Che cos’è la finestra biomeccanica o finestra di settaggio della bici?
E’ un range di valori all’interno dei quali la posizione in sella può considerarsi corretta e riduce il rischio di infortuni e tecnopatie. I più importanti fanno riferimento ad altezza e arretramento sella e posizionamento del manubrio.

Questi valori possono essere misurati in centimetri, ma è più corretto esprimerli in angoli di flessione delle articolazioni durante la pedalata.
Il più conosciuto di questi angoli è senza dubbio quello di estensione del ginocchio, fondamentale per determinare l’altezza della sella.

L’esistenza di una finestra biomeccanica ci lascia intendere che non esiste una posizione ideale in bici unica e immutabile nel tempo. Per molti può essere difficile da credere, ma la realtà dei fatti è questa e aiuta anche a comprendere il motivo per cui facendosi analizzare da più di un biomeccanico, difficilmente avremo risultati identici…

Perché non esiste una posizione unica e immutabile?

Perché le misure antropometriche restano le stesse nel tempo, ma il nostro fisico è sempre in evoluzione. Tono ed elasticità muscolare possono variare in base a livello di allenamento, ma anche allo stile di vita, al livello di stanchezza o ad un cambio di attività lavorativa.
Per non parlare di eventuali problematiche fisiche che possono limitarci nella libertà di movimento.

Nel tempo il nostro livello di flessibilità può cambiare e questo incide sulla posizione in sella. Foto facebook.com/massimo.iafisco

Per essere più chiari, facciamo qualche esempio pratico.

La posizione in bici che abbiamo impostato a 20 anni, quasi sicuramente non andrà bene quando arriveremo a 40 e avremo qualche acciacco in più e una muscolatura meno elastica.

Oppure, la valutazione biomeccanica fatta subito dopo aver acquistato la prima bici, quando pedalavamo meno di 100 chilometri a settimana, quasi certamente andrà rivista se adesso siamo ciclisti esperti e maciniamo più di 1.000 chilometri al mese. La nostra muscolatura sarà più tonica e allenata e questo inciderà sul nostro assetto in sella.

Che cos'è la finestra biomeccanica

Se vogliamo estremizzare il concetto, la posizione “ottimale” potrebbe variare nel giro di poche ore, ad esempio tra la vigilia e il giorno successivo una lunga Granfondo che ci ha richiesto uno sforzo strenuo. Siamo sicuri che i risultati di una valutazione biomeccanica fatta prima e dopo sarebbero decisamente diversi, poiché influenzati dal livello di “stanchezza muscolare”.

Un professionista al termine di un Grande Giro, ad esempio, probabilmente si troverà a proprio agio con una sella più bassa rispetto all’inizio della corsa, quando la sua muscolatura era molto più riposata ed elastica.

Foto facebook.com/giroditalia

La posizione “ideale” cambia anche in base agli obiettivi

La posizione in sella “ideale”, dunque, può variare nel tempo in base alla nostra condizione fisica. Ma può cambiare anche in base allo spirito e agli obiettivi con cui si pedala. Oltre che al tipo di bici (corsa, gravel, mtb, crono).

Il corretto posizionamento è sempre frutto di un compromesso tra vari elementi: massima espressione di potenza, comfort, ottimizzazione aerodinamica. Il tutto sempre cercando di ridurre al mimino il rischio di infortuni.

Che cos’è la finestra biomeccanica
Mark Cavendish durante una valutazione biomeccanica ai tempi della Deceuninck-Quick Step. Foto facebook.com/RetulTechnology

Un professionista ricerca un assetto in bici finalizzato a ottimizzare spinta e aerodinamica ed è meno preoccupato del comfort. Un cicloamatore di mezza età con problemi di schiena, invece, difficilmente è interessato all’aerodinamica e cerca l’impostazione che gli permette di pedalare senza dolori per qualche ora.

A parità di ciclista e di misure antropometriche, quindi, un bravo biomeccanico potrebbe proporci posizioni in sella piuttosto diverse in base al nostro modo di interpretare il ciclismo, pur restando all’interno della nostra finestra biomeccanica. 

A parità di ciclista l’impostazione in sella può essere molto diversa in base all’obiettivo con cui si pedala. Foto facebook.com/bikefitting

Quali sono i parametri della finestra biomeccanica?

Quanto è ampia la finestra biomeccanica?
Se parliamo di centimetri è quasi impossibile dirlo, poiché le variabili antropometriche e soggettive di ogni individuo incidono troppo.

Se invece parliamo di angoli di lavoro, abbiamo dei range quasi universalmente condivisi, anche se ci possono essere delle piccole discrepanze tra i vari sistemi di valutazione.
A titolo di esempio, di seguito riportiamo i valori di riferimento utilizzati dal sistema Retul per i principali angoli di lavoro:

  • Angolo della caviglia (tra piede e tibia) nel punto morto inferiore: da 90 a 100°.
  • Angolo di estensione massima del ginocchio (tra coscia e tibia): da 32 a 42° (da 138 a 148° se prendiamo come riferimento la parte interna del ginocchio).
  • Angolo del busto rispetto al terreno: da 40 a 50°.
  • Angolo ascellare, tra busto e braccio: da 80 a 90°.

finestra biomeccanica

In conclusione

Il concetto chiave che sta dietro la finestra biomeccanica va un po’ in controtendenza rispetto a quello che una buona parte di ciclisti crede: non esiste una posizione ideale valida per sempre, ma una posizione ideale per un determinato momento della propria carriera ciclistica e per il raggiungimento di certi obiettivi.

Quella sensazione di dover alzare o abbassare la sella di qualche millimetro durante la stagione, dunque, è del tutto normale e risponde alle evoluzioni del nostro fisico nel tempo. Se non ci sono problematiche particolari, sono sufficienti piccoli aggiustamenti per ritrovare il feeling giusto.

finestra biomeccanica

Un professionista può farsi controllare anche più volte in un anno.
Un appassionato ovviamente non ne avrà bisogno, ma dobbiamo tenere a mente che una valutazione biomeccanica non è definitiva in senso assoluto e un controllo andrebbe riprogrammato con il passare del tempo, oppure quando si cambia bici o nel caso di infortuni o patologie importanti.

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