un ruolo fondamentale per prevenire e/o ridurre l’impatto di un tessuto connettivo particolarmente rigido.
Ci sono persone che grazie a Madre Natura sono dotate di una muscolatura più “morbida” mentre altre partono da una condizione di svantaggio che porta a subire di più il freddo che blocca la schiena.

Un capitolo a parte lo merita il cosiddetto modello biopsicosociale (BPS) che identifica il relativo approccio. Non lasciatevi spaventare dalle parole, perché è più facile ed immediato di ciò che sembra.
Secondo questo concetto la radice del dolore non è strettamente di origine meccanica ed è da ricercare in ambio sociale: relazioni umane difficili e stress sul luogo di lavoro sono solo due esempi.
Il dolore è innescato da un’iperattività muscolare, diventa cronico e può non essere correlato alla stagionalità.
Le soluzioni
La terapia del caldo (doccia calda, impacchi caldi, cerotto riscaldante, sauna) nella fase di recupero oltre a proporre strategie semplici, immediate ed economiche può rivelare molto sul dolore.
Se nonostante queste pratiche la schiena continua a far male, in atto ci potrebbe essere qualcosa di più complesso. Ciò vale anche quando, dopo aver dormito regolarmente, ci si risveglia spesso con la colonna vertebrale non del tutto in ordine.
In questi casi è sempre meglio procedere senza esitare troppo con una valutazione funzionale operata da un fisioterapista.
Questi segnali oltre a portare ad una perdita di potenza ed efficienza, se lasciati decantare a lungo, possono ridurre la qualità di vita.
Ci sono però alcuni metodi ed esercizi (QUI ve ne proponiamo sei) che possono prevenire o limitare l’impatto del freddo sul sistema fasciale.
Lo stretching svolge un ruolo importante per andare ad incrementare l’efficienza muscolare.
Lo stretching per il ciclista: perché, come, quando e quanto
L’attività di potenziamento da eseguire anche a corpo libero riveste un ruolo altrettanto fondamentale se non ci sono particolari controindicazioni, purché venga sempre accompagnata da qualche minuto di allungamento.
Qui sotto alcuni frangenti del training camp del Team Jumbo-Visma.




Un altro metodo riguarda la possibilità di sciogliere le contratture grazie ad un foam roller o alle palline da massaggio (strumenti utilizzati in genere per gli arti inferiori) esercitando una pressione crescente sulla zona critica.
Le pistole da massaggio meriterebbero un capitolo a parte perché non sempre sono utili, anzi. In caso di stati infiammatori importanti possono addirittura peggiorare la situazione. Sempre meglio consultare un professionista sanitario prima dell’utilizzo.
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Il taping può essere un ottimo alleato se applicato con criterio a seguito di un trattamento fisioterapico.
La sua funzione decontratturante, drenante e correttiva finisce anche per stimolare l’attivazione di determinati muscoli, contribuendo così a bilanciare una disfunzione o squilibrio.

La coppettazione (o cupping) riprende il concetto del calore a servizio del rilassamento muscolare e lo unisce alla stimolazione circolatoria. Le zone risucchiate all’interno della coppa vengono maggiormente irrorate di sangue con relativa attenuazione del dolore.
Un metodo utilizzato a fine trattamento da alcuni massaggiatori delle squadre pro’ con il nuoto che ha contribuito a rendere evidenti i segnali passeggeri di questa tecnica.
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Taping e coppettazione non possono risolvere da soli un mal di schiena!
Sono da ritenere dei veri e propri coadiuvanti in grado di ottimizzare gli effetti di una terapia che agisce più a fondo e che viene attivata a seguito di un’accurata valutazione sanitaria.
Qui sotto alcuni studi scientifici riguardanti il rapporto tra freddo e mal di schiena:
Anche l’elettrostimolazione può essere una soluzione, che con i dovuti criteri può essere utilizzata quando il freddo blocca la schiena.
Mal di schiena e gambe pesanti: l’elettrostimolazione può essere d’aiuto…